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Sul lavoro è strage senza fine: 1300 morti in un anno

Publie le domenica 7 marzo 2004 par Open-Publishing

In Italia si continua a morire lavorando. In media succede quattro volte
al
giorno. Troppo. Nonostante le cose, secondo i dati Inail, stiano
migliorando. Nel 2003 gli infortuni sul lavoro, nel nostro Paese, sono
diminuiti dell’1,8 per cento e anche quelli mortali sono risultati in calo
di circa 100 unità. Questo, secondo il direttore generale dell’Inail,
Maurizio Castro, soprattutto grazie all’introduzione della patente a punti
che ha ridotto gli infortuni «in itinere», quelli che si verificano lungo i
tragitti che portano al lavoro. Consistente è anche il calo in agricoltura
(-4%). Ma complessivamente i morti, l’anno scorso, sono stati 1.311 (a
fronte dei 1.418 del 2002), mentre gli infortuni sono scesi a 951.834
rispetto ai 968.853 dell’anno precedente. Ma è proprio in questi dati
"positivi" è contenuta in tutta la drammaticità la grave situazione della
sicurezza: lavorando si continua a morire.

«È un dato positivo ma non basta - sottolinea Castro - non possiamo
nasconderci dietro questa flessione, il problema della sicurezza sul lavoro
rimane grave con quasi quattro morti al giorno. L’Inail da sola non ce la
può fare a sconfiggere il fenomeno dell’infortunistica sul lavoro, se non
si
costruisce un patto tra istituzioni, sindacati e imprese». Per il direttore
generale servono inoltre politiche differenziate sugli immigrati, sui
servizi per l’industria, sia al Nord che al Sud, sulla scorta di un
approccio flessibile che garantisca il diritto inalienabile alla sicurezza.
E Castro auspica anche un ruolo diverso dell’Inail, che deve abbandonare la
sola funzione assicurativa per «diventare motore di una cultura della
sicurezza e della prevenzione per puntare all’obiettivo infortuni zero».

Tornando ai dati, il calo degli infortuni dell’1,8% raggiunge il -2,8%
tenendo conto dell’impatto occupazionale cresciuto di 225.000 unità (1%).
Gli infortuni sul lavoro risultano in calo di circa 17.000 unità (-1,6%
nel’industria e -4% nell’agricoltura). Il calo degli infortuni mortali
(-107
casi rispetto al 2002) si registra per metà nell’industria e servizi e per
metà nell’agricoltura. Calano gli infortuni nei trasporti, rimane stabile
il
dato nel settore costruzioni.

Il presidente nazionale dell’Anmil (associazione nazionale mutilati e
invalidi sul lavoro), Pietro Mercandelli propone una sorta di patente a
punti per le imprese: «La legge sulla sicurezza nei posti di lavoro -
sottolinea - continua ad essere violata senza distinzioni tra nord e sud. A
Genova su un campione di 100 cantieri 74 non sono risultati in regola, così
come a Bari 24 imprese edili su 25 sono state denunciate per violazione
della 626. Un premio per le aziende più sicure, una certificazione di
qualità, potrebbe essere un incentivo importante».

Nella ripartizione per macroregioni, il calo degli infortuni è pressochè
omogeneo, con una nota di merito per il Sud. Tranne che nelle isole, il cui
dato rispetto al 2002 è sostanzialmente stabile,(-0,1%) segno meno per il
Nord Ovest (-2,7%), il Nord Est (-0,7%), il Centro (-1,6%) e il Sud
(-3,3%).
Tra le regioni Puglia e Basilicata sono quelle che fanno registrare i
progressi maggiori (-9% la Puglia) e -6,1% la Basilicata. In controtendenza
il Trentino Alto Adige (+5,2%), la Sardegna (+2,2), il Lazio (+1,7%) e la
Campania (+1,3%).

Per quanto riguarda le donne, si segnala un calo complessivo degli
infortuni
sul lavoro (-1,2%, da 228.300 a 225.571) più contenuto rispetto a quello
generale e una sostanziale stabilità dei casi mortali (da 117 a 118 nel
2003). Tuttavia rispetto agli uomini le donne hanno fatto registrare, nello
stesso anno, una crescita occupazionale più che doppia (+1,5% contro 0,7%).
Anche per le donne gli infortuni e le morti in itinere fanno registrare una
flessione. Il calo infortunistico tra le lavoratrici si concentra
soprattutto nelle età giovanili (-4,8% per le donne fino a 34 anni). Ma al
di là del dato congiunturale del 2003 - sottolinea il rapporto Inail - gli
indici strutturali di frequenza infortunistica mettono in evidenza come il
rischio lavorativo per le donne sia nettamente inferiore a quello degli
uomini, sia per il complesso delle attività (23,8% contro 52,3% infortuni
indennizzati per mille addetti), sia all’interno dei singoli settori.

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