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Sette giorni dal sequestro di Simona Torretta e Simona Pari

Publie le martedì 14 settembre 2004 par Open-Publishing

Dazibao



di VALENTINO PARLATO

Enzo Baldoni è stato ucciso in totale solitudine. Ora è passata una settimana
dal sequestro delle nostre due giovani concittadine, Simona Torretta e Simona
Pari (che sulla stampa, per risparmiare spazio, sono diventate le due Simone)
e non sappiamo nulla, neppure se sono vive. Tutto questo accade in Italia, che
non è l’ultima potenza del mondo e che, attualmente, ha un governo che vorrebbe
essere forte e rispettato. Stiamo ai fatti: che cosa ha fatto il governo Berlusconi
di fronte al sequestro delle nostre due concittadine, pur con la forza del sostegno
delle opposizioni?

La sua prima iniziativa è stata quella di mandare Margherita Boniver a parlare
con le donne dei vari paesi arabi vicini, neppure con le donne dell’Iraq e in
quei paesi, purtroppo, le donne pesano poco. Nessun risultato: zero via zero.

La seconda iniziativa del ministro Frattini è stata quella di convocare gli ambasciatori dei paesi del Medio Oriente (che contano assai poco) per chiedere aiuto. Nessun risultato neppure un video, che ci dicesse che Simona Torretta e Simona Pari sono ancora vive.

La terza iniziativa è stata quella di ricevere con qualche solennità il presidente del governo fantoccio dell’Iraq, cosa che dovrebbe mandare sulle furie gli eventuali sequestratori. Va notato che Parigi ha detto al signor Al Yawar di non farsi vedere e questo, credo, con l’intento di rabbonire i sequestratori. E vale aggiungere che ha anche raccomandato al parlamento europeo di non riceverlo.

La quarta iniziativa, ieri o l’altro ieri, è stata quella di mandare (con estremo ritardo) il ministro Frattini in Medio Oriente, ma non a Baghdad (correrebbe forse qualche pericolo) ma nel Kuwait, Qatar e Abu Dhabi, paesi che figurarsi se si spingono ad ammettere che hanno qualche canale di comunicazione con i cattivi sequestratori.

La verità, può pensare qualche maligno, che quello che conta in Italia per il governo italiano è solo il gioco interno, delle giovani donne non importa nulla.

Dato per acquisito, anche per tutti noi, che i sequestratori sono cattivi, se vogliamo salvare queste due nostre concittadine è con i «cattivi» che bisogna prendere contatto e trattare. Se vogliamo salvarle - visto che siamo disposti a trattare con Bush, bisogna trattare anche con quelli di Al Qaeda. Che non sarebbe affatto un atto di capitolazione, ma di realismo e se mi è consentito di egemonia: si tratta necessariamente con il delinquente e si domina il delinquente, lo si induce a cedere. Si può obiettare che questa via di trattativa con i «cattivi» deve essere aperta dai servizi, ma i servizi senza un affidamento dei poteri politici, di governo, non possono concludere nulla. E’ storia antica e nota. E su questo terreno perché non chiedere aiuto anche all’ambasciatore Negroponte?

Che cosa concludere? Che questo governo è quello che è e da lui ci si può aspettare ben poco. Ma le opposizioni, che hanno più poteri di questo giornale, e che, generosamente, gli hanno dato un credito importante non possono tacere e aspettare. Aspettare che cosa? Dobbiamo agire per salvarle.

Ps. Resta la questione del ritiro delle truppe italiane, ma, a questo punto, si dovrebbe porre il problema del ritiro di tutte le truppe. Concludere sul manifesto con una citazione di Giulio Andreotti, forse non va bene, ma egualmente mi consento di farlo: «Dove è finito l’esercito di Saddam Hussein, se non aveva l’esercito oltre a non avere le armi di distruzione di massa, beh allora è stato tutto un equivoco terribile perché era uno che non poteva mettere paura a nessuno...». E allora?

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