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Scuola Diaz: 28 poliziotti potrebbero finire in carcere per i fatti di Genova/G8

Publie le lunedì 27 settembre 2004 par Open-Publishing
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Dazibao


di Red

Picchiarono i no global a Genova, chiesto rinvio a giudizio per 28 poliziotti.
Lo hanno chiesto i pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardone Albini,
in riferimento alla sanguinosa irruzione della polizia nella scuola Diaz, avvenuta
il 21 luglio del 2001. Si tratta di rinvio a giudizio per 28 tra poliziotti,
tra dirigenti, capisquadra e agenti. La richiesta è stata fatta durante il processo,
al termine della requisitoria del pubblico ministero Cardona Albini, che ha anche
depositato i numerosi filmati provenienti da varie fonti, anche amatoriali.

La scorsa udienza i pubblici ministeri avevano depositato una lunga memoria di 261 pagine con le motivazioni dei vari capi d’ accusa. Le accuse di cui dovranno rispondere nel caso il gup Daniela Faraggi accogliesse la richiesta sono falso, calunnia, arresti illegali, lesioni. Intanto nella prossima udienza del 2 ottobre cominceranno gli interrogatori di alcuni imputati su richiesta dei difensori tra cui l’ex vice questore della Digos di Genova, Carlo Di Sarro, un altro agente ora in servizio a Rapallo e quattro capisquadra. Sul blitz alla scuola Diaz è stata stralciata la posizione di un agente, Di Bernardini, in gravi condizioni a seguito di un incidente stradale.

Il 21 luglio 2001, durante il G8, 200 agenti delle forze dell’ordine, irruppero nelle due scuole Diaz e Pertini, conclesse dal Comune per ospitare i membri del Genoa Social Forum. Furono arrestate tutte le persone trovate all’interno dell’edificio, 93 no global, per i quali è stata poi decisa l’archiviazione. Le indagini della Procura sull’irruzione nella scuola Diaz presero avvio dalle denunce dei gip, insospettiti che durante la convalida dei 93 arresti, tutti i manifestanti, su cui erano ancora visibili i segni delle percosse, raccontassero la stessa storia di pestaggi subiti a freddo all’interno dell’istituto.

«Dall’ iniziativa dei giudici - è scritto nella memoria dei pm Zucca e Cardona Albini - era tuttavia già posta in maniera esplicita l’ipotesi che alla base dell’eccezionale "debacle" sul piano giudiziario di una operazione (l’irruzione nella scuola Diaz, ndr) avvenuta sotto la luce dei riflettori vi fosse un’inquietante e tuttavia semplice risposta: "I poliziotti dovevano aver mentito"».

Successivamente alle denunce dei giudici, le indagini cominciarono a puntare i riflettori sull’eccesso di reazione da parte della polizia rispetto ad una presunta resistenza di no global con lanci di sassi e di oggetti.
Le dichiarazioni dei poliziotti - sottolineano i pm - sono di una «assoluta genericita» in quanto nessuno dice o scrive chi ha fatto cosa. I pm prendono quindi in esame i reati di falso e di calunnia contestati agli imputati. «È stato difficile - hanno commentato i pm - anche decifrare le firme poste sui verbali di sequestro o di arresto, tanto che una è rimasta ignota. Nessuno si è fatto avanti per dire cosa aveva fatto o a che cosa aveva partecipato».

I poliziotti più alti in grado hanno sostenuto negli interrogatori che non erano ufficiali giudiziari, per cui non dovevano né partecipare a questi atti né firmarli. Su questo punto i magistrati hanno contestato che essendo i più alti in grado e essendo gerarchica la linea di comando era impossibile che non avessero partecipato alla redazione di quegli atti.

I pm hanno quindi illustrato i vari episodi contestati, tra cui l’ episodio delle due bottiglie molotov e l’accoltellamento dell’agente romano Massimo Nucera, per cui i poliziotti sono imputati di falso e calunnia. È stato poi ricostruito l’episodio dell’irruzione nella scuola Pascoli, liquidato dalla polizia come «un errore». Secondo i magistrati questa giustificazione non regge perché non si capisce perché i poliziotti «entrati per errore» abbiano poi spaccato tutto e si siano portati via cassette video e hard-disk.

Dalla memoria emerge una valutazione severa sulla qualità e modalità con cui è stata fatta l’operazione della polizia e soprattutto sul risultato ottenuto. Il preludio di questa operazione - hanno sottolineato ancora i pm - è dato dal pestaggio di cui fu vittima il giornalista inglese Mark Covell, avvenuto davanti alla scuola, poco prima dell’irruzione.

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=38069

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