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Schermo vietato a «Route 181»

Publie le martedì 9 marzo 2004 par Open-Publishing

«Cinéma du reel» ha sospeso una delle due proiezioni previste

Ordine pubblico Così il festival parigino ha spiegato la decisione sul film di Eyal Sivan, israeliano, e Michel Khleifi, palestinese

Route 181, fragments d’un voyage en Palestine-Israel, lo firmano Michel Khleifi magnifico narratore per immagini di un essere palestinese vitale e fuori da ogni codice - disperazione o kamikaze - e Eyal Sivan, lucido sguardo dissidente dentro e fuori la cultura ebraica - suo Lo specialista sul processo al nazista Adolf Eichmann e Pour amour du peuple, documento «emozionale» sulla Stasi che era all’ultimo festival di Berlino. Tutto comincia nell’estate del 2002, due mesi insieme nella stessa automobile Sivan e Khleifi viaggiano lungo la frontiera tracciata dalla risoluzione Onu n.181 nel 1947, con la quale si stabilivano due stati separati, quello palestinese e quello israeliano.

Una prima versione del film è stata proiettata anche in Italia, erano due tappe, Centro e Sud - alla casa della cultura di Milano lo scorso gennaio - quella definitiva è nel cartellone di Cinéma du reel, festival parigino con sede al Pompidou che da ventisei anni lavora con incursioni raffinatissime nei territori di frontiera della documentazione-fiction. Quattro ore e mezza nelle quali i due cineasti indagano la vita quotidiana ai tempi del muro di Sharon, da una parte e dall’altra, ideologie e conseguenti di disumanizzazioni. Check point e paesaggi magnifici, devastazioni e dolcezza . Ma una delle due proiezioni previste è saltata: «motivi di ordine pubblico» si spiega nel comunicato firmato dai responsabili del Pompidou, mentre l’altra sarà preceduta da un messaggio in cui si dice che tutte le visioni unilaterali sono pericolose.

La data a era domenica prossima, 14 marzo, ultimo giorno del festival, ci dicono gli organizzatori raggiunti al telefono che per quel giorno a Parigi sono previste molte manifestazioni e dunque la polizia non poteva garantire un controllo. Già. Sembra infatti che il festival abbia ricevuto molte lettere, e-mail, forse minacce (non lo dicono ma le risposte ne lasciano intuire le possibilità) contro la proiezione di questo film e in più all’interno di uno spazio pubblico quale è il Pompidou. Route 181 è già andato in onda in Francia su Arte lo scorso novembre scatenando anche allora molte polemiche. C’è l’angoscia dell’antisemitismo, ci sono state le polemiche sulle critiche a Israele nei questionari europei, dicono i responsabili del Pompidou: « l’atteggiamento di ostilità all’esistenza dello stato d’Israele che è sottinteso nel film potrebbe alimentare questi fenomeni».

Ci tengono comunque a precisare i firmatari del comunicato, il loro assoluto appoggio alla libertà di programmazione del festival. L’Addoc, associazione dei cineasti documentari francesi, ha protestato duramente associandosi alle risposte dei due autori che definiscono l’accusa di unilateralità «infamante», e chiedono la possibilità per tutti coloro interessati davvero al dialogo di farsi da sè un parere. Cosa che poi è l’obiettivo di tutto il loto cinema e di un fare documento fuori da omologazioni strumentali.

Tra i fuori-programma ci sono anche Memorias del saqueo di Fernando Solanas, la storia dell’Argentina attraverso gli ultimi trent’anni, e Texas-Kabul di Helga Reidemeister (intervista oggi su Alias), quattro donne contro ogni nazionalismo. Ma anche Gacaca, Revivre ensemble au Rwanda? il Rwanda otto anni dopo il genocidio e La Terre promis au ciel, dieci anni dopo la guerra di Bosnia.

La retrospettiva 2004 è dedicata all’Argentina con omaggi a Jorge Cedron e a Raymundo Gleyzer, cineasta ucciso dal regime ma anche film delle giovani generazioni come Pablo Trapero (Sarasa). Poi il doppio concorso, internazionale e francese.

Il Manifesto