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Scontro su Battisti

Publie le sabato 6 marzo 2004 par Open-Publishing

Castelli non rinuncia all’ex Pac Scalzone a Ciampi: «Torno io come ostaggio»
Cesare Battisti Uscito dal carcere ha attaccato il ministro francese Perben: «Giuridicamente non sono estradabile»

ROMA

Il ministro della giustizia Roberto Castelli ha accusato il colpo ma non molla. «La procedura di estradizione va avanti, anche con Battisti libero - ha detto il guardaigilli leghista - La scarcerazione non influisce sull’iter». Sul piano formale Castelli non ha torto perché Cesare Battisti, l’ex leader dei Proletari armati per il comunismo rifugiato in Francia da tredici anni, è stato effettivamente rimesso in libertà mercoledì dopo ventidue giorni nel carcere parigino della Santé, ma la richiesta dell’Italia sarà esaminata solo il 7 aprile.

L’estradizione è sollecitata in forza delle condanne all’ergastolo per banda armata e omicidio che Battisti, oggi apprezzato scrittore di romanzi noir, ha rimediato per fatti attribuiti ai Pac degli anni 70 e 80.

Per questo a Parigi prosegue una mobilitazione che, invece, è piuttosto sottotono qui da noi. La vicenda continua ad occupare le pagine di Le Monde e di Libération e a far visita a Battisti alla Santé si è presentato anche il segretario del partito socialista François Hollande, erede politico di quella «dottrina Mitterrand» che diede asilo ai rifugiati italiani ed è oggi calpestata dalla destra di Jacques Chirac.

E appena rilasciato Battisti ha fatto dichiarazioni molto dure nei confronti del ministro della giustizia francese Dominique Perben, che aveva ordinato il suo arresto: «Non parla come un ministro dellagiustizia ma come un poliziotto. La mia estradizione sarebbe illegale. Non hanno gli strumenti legali per estradarmi. Politicamente è un’altra cosa. In Francia c’è una politica molto decisa per far piacere all’Italia».

Oreste Scalzone, punto di riferimento dei rifugiati, è tornato a ribadire la sua provocazione di consegnarsi, «come ostaggio» dice, alle autorità italiane. Ha preannunciato una lettera al capo dello stato. «Sto compiendo una marcia diavvicinamento. Non pongo condizioni - continua Scalzone - perché nonpretendo che un presidente della Repubblica accetti condizionida me o si metta a negoziare.

Esprimo solo ciò che vorreiottenere: la cessazione della persecuzione giudiziaria controPaolo Persichetti da parte della Procura di Bologna, il dissotterramento da parte delle forze politiche del progetto di indulto e un segnale chiaro che vengo accettato come ostaggio, invece di andare a cercare altre vite a Parigi o per il mondo».

Il Manifesto