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«Scelli fa politica, la Cri va riformata»

Publie le mercoledì 1 settembre 2004 par Open-Publishing
2 commenti

Rufini, docente di peacekeeping: la Croce rossa italiana non è più neutrale

di GABRIELE CARCHELLA*

«La Croce rossa italiana costituisce da molto tempo un’anomalia: da anni il governo l’ha commissariata con lo scopo ufficiale di assicurarne il funzionamento. Ma il controllo diretto da parte del governo è una violazione delle Convenzioni di Ginevra, per non parlare dell’integrazione con le forze armate». Per Gianni Rufini, docente di aiuto umanitario e peacekeeping, la polemica che ha coinvolto la Croce rossa italiana (Cri) e il suo commissario Maurizio Scelli in seguito alla morte di Enzo Baldoni, ha radici lontane. Le ombre che aleggiano sulla tragica vicenda del free-lance italiano non sarebbero, dunque, che una logica conseguenza del criterio di gestione fin qui seguito.

A parte i problemi che si trascinano da anni, quali altri errori sono stati commessi durante la crisi irachena?

Nell’aprile del 2003, Scelli - già candidato di Forza Italia nel 2001, e perciò figura di dubbia indipendenza - viene nominato commissario della Cri. Il nuovo commissario decide subito di allestire un ospedale da campo con il finanziamento della cooperazione italiana. Ma l’utilità della struttura è alquanto discutibile. In risposta a un’emergenza umanitaria, infatti, la prima regola è il rafforzamento delle strutture esistenti in loco. Insomma, invece di spendere soldi per un ospedale da campo sarebbe stato meglio ristrutturarne uno. Si è agito ancora una volta contro il buon senso, privilegiando un’operazione di immagine. Dulcis in fundo, sono stati inviati i carabinieri a proteggere l’ospedale italiano.

Perché si è prodotta questa commistione tra assistenza umanitaria e operazioni militari?

La sensazione è che la protezione dell’ospedale sia servita per giustificare la nostra presenza militare in Iraq. La Croce rossa non lavora mai accanto alle forze armate, a parte alcuni rari casi in cui le forze di peacekeeping sono imparziali e accettate da tutte le parti in lotta. Altra regola è il basso profilo: non si emettono comunicati che non siano approvati a Ginevra e non si concedono interviste. Una linea di condotta che Scelli ha ignorato.

Quanto ha pesato questo atteggiamento nella vicenda Baldoni?

In Iraq Scelli non ha credibilità come negoziatore, perché non ha fatto uso della dovuta discrezione: ancora non era cominciato il negoziato per liberare Baldoni, se mai c’è stato, che già rilasciava dichiarazioni. E’ un comportamento lontano anni luce non solo dalle regole della Croce rossa, ma anche dalla prassi seguita da qualunque buon negoziatore. Non mi stupisce, quindi, che i tentativi di salvare Baldoni, anche se accompagnati dai propositi più nobili, siano falliti.

In base alle convenzioni internazionali, quali sono i principi che dovrebbero regolare l’azione della Croce rossa?

Sin dalle Convenzioni di Ginevra del 1949, si è stabilito che l’aiuto umanitario deve essere esente da influenze esterne. La Croce rossa, infatti, non deve mai confondersi con i militari, perché nasce per assistere le vittime civili delle guerre. L’unico criterio che la guida è quello di aiutare le popolazioni bisognose secondo i tre principi del movimento: il dovere di agire, la neutralità e l’imparzialità. In Italia, invece, la Cri sfila insieme ai soldati il 2 giugno su via dei Fori Imperiali, stravolgendo così il concetto di aiuto umanitario.

*Lettera 22

http://www.ilmanifesto.it

Messaggi

  • Da un umile volontario del Corpo Volontari del Soccorso della Croce Rossa Italiana:
    se la condotta del Commissario Scelli può essere criticabile, è altrettanto e ancor più criticabile chi si scaglia cecamente contro quello che ritiene il rappresentante della fazione politica avversa spacciandosi per conoscitore della Croce Rossa e del diritto interanzionale umanitario.
    Integrazione con le forze armate perché un campo CRI viene difeso militarmente? Ma se la Croce Rossa è neutrale e vuole neutralmente svolgere il proprio compito, chi deve difendere gli operatori dalla guerriglia in contesto di disordine e guerra civile?
    E cosa dire dell’appunto sulla partecipazione della Croce Rossa alle parate militari?
    Ma se n’è accorto adesso che le due componenti militari della Croce Rossa sfilano con le forze armate?
    Le Infermiere Volontarie della CRI non le vede mai nemeno ai raduni degli Alpini o dei Bersaglieri?
    E’ da ancor prima della fondazione della CRI, dal 1864, con l’ente precursore"Associazione Italiana di soccorso pei soldati feriti e malati del tempo di guerra" che sono gli stessi eserciti a garantire il soccorso a feriti sia militari che civili per causa di guerra in maniera neutrale tramite il proprio "Corpo Militare di Croce Rossa"! Ciò non toglie che i principi di neutralità e imparzialità (due dei sette - non tre- della CR) possano essere comunque rispettati con altri sistemi. Mi scuso se non ho potuto non reagire con sdegno a queste che ritengo non di meno strumentalizzazioni politiche che buttano nella mischia anche la Croce Rossa Italiana, quella dei volontari, guarda caso armata solo di spinta umanitaria e buona volontà anche qui, dove tutti si sono armati di quanto mai taglienti e pericolose "chiacchiere su chiacchiere".

  • Ho letto però che

    ..........la Croce Rossa italiana è commissariata perché la Corte dei Conti nel 2002 aveva decretato che “ la CRI necessitava di un’adeguata e razionale regolamentazione della gestione dei fondi ottenuti da pubbliche sottoscrizioni; di una tempestività negli accertamenti ispettivi; di una severa limitazione del ricorso alla nomina di consulenti esterni”......