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Solidarietà a Indymedia! Ripresa immediata dei siti oscurati!
Publie le sabato 9 ottobre 2004 par Open-Publishing3 commenti
di S.B.
L’oscuramento di Indymedia parte dall’Italia!
L’Fbi conferma: "E’ stata Roma a chiedere il nostro intervento"
Indymedia oscurato: "Richieste da Svizzera e Italia"
Bologna chiese alle autorità americane l’identificazione
di alcune persone dopo commenti su Nassiriya apparsi sul sito
La chiusura da parte dell’Fbi del sito italiano e inglese di Indymedia scatena una polemica politica tra la sinistra e la maggioranza, soprattutto An. Polemica che ha assunto toni ancora più accesi dopo che il portavoce dell’Fbi, Joe Parris, ieri sera, ha chiarito che la chiusura di Indymedia "non è una operazione Fbi" ma è stata l’Italia, assieme alla Svizzera, a chiedere loro di intervenire.
L’operazione che ha condotto alla chiusura di oltre venti siti Indymedia nel mondo potrebbe avere un legame con un’inchiesta aperta a Ginevra dopo la denuncia sporta da due ispettori della polizia locale. "Ho aperto un’inchiesta ma non aggiungerò altro", ha affermato oggi il procuratore del cantone di Ginevra Daniel Zappelli citato dall’agenzia di stampa elvetica ’Ats’ senza confermare se l’azione dell’Fbi si è svolta su sua richiesta.
Questi i siti attualmente disabilitati: Amazzonia, Uruguay, Andorra, Polonia, West Massachusetts, Nizza, Nantes, Lilles, Marsiglia (vale a dire, come specificano quelli di Indymedia, tutta IndyMedia Francia)(inpreciso indymedia Parigi funziona http://paris.indymedia.org/ (nota Bellaciao) Euskal Herria (Paesi Baschi), Liegi, Antwerpen (vale a dire tutto il Belgio)(impreciso indymedia Belgio funziona http://belgium.indymedia.org/ (nota Bellaciao), Belgrado, Portogallo, Praga, Galizia, Italia, Brasile, Regno Unito e per finire Germania.
Il coinvolgimento dell’Italia partirebbe invece da un’inchiesta emiliana, perché la Procura di Bologna chiese alle autorità americane l’identificazione di alcune persone nell’ambito di un’indagine sul sito Indymedia, dopo alcune scritte offensive sulla strage di Nassiriya. La Procura di Bologna avviò un’inchiesta contro ignoti con le accuse, fra l’altro, di istigazione e apologia di reato, e di vilipendio delle Forze armate. "In questi casi - ha spiegato il procuratore capo Enrico Di Nicola - non lasciamo nulla di intentato, cercando di identificare gli autori delle scritte per sviluppare poi altre indagini".
Verdi, Pdci, Prc e Ds, chiedono che il ministro Pisanu venga urgentemente a riferire in Parlamento per chiarire il ruolo del nostro paese. Sul fronte opposto, il portavoce del partito di Fini, Mario Landolfi, canta vittoria definendo la chiusura del sito tra i più frequentati dai no global una cosa "buona e giusta". "Aver oscurato il sito di Indymedia - osserva - è stata una cosa buona e giusta: non si trattava di controinformazione, ma di un sito che sputava fango e veleno, pieno di oscenità".
Affermazioni che fanno infuriare l’opposizione tra cui il Verde Paolo Cento: "Si conferma la vocazione autoritaria della destra italiana" . "Se corrisponde al vero quello che hanno dichiarato i funzionari dell’Fbi - attacca Alfio Nicotra portavoce del Prc nel Forum Sociale Europeo - il ministro dell’Interno Pisanu deve delle spiegazioni esaurienti all’opinione pubblica italiana. In particolare - sottolinea l’esponente Prc - deve dirci come questo atto di censura globale sia compatibile con i principi costituzionali di libertà di espressione e d’informazione".
Anche il Pdci chiede che il governo faccia luce al più presto sul suo ruolo nella vicenda: "Il fatto è gravissimo in sè, ma acquisisce un aspetto ancora più sinistro - afferma l’europarlamentare Marco Rizzo - a seguito delle dichiarazioni rilasciate oggi dal portavoce di Alleanza nazionale Landolfi".
Ironico il commento dell’ex direttore di "Liberazione", Sandro Curzi: "Se Indymedia fosse ancora attiva, forse, potremmo sapere qualcosa di più di Tarek Aziz".
Contro la chiusura si sono schierati Giuseppe Giulietti (Ds) e Paolo Serventi Longhi, segretario della Fnsi, oltre alla Federazione giornalistica internazionale (Ifj, organizzazione che rappresenta più di 500 mila giornalisti in oltre cento Paesi) secondo cui siamo di fronte a "un’intollerabile e invasiva operazione internazionale di polizia contro una rete specializzata nel giornalismo indipendente".
Mario Landolfi (An), esulta anche perché fu lui, pochi giorni dopo l’eccidio di Nassiriya nel novembre 2003, a chiedere per primo al governo di chiudere questo sito, in segno di protesta per i commenti pubblicati da Indymedia in quei giorni sui militari italiani. Allora fu il sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Valentino, a riferire che la Procura di Bologna aveva già avviato un procedimento penale a carico d’ignoti accusati di diversi reati tra cui quello di vilipendio alla Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle Forze armate. E sempre Valentino disse che, essendo molti server all’estero, il governo avrebbe "valutato l’ipotesi di attivare la procedura di rogatoria internazionale al fine di acquisire elementi di prova". Procedura che molto probabilmente ha portato all’azione dell’Fbi. A carico del sito internet di Indymedia sono in corso inchieste anche a Brescia, Bari, Napoli, Salerno.
Messaggi
1. > Solidarietà a Indymedia! Ripresa immediata dei siti oscurati!, 10 ottobre 2004, 16:13
Sorgano 100, 1.000. 10.000 fuochi di contro-informazione e di lotta al sistema!
2. > Solidarietà a Indymedia? Ma non ha esagerato ?, 10 ottobre 2004, 23:00
Forse non dovremmo dimenticare che la libertà di stampa deve avere il limite, come tutte le libertà, di non ledere i diritti altrui. Credo fosse sbagliata la diffusione di immagini e testi potenzialmente pericolosi per i soggetti citati, in questo caso, mi sembra, di poliziotti infiltrati per controllare e riferire, cosa più che legittima, come in tutte le operazioni antimafia, antidroga e antisommossa. Perchè di sommossa mi sembra qui si trattasse... o no ? Si parla tanto di diritto alla privacy e di garantismo, poi si pretende di poter schiaffare in bella evidenza le immagini di poliziotti adibiti ad un lavoro antipatico, antipopolare, delicato e importante come quello degli infiltrati ? Non credo sia un lavoro facile e neanche poco importante quello del poliziotto infiltrato. Si pensi, ripeto, a tutte le azioni anti... di cui sopra. Si pensi ai rischi che corrono i poliziotti e le loro famiglie. Se invece vogliamo la libertà di stampa assoluta, allora, considerata la multimedialità, per estensione dobbiamo accettare anche la più totale libertà di ripresa televisiva e di cronaca (e via a milioni di telecamere che potremmo ritrovarci anche al cesso), buttando alle ortiche ogni concetto di privacy. Inoltre non avrebbe più senso parlare di diffamazione... A me sta bene, io sono un cittadino pigro, conformista e senza nemici. Ma a voi ?
1. > Solidarietà a Indymedia? Ma non ha esagerato ?, 13 ottobre 2004, 10:09
Se il problema era solo quello delle immagini di due infiltrati (mestiere ignobile e schifoso, sia chiaro, che consigliamo a tutti di non fare), si potevano sequestrare le immagini stesse, non 20 o 21 siti in tutto il mondo!!!
In quella occasione, inoltre, non si trattava affatto di sommossa, bensì di manifestazione di dissenso (le sommosse, quelle serie, non sono state ancora organizzate).
Infine, per quanto riguarda il grande fratello (le telecamere dappertutto), quelle ci sono già (così come già da tempo tutte le telefonate e le e-mail sono sotto controllo) per cui consiglio di scapperarsi in continuazione e fare ogni tanto delle pernacchie all’aria, tanto a qualcuno arrivano ... Rileggersi Foucault e Deleuze sui concetti e le pratiche di sorveglianza e controllo.
s.b. (http://capireperagire.blog.tiscali.it)