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"Sono un vecchio amico di Enzo Baldoni, e in questa storia c’è qualcosa che non quadra..."

Publie le sabato 28 agosto 2004 par Open-Publishing
1 commento

di Bruno Ballardini

Riceviamo e immediatamente pubblichiamo

"Sono un vecchio amico di Enzo Baldoni ed ho seguito tutto quello che è accaduto dall’inizio tenendo anche contatti con osservatori di Londra e medici iracheni. Vorrei dare un minuscolo e invisibile contributo alla ricostruzione dei fatti, nella speranza che per il mio amico Enzo venga ristabilita un po’ di verità. Quello che colpisce è come mai la stampa italiana non sia in grado di fare giornalismo investigativo e collegare indizi peraltro già esistenti. Posso capire Pino Scaccia della RAI, con cui ho avuto diversi scambi, che, trovandosi sul posto non può andare oltre alle considerazioni concesse a qualsiasi giornalista "embedded". Ma voi potete fare senz’altro di più. Faccio un esempio:

Su La Repubblica del 25 agosto uscì la notizia: "ROMA - Baldoni potrebbe essere nelle mani degli ex servizi segreti di Saddam. Lo sostiene l’intelligence italiana che sta lavorando per la liberazione del freelance rapito in Iraq. Secondo una fonte qualificata, la priorità è in questo momento trovare il canale giusto per ’interloquire’ con il gruppo di sequestratori formato "almeno in parte" da uomini degli ex servizi o comunque dai fedelissimi del raìs di Bagdad".

Mentre già dal 18 agosto Enzo scriveva sul suo Blog: "In macchina con noi c’è anche Salah, il braccio destro di Beppe, un iracheno dal volto mefistofelico che è stato maggiore nell’aeronautica e che rimpiange Saddam. Mi chiedo se è con noi per aiutarci o per controllarci. Chi lo sa. Ma così è l’Irak: è difficile sapere chi è davvero chi hai di fianco. In uno dei due camion c’è un alto esponente dell’Esercito del Mahdi (gli uomini di Mouktada As Sadr) che è la nostra assicurazione sulla vita. L’unica cosa che ci fa davvero paura sono gli americani". ( http://bloghdad.splinder.com/1092841749#2747411 )

Lo sceicco Hassan al Atharii, portavoce di Sadr a Sadr City ha chiarito subito che la resistenza non aveva nessuna notizia di Baldoni. E allora chi poteva essere stato, in un’area dove TUTTO è sotto il controllo della resistenza da una parte o degli americani dall’altra?

A questo punto occorrerebbe chiedersi da dove spuntano gli "ex di Saddam". E’ possibile che nessuno sappia per chi lavorino gli ex di Saddam? E se fossero loro a fare del lavoro sporco per conto degli americani? E’ possibile che nessuno si chieda che fine ha fatto Salah? E che cosa ci racconterebbe oggi?.

Che cosa sa Beppe De Sanctis, della Croce Rossa, che era presente ed è stato immediatamente richiamato a Roma da Scelli?.

Perché non ponete questi quesiti per una volta in un articolo, anche se non avete voglia di indagare fino in fondo? Siete voi che dovreste farlo. Il mio amico Enzo, un po’ per ingenuità un po’ per caso, si è ritrovato così a fare la stessa fine di Ilaria Alpi. Suo malgrado.

Aveva dichiarato forse un po’ incautamente, di voler intervistare Moqtada Al Sadr e questo non poteva essere permesso dagli americani che, oltre a voler portare a termine un’operazione su cui vigeva il più totale top secret e quindi non volevano testimoni scomodi in zona, non potevano permettere comunque che venisse fornito un canale mediatico alla resistenza.

Non credo assolutamente alla versione dolciastra di Pino Scaccia, che inizia e finisce con i "ladroni" che fanno business nella zona rivendendo i rapiti ai "gruppi terroristici".

Spero che qualcuno continui a farsi domande. Per qualche tempo ancora. Prima che il caso venga archiviato e non offra più nessun interesse perché "non è più d’attualità", o, peggio, prevalgano le versioni "embedded".

Bruno Ballardini

redazione@reporterasociati.org

http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=3330

Messaggi

  • La mia sensazione è che davvero occorra non mollare l’attenzione verso ciò che è accaduto.
    Penso che, consapevolmente o meno Enzo abbia pestato un po’ di piedi e infastidito con le sue azioni e alcune dichiarazioni persone che semplicemente non lo volevano tra le palle (gli americani, qualche italiano che intende usare la sua posizione per fini personali, persone che fanno strani contrabbandi con dubbi personaggi iracheni etc.). Mi rendo conto che le mie non sono altro che le considerazioni di un lettore che ha cercato di capire qualcosa a migliaia di chilometri di distanza e dalle notizie "abbottonate" della nostra stampa (per tacer della televisione). Mi rendo conto che è alquanto sgradevole agitare dubbi e indicare responsabilità al momento non dimostrabili: però Ballardini ha ragione a ricordare il caso Alpi e la serie di frottole che la disinformazione ci propinò allora. C’è da temere che il copione sia lo stesso: il rompiscatole ha gli occhi ben aperti, meglio eliminarlo, vendendolo, quasi consegnandolo nelle mani dei suoi uccisori. Al governo è andata benissimo, per ora: così si può mostrare dignità e rispetto per lo scomparso e al tempo stesso dire a tutti quelli che si ostinano a dissentire sulla nostra presenza in Iraq: "quelli sono solo bestie capaci di uccidere, l’unico dialogo possibile è con le armi". Io sono stato colpito sfavorevolmente da alcune parole velenose di Scelli già all’indomani del sequestro (ricordo qualcosa come "era a inseguire uno di quegi scoop che gli piacevano tanto", chi può vada a recuperare quell’intervista su "la Repubblica") e il fastidio che trapela, anzi, tracima, da altre sue dichiarazioni pubblicate da "la Repubblica" di sabato: "...quella missione era troppo rischiosa. La decisione è stata presa senza preavvisarmi. Baldoni pressava De Santis..." e ancora "... Baldoni ha insistito su De Santis perché quella missione si facesse lo stesso . Si sono gasati a vicenda". Vi invito a rileggere su Bloghdad "Senza croce né bandiera" dove Enzo racconta del mancato consenso della Croce Rossa (quindi di Scelli) all’utilizzo della bandiera sul convoglio e del suo espediente per procurarsele lo stesso.
    Enzo finisce con queste parole "Mi faccia causa, la Croce Rossa Italiana: ci facciamo due risate quando torno. Se torno".
    Da brivido. E infine, non sono riuscito a rintracciare un’altro testo di Enzo in cui si parla dei volontari della Cri, dicendo più o meno "queste ragazze e quuesti ragazzi sono strafighi, molto meglio dei vertici...". Sicuramente è troppo poco per accusare qualcuno di responsabilità precise e dirette, ma forse non lo è per andare a cercarle in quella zona grigia della guerra sporca, dove i tanti poteri locali e internazionali si scontrano, si incontrano, si sovrappongono e mercanteggiano qualcosa.
    Domenico