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Sofri, il Cavaliere si lava la macchia

Publie le sabato 20 marzo 2004 par Open-Publishing
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Dittatura dell’elettorato «Ahimè non sono un dittatore»

ROMA - «Certe volte mi spiaccio di non essere un dittatore, ma ahimè non lo sono». Silvio
Berlusconi gigioneggia, ma invece è stato proprio in ossequio alla dittatura forcaiola dei sondaggi che il
premier ha acconsentito a far silurare la legge Boato: quella che avrebbe ricondotto nelle mani
del capo dello stato il potere esclusivo di grazia, a partire dal caso di Adriano Sofri. Un tale
passo indietro rispetto al decisionismo marcato Arcore, da mandare su tutte le furie i cromosomi
american-leninisti di Giuliano Ferrara, in rivolta per il cedimento neo-democristiano ai bassi istinti
della folla elettorale.

Il premier lo ammette a chiare lettere: «Ho manifestato anche ieri
(mercoledì, ndr) mattina al capogruppo di Forza Italia alla camera la mia posizione e la volontà di
arrivare ad una soluzione positiva per Sofri - spiega - Ma purtroppo l’atteggiamento dei deputati di
Forza Italia corrisponde a quello degli elettori che in molti modi hanno manifestato la loro
posizione contraria». Come confermano anche i peones forzisti che sciorinano le mail degli elettori e
l’orgoglio vendicativo di An, secondo cui Sofri deve implorare prima di ottenere grazia.

Colmo dei colmi, dunque, lo spirito forcaiolo dell’elettorato in questo caso vale più di ogni
altra cosa, seppur per il cavaliere perseguitato dalle toghe. E forse non c’è neanche di che
stupirsene, date le sventure che si susseguono per il governo berlusconiano: dal tracollo elettorale del
sodale spagnolo José Maria Aznar, ai malanni di Umberto Bossi, senza la cui leadership - destinata e
rimanere eclissata non brevemente - l’irruenza leghista può presto diventare una scheggia
impazzita al punto di far vacillare l’esecutivo. Bando agli azzardi, dunque: da quelli che potrebbero
irritare il già scosso popolo leghista, a quelli che potrebbero rivoltarsi a favore della fermezza
nazional-alleata.

E mano ai sondaggi, alla volontà popolare: per seguirne pedissequamente le
indicazioni. «Ho sempre manifestato apertamente la mia posizione che mantengo nonostante quello che si
dice da parte di alcuni giornali - si lava la macchia il cavaliere - In Italia non esiste un regime,
un dittatore che può imporre ai deputati della Casa delle libertà o al suo partito delle decisioni
che poi non sono sentite. Su questo problema abbiamo quindi lasciato la libertà di voto, in base
alla propria coscienza. E credo che il leader di un partito liberale non potesse fare
diversamente».

Un’abdicazione in piena regola, agli occhi di uno che come Ferrara ha sempre coltivato il primato
leninista della politica, sia esso esercitato da destra come da sinistra. Non diversamente da come
la vede un post-dc come Marco Follini, che sulla base di un analogo principio in versione
sturzian-degasperiana avoca alla politica una dimensione non plebiscitaria. Non a caso Follini disconosce
non solo il voto dei suoi stessi parlamentari (rivendicato invece dal ministro dei rapporti con il
parlamento Carlo Giovanardi), ma anche le manifestazioni di giubilo da parte dei deputati di
maggioranza: «Si tratta di un voto che mette tristezza - dice - ancor di più l’applauso che è seguito:
credo che si possano avere idee diverse, ma quell’applauso è stato un modo di infierire in una
situazione in cui si sente il bisogno di una giustizia forte e mite». Il leader post-dc che sulla
giustizia viaggia a braccetto con il cavaliere, non digerisce neanche per il caso Sofri lo sventolar
di cappi e saponette che fa tanto sacco di Tangentopoli.

Ma nei momenti difficili è sempre stato alla dimensione plebiscitaria che il cavaliere ha dovuto
affidarsi. E questa volta è toccato a Adriano Sofri finirci di mezzo. Più che mai attenti ai bassi
istinti dell’elettorato di riferimento, dunque, i parlamentari della casa berlusconiana hanno
seguito i precetti del fondatore. E con la sua benedizione. «L’opinione pubblica, soprattutto
l’elettorato di centrodestra, non avrebbe capito...», spiegano i deputati azzurri. Mentre la Lega vanta
almeno un buon motivo per non cadere nella guerra di successione e di secessione: «Il tonfo della
legge Boato - dice Roberto Calderoli - rappresenta un gran giorno per la giustizia e per le vittime
del terrorismo». E An incassa: «Non si tratta di essere forcaioli. Ma di condizionare la grazia a
che il fine galeotto' si adatti a chinare un po' la testa ricordandosi che è pur sempre stato condannato per omicidio da un tribunaledemocratico e antifascista’...». Quei tribunali che quando
condannano Berlusconi sono «comunisti». Ma, ahinoi, così è la politica.

MANIFESTO

Messaggi

  • FERRARA, SOFRI, INTELLIGENZA E STUPIDAGGINE NEL GIORNALISMO, POLITICA E GIUSTIZIA

    Sempre ho considerato Ferrara uno dei più intelligenti giornalisti italiani. Recentemente le ho sentito difendere quello che me sembra la più grande stupidaggine del giornalismo, della politica e della giustizia italiana: certi personaggi terroriste, criminale o dove ché dubbio occupa più il giornalismo, la politica e la giustizia che milione di vittime innocenti.
    Baraldini, terrorista confessa, ha sensibilizzato e occupato più il “ministro della terrorista” che milione di vittime innocente della stupidaggine della giustizia. Dico milione, 57 milione che pagano tanta stupidaggine di una giustizia che come dice Lubrano: “Quando se entra nei tribunali sembra che retrocediamo un secolo.” Nel paese dell’Europa più martirizzato con il terrorismo di sinistra, quando sarebbe opportuno trasformare in eroi le vittime del terrorismo e quelli che lottano contro il terrorismo mafia e criminalità, un ministro della giustizia mete in primo posto importare una terrorista con onore nazionale che dopo tre mesi afferma che era migliore in una prigione d’USA.
    Adesso Sofri occupa il giornalismo, politica e giustizia ad un livello esagerato e Ferrara vuole che Berlusconi si occupi ancora di più. Io, come la più gran parte degli italiani, non sabbiamo se Sofri è innocente o no. Parte degli italiani pensa che è innocenti e altre no. Pero io penso che tutti italiani sono vittime di tante stupidaggini della giustizia che mantiene in galera persone ricuperate che non sono più un pericolo per la società e da libertà agli assassini e criminali. Il giovane albanese di vinti anni che era stato preso sette volte e messo in libertà prima di assassinare un innocente, pesa su questo giornalismo, questa politica e soprattutto con la stupidaggine de certa giustizia.
    Mi sembra che Sofri non è più un pericolo e in caso di dubbio mi sembra una stupidaggine mantenerlo in prigione. Mi sembra che al meno in parte possa essere moralmente in colpa. Pero sarebbe più giusto riparare le famiglie della vittima che la prigione. Mi sembra una stupidaggine della giustizia mantenere in prigione Sofri e dare libertà agli assassini. Pero mi sembra più stupidaggine della politica che se occupa di un caso alla volta di occuparsi della stupidaggine della giustizia che sta nell’origine. E più stupidaggine quella di un giornalista che per difendere un amico vuole che il Presidente si occupi ancora di più.
    PIRES PORTUGAL 2004-03-21
    Più e commenti in: http://viim.clarence.com.
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