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Scalzone rilancia:sono pronto a tornare in Italia

Publie le giovedì 4 marzo 2004 par Open-Publishing

Il leader di Potere operaio, portavoce dei rifugiati in Francia
"Ma si rimetta mano all’indulto. E i partiti parlino chiaro"
Caso Battisti, Scalzone rilancia
"Sono pronto a tornare in Italia"

ROMA - Si dice pronto con la valigia, a tornare in Italia "volontario senza nessun atto di riconoscimento di debito". Dopo il caso di Cesare Battisti, l’ex-terrorista che doveva essere estradato in Italia ma è poi stato scarcerato dalla magistratura francese, Oreste Scalzone scrive al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il leader di Potere operaio negli anni ’70, oggi rifugiato a Parigi afferma di essere disposto a tornare in patria. In cambio, anticipa Scalzone all’agenzia di stampa Adnkronos, "chiedo che venga dissotterrato il progetto di indulto approvato dalla commissione giustizia della Camera nel ’97".

"Se dovessi venir preso in giro - osserva - starei in buona compagnia dato che la società politica ha preso in giro persino il Papa". Come condizioni per tornare, dice Scalzone con una formula non proprio chiara, dice: "A costo di dover essere considerato ingenuo o fesso, mi basterebbe che presidenti e segretari di una serie di partiti, uomini politici (a cominciare da Cossiga e D’Alema) manifestassero le loro intenzioni e di esse mi fosse latore Fausto Bertinotti".

Scalzone interverrà domani sulla vicenda politico-giudiziaria di Battisti, con un articolo sul quotidiano L’Humanité. Scalzone, rivolgendosi al sostituto procuratore di Bologna, Paolo Giovagnoli, parla di "persecuzione imbastita e proseguita contro ogni ragionevolezza" nei confronti di ex terroristi.

Per quanto riguarda l’estradizione di Battisti, a meno di "un colpo di Stato giuridico", sostiene Scalzone, "il governo francese non può estradare, anche avesse preso tutti gli accordi, espliciti o segreti con tutti i governi, ministri in carica e ministri ombra".
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Secondo Scalzone, la logica della giustizia italiana "è quella di fare strame di un pugno di vite. Quella di Cesare Battisti, quella delle figlie che nel frattempo ha avuto, e del suo universo di affetti. Tutto per realizzare con algida ferocia un atto esemplare".

"Battisti era venuto in Francia contando su una mano tesa della Repubblica francese per decisione di un suo presidente, Francois Mitterrand. Un esercizio di sovranità riconosciuto come legittimo - conclude - aveva permesso di concedere un ’asilo di fatto’ a uomini e donne che fuggivano da quella che restava di una guerra civile strisciante cominciata negli anni ’60".

(4 marzo 2004)