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Se proprio devi schierarti, fallo per la vita
Publie le mercoledì 8 settembre 2004 par Open-Publishingdal manifesto
Dal Manifesto
Vale sempre quello che diceva il vecchio Vonnegut: non c’è niente di
intelligente da dire a proposito di un massacro. Solo, forse, che il
concetto di scontro di civiltà tanto in voga tra i crociati di entrambe
le parti andrebbe rivisto. Non ci sono due civiltà che si ammazzano
barbaramente a vicenda (noi contro loro) come piacerebbe a Oriana &
Osama, ma i vertici, le élites politiche ed economiche di due
schieramenti che ammazzano la gente che sta in mezzo. I ragazzini di
Beslan sono la fotografia della situazione: presi in trappola tra due
follie contrapposte, tirassegno d’allenamento tra due eserciti stupidi
e rozzi come soltanto gli eserciti sanno essere. Di qui
l’indipendentista aspirante martire e di là lo zar che non cede e
mostra i muscoli: in mezzo rimane il ragazzino osseto, stritolato,
innocente, effetto collaterale, briciola inevitabile. Questa volta. Le
altre volte erano i pendolari madrileni, gli impiegati di New York, i
civili di Falluja, i passeggeri degli autobus di Gerusalemme o degli
aeroplani russi, i bambini palestinesi bombardati e chiusi dietro un
muro, i ragazzini di Kabul. Ecc. ecc, aggiungete a piacere, riempite
qualche riga pure voi di gente innocente che ci lascia la pelle,
l’elenco della barbarie è infinito. Dalla Cecenia a Guantanamo, è uno
scontro di civiltà? Se ammettiamo questa ipotesi bisogna subito
aggiungere un corollario: civiltà comandate da teste di cazzo.
Il (debolissimo) pensiero emergente vorrebbe questo: che si
considerasse il mattatoio quotidiano come uno scontro tra occidente e
islam, tra buoni che devono difendersi (noi, ovviamente) e cattivi che
attaccano (loro). Mentre se si fa la conta dei morti e dei feriti,
delle sofferenze e dei traumi, si scopre che ci sono due leadership di
pazzi (loro Bush, loro Osama, loro Putin, loro terroristi) contro circa
sei miliardi di persone che non c’entrano niente e che temono di
finirci in mezzo (noi). Noi che andiamo a scuola o a prendere il treno,
o che finiamo per sbaglio sulla traiettoria di un missile o con gli
elettrodi attaccati alle palle in una prigione. E’ solo un piccolo
cambio di prospettiva, uno spostamento della visuale, ma credo che in
questo senso sì, sia possibile vedere una reale contrapposizione tra
«noi» e «loro»: noi le vittime e loro quelli che sparano, da una parte
o dall’altra, circondati da ideologi e consiglieri e affaristi e
strateghi della forza furbi come faine, che abitino in una grotta
sperduta o in una casa bianca a Washington. Tanto per piccolo
esercizio, basta un’occhiata ai manifesti ideologici: i siti più
trucidi della Jihad non hanno nulla da insegnare quanto a desiderio di
dominio, alle patinate home page dei pensatoi Usa che spiegano e
spingono il New American Century. C’è una specularità tra queste due
follie, una somiglianza ideologica: da entrambe le parti il pallino è
in mano ai falchi, la prevalenza dello stronzo è conclamata in ognuna
delle fazioni in lotta. Sei miliardi di moderati guardano attoniti e
stanno nel mezzo. Intendo in questo caso per "moderati" tutti quelli
che rivendicano come un diritto di non essere ammazzati né da un falco
né dall’altro e né da tutti e due come nella scuola di Beslan. Anche
altre letture convincono poco. Le democrazie sono sotto attacco, ci
dice Mauro su Repubblica. Vero, ma non ci dice quanto virtuali siano
queste democrazie. Che se ci fosse stata una vera democrazia in Spagna,
in Iraq non ci sarebbero andati, e non avrebbero raccolto duecento
cadaveri (nostri!) alla stazione di Atocha. Uguale per l’Italia. Uguale
per il Regno Unito di mr. Blair. Se gli americani fossero informati
come tutti pensiamo dovremmo essere in una democrazia, saprebbero che
Saddam non era Osama e forse si sarebbero opposti alla guerra, chissà,
non si sa mai cosa può combinarti la democrazia se per caso ti metti ad
applicarla. L’esercizio di cercare chi ha cominciato, che è stato il
primo, indagare su chi è stato più stronzo con chi negli ultimi
duecento anni, può spiegare molte cose, ma non allontana il mirino da
quelli che stanno in mezzo, che siamo noi, parecchi miliardi di scudi
umani. Sinceramente, credo che dovremmo cominciare a prenderla proprio
come una questione personale, dopotutto è a noi - a noi sei miliardi di
ragazzini di Beslan - che queste due bande di stronzi sparano addosso.
Alessandro Robecchi
il manifesto - 5 settembre 2004