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Serge Reggiani: chansonnier del cinema

Publie le domenica 25 luglio 2004 par Open-Publishing

Dazibao


di ANTONELLO CATACCHIO

Serge Reggiani se n’è andato all’età di 82 anni, dopo una vita di successi come attore, cantante e pittore. Nato a Reggio Emilia, emigrò in Francia col padre per scampare al fascismo

Francia Dalla messa in scena di «Les enfants terribles» di Cocteau fino ai film con Carné e con l’amico Yves Montand. Il primo disco lo registrò a metà degli anni sessanta, con canzoni ispirate a Boris Vian

Rital. Così venivano chiamati gli italiani approdati in Francia per motivi diversi. Così era chiamato anche Serge Reggiani. Nato a Reggio Emilia nel 1922, costretto a emigrare in Francia nel 1930 perché babbo, barbiere, è antifascista. La famiglia sbarca in Normandia, ma l’anno successivo si installa a Parigi. Mentre babbo cerca di riavviare la sua attività, Serge va a scuola. È veloce, impara la nuova lingua e diventa primo della classe. Ma è la boxe che lo attira maggiormente. E da ragazzino la pratica con determinazione. Ma le necessità famigliari lo portano a mollare tutto, scuola e sport per diventare apprendista barbiere. Serge però non molla. È curioso, scova un annuncio sull’apertura della scuola di arti cinematografiche. Si iscrive, lo accettano e a fine corso ottiene il primo premio. Ha 16 anni quando comincia a bazzicare il mondo del teatro e del cinema, ma è un ragazzino serio e allora si iscrive al conservatorio d’arte drammatica. Due anni dopo è premiato sia per la commedia che per la tragedia. La guerra incombe, Cocteau nota il giovanotto e lo scrittura per la messa in scena di Les enfants terribles. Ma Serge più che dal palcoscenico sembra attratto dal set. Dopo qualche particina arriva il successo con Le carrefour des enfants perdus. A Parigi ci sono i nazisti, lui corre il rischio di finire arruolato nell’esercito italiano o deportato in Germania al lavoro forzato. E allora, come altri, lascia Parigi.

Nell’immediato dopoguerra comincia a nascere il mito Reggiani, divenuto cittadino francese nel 1948. È un susseguirsi di successi, tra cui Etoile sans lumière accanto a Edith Piaf, Mentre Parigi dorme diretto da Carné, Il piacere e l’amore (La ronde) di Ophuls, sino a Casco d’oro di Jacques Becker accanto a Simone Signoret, con cui stringe una amicizia sincera durata sino alla scomparsa dell’attrice.

Nei primi anni `60, con la seconda moglie, si trasferisce a Mougins, nei pressi di Cannes. Più caldo e più vicino all’Italia, visto che alterna film francesi e italiani. Tra i tantissimi Tutti a casa, di Comencini, Lo spione di Melville, Il gattopardo di Visconti (e forse qualcuno lo ricorda ancora nei Giacobini in tv). Sono anni importanti anche per un altro motivo. Nel 1965 Serge registra il suo primo disco di canzoni ispirate a Boris Vian. Il successo è travolgente. Serge impazza sul palcoscenico con I sequestrati di Altona di Sartre, è una star del cinema d’autore e un cantante. Ha 43 anni, ma è amatissimo dal pubblico giovane che lo consacra come personaggio di riferimento.

Reggiani è impegnato politicamente e nel ’68 si esibisce anche nelle università occupate e partecipa a diverse iniziative. Non trascura il cinema, ma ormai la sua attività è più orientata verso la musica e i concerti. Sforna dischi e successi a ripetizione. Tra i film di questo momento ne va citato almeno uno: Tre amici le mogli e affettuosamente le altre di Claude Sautet, accanto all’amico, anche lui italiano d’origine, Yves Montand. Una vita brillante quindi. Con la tragedia in agguato perché uno dei cinque figli, cantante, che si era esibito anche in coppia con papà, si suicida a 33 anni.

E per Serge inizia un periodo di smarrimento, segnato dall’alcol e dalla depressione. Ci vuole tempo per riprendersi. Prima lo fa di nuovo con la musica. Poi scopre di possedere ancora un altro talento: la pittura. Una possibilità espressiva più intima e solitaria, quasi un rifugio, ma non si tratta di lavori dilettanteschi, le sue esposizioni sono all’altezza dei suoi lavori negli altri ambiti artistici. Mentre continua a sfornare un disco ogni due anni, decide anche di scrivere un libro: Dernier courriers avant la nuit. Non l’ennesima autobiografia, eppure ne avrebbe avute di cose da raccontare, ma una serie di lettere inviate a personaggi che ha conosciuto e ammirato, come Jean Paul Sartre, Romy Schneider, Edith Piaf, Lino Ventura.

Ormai abbandonato l’alcol, forte delle nuove strade intraprese, Reggiani a 75 anni ritrova decisamente se stesso. Arriva anche a esibirsi in Italia, anzi proprio a Reggio Emilia a una festa dell’Unità. Lo stato francese gli ha conferito i massimi riconoscimenti, compresa la cravatta di commendatore, consegnatagli direttamente da Chirac lo scorso anno. Tra le infinite immagini di Reggiani ci piace ricordare quella dell’indiano folle in Non toccare la donna bianca di Marco Ferreri. Film folle, western grottesco con tanto di generale Custer e indiani, appunto, reinventati nella prateria creatasi in pieno centro a Parigi, nell’immensa voragine di Les Halles. Tra gli altri interpreti di quel film geniale c’erano Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Alain Cuny e lo stesso Marco Ferreri. Tutti hanno preso a percorrere altre praterie e a loro, ieri mattina, tradito dal cuore, si è aggiunto anche Serge Reggiani. Aveva 82 anni.