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Scontro di religioni: guerra santa contro l’Unto del Signore

Publie le martedì 3 agosto 2004 par Open-Publishing

di Stefano Olivieri

Ci mancavano Bin Laden e Al Qaeda al già interminabile elenco di oppositori al nostro premier.
Una lista che si è improvvisamente sprovincializzata, uscendo dal teatrino della politica nazionale, da quando Berlusconi ha cominciato a darsi da fare anche all’estero. Stavolta però non si tratta soltanto di valutazioni politiche, quelle che se contrarie al premier trasformano chiunque, fosse anche lo stesso Papa, in un pericoloso comunista. Questa volta si tratta di minacce alla persona, e anche serie perché provenienti dalla rete più potente del terrorismo internazionale.

Certo è che se Berlusconi fa uscire dai gangheri un qualsiasi democratico italiano, figuriamoci come possa essere tenuto in considerazione dal fondamentalismo islamico, dopo quel popò di favori fatti all’amico Bush e dopo le sue incaute esternazioni sul "primato dell’occidente". Una prima avvisaglia di tale stima negativa ci era giunta con quel curioso comunicato, così strano da sembrare una burla, delle fantomatiche camicie - pardon, brigate - verdi di Maometto, il gruppo che prese in ostaggio i tre italiani, restituendone poi due alle famiglie.

In quel comunicato si invitava il popolo italiano a dare segni tangibili ed evidenti (con tanto di copertura televisiva) di ribellione al governo sulla questione Iraq, e la cosa fece notizia aprendo una disputa fra chi, per opportunità umanitarie, sarebbe stato d’accordo nell’organizzare una manifestazione e chi invece non trovava giusto cedere in alcun modo alla richiesta dei terroristi.

Si raggiunse una penosa via di mezzo attraverso una pseudo processione religiosa organizzata dai familiari degli ostaggi e tutto poi alla fine per fortuna si risolse con il giallo della liberazione degli altri due ostaggi, proprio alla vigilia delle elezioni europee.

A babbo morto, ovvero ad elezioni effettuate (con qualche dispiacere del cavaliere per il risultato davvero poco apprezzabile per Forza Italia e e il suo leader), ecco riapparire le minacce di Al Qaeda a Berlusconi. Che si aggiungono - va detto - alle altre centinaia di minacce di morte - più o meno anonime, più o meno verificate - che il cavaliere ha incamerato finora. Gli esperti giurano sull’autenticità della fonte e dunque non c’è niente da ridere, semmai c’è da preoccuparsi per come faremo fronte a questo incrudimento dell’emergenza interna contro il terrorismo internazionale. Perché si sa, alla fine chi ci va a rimettere son sempre le persone comuni, quelle che non possono permettersi un esercito di guardie del corpo, auto, elicotteri e aerei blindati, perfino residenze a prova di bomba atomica.

Villa Macherio e Villa Certosa saranno sicuramente a prova di attentato, così come i parenti e gli affini del premier, ma lo stesso non può dirsi per tutte le nostre città, per le strade affollate di traffico, per le scuole quando riapriranno a settembre. La scelta di compiacere Bush nella guerra preventiva si è fatta d’un tratto seria non solo per l’inusitato appiattimento della nostra politica estera su tutto ciò che viene deciso a Washington, ma soprattutto per ciò che può succedere a qualsiasi ignaro cittadino italiano, anche a chi non è stato mai d’accordo con questo schifo di guerra in Iraq.
Al Qaeda ce l’aveva anche con Aznar, ma alla fine chi ha pagato sono stati tanti poveri lavoratori pendolari costretti ad affollare i treni per andare al lavoro. Dio non voglia che si debba assistere in futuro a cose del genere anche nel nostro paese, perché se mai accadesse a Berlusconi non resterebbe altro - e stavolta non per sfuggire ad Al Qaeda - che emigrare un secondo dopo in Russia dall’amico Putin perché, come ha appena affermato, è quello l’unico posto dove non ci sono più comunisti.

http://www.inmovimento.it/04_luglio/31_olivieri.php