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TANTO RUMORE PER NULLA

Publie le mercoledì 10 marzo 2004 par Open-Publishing

Il pasticciaccio brutto del G8 è ormai una palude di sabbie
mobili che ingoiano tutto. A sorpresa, ieri, c’è finita anche la costituzione di parte civile che
il Comune di Genova aveva presentato contro i 26 presunti
black bloc accusati, nel processo iniziato le settimana scorsa, di devastazioni e saccheggi.

Quello che il sindaco Giuseppe Pericu considerava un semplice “atto dovuto” e che Rifondazione e
una parte dei movimenti no global hanno invece ritenuto «uno scellerato atto politico», è stata
giudicata dal tribunale una
richiesta inammissibile.

Il Comune di Genova non può chiedere i danni, morali e materiali, ai 26 giovani manifestanti
chiamati a giudizio perché quei danni, lo Stato, li ha già risarciti.
civile avrebbe potuto essere accolta, ha spiegato l’avvocato comunale, Giovanni Salvarezza, se
avesse
contemplato anche un risarcimento per i danni subìti dall’immagine della città, attraversata da
tre giorni di
delirante violenza. Ma Pericu e i legali di Palazzo Tursi hanno evitato accuratamente di inserire
questo passaggio, perché il provvedimento non assumesse una connotazione
troppo politica.
La cosa buffa e paradossale è che così, tirate le somme, sembra che tutti i protagonisti delle
feroci polemiche
che hanno accompagnato la vigilia del processo G8 e la contestatissima costituzione di parte
civile, si siano accapigliati per nulla.

Ne esce con le ossa rotte Rifondazione comunista, che per esprimere la sua contrarietà al
provvedimento giuridico deciso dal sindaco è persino arrivata a uscire dalla giunta.
Ma, nello stesso tempo, ha innescato fratture multiple all’interno del partito che, in parte, non
condivideva
il no alla costituzione di parte civile.
Ha perso un assessore, Valter Seggi, il capogruppo in Comune, Roberto Delogu, e un’altra
quindicina di esponenti di vario livello.
Gran bel risultato, considerando com’è finita la vicenda. Anche se le dichiarazioni dei leader
nazionali e locali di Rifondazione non lasciano trapelare delusioni o rimorsi, anzi.

Addirittura, si dice che l’inammissibilità della pratica conferma, a loro dire, «che la
costituzione di parte civile non era un atto dovuto, ma una scelta politica». Il sgretario genovese di
Rifondazione, Bruno Pastorino,
sostiene che ora il sindaco «dovrebbe fare un atto di scuse nei confronti della città e del
movimento, ma soprattutto dovrebbe avere un forte ripensamento politico su quanto è accaduto».
Non esce benissimo da questo pasticcio, erò, neppure il sindaco. È vero che Pericu, sin
dall’inizio, non ha mai voluto connotare politicamente la costituzione di parte civile, ripetendo a più
riprese che si trattava di un atto dovuto. Coerentemente l’ha ricordato anche ieri, per rispondere
alle accuse e alla richiesta di scuse: «Anche se a questa vicenda è stato dato un significato
politico, sia da destra che da sinistra, quanto avvenuto dimostra ancora
più che il nostro era un atto tecnico. In ogni caso non credo di dover chiedere scusa a nessuno».

C’è però da osservare che la forte determinazione con cui Pericu ha accompagnato e difeso la sua
decisione, non è stata confortata adeguatamente dagli uffici legali del
Comune. Gli avvocati sono riusciti a vanificare la richiesta depositata il 2 marzo scorso, con una
memoria
ulteriore, datata 8 marzo. Questa pratica, cercando di spiegare meglio le motivazioni della
richiesta ha finito, tecnicamente, per diventare un boomerang.
Anche qui, un gran bel risultato, da qualunque punto di vista lo si consideri.
Che denuncia, forse, l’approssimazione e la fretta con cui è stata preparata un’azione giuridica
oggettivamente
scivolosa, considerando il contesto in cui è maturata e le delicate interpretazioni che hanno
scandito i giorni del G8. A meno che l’obiettivo finale del Comune non fosse proprio questo: uscire di
scena, respinto da un cavillo tecnico.
Escluso dal processo senza colpo ferire.

Ma, al di là di tutto, il sindaco ha commesso un errore di valutazione o un’ingenuità. Pericu non
poteva pensare di presentare una richiesta di costituzione di parte civile “asettica” nei
confronti dei presunti black
bloc, senza sollevare le obiezioni politiche di Rifondazione e una parte dei Ds (quella vicina al
Correntone, in particolare). Tutto ciò fa quasi pensare che Pericu abbia voluto far esplodere,
attraverso un atto tecnico, le profonde contraddizioni politiche che attraversano gli alleati di
Rifondazione sulla lettura dei giorni del G8. Al punto da convincerli a uscire dalla giunta, alla
vigilia di decisioni delicatissime e altrettanto scivolose come la soluzione del caso Amt o la scelta
del sito dove realizzare l’inceneritore. Ma questo
sembra un machiavellismo eccessivamente raffinato per un provvedimento che, forse, voleva davvero
essere una semplice richiesta di risarcimento danni. Formulata male.

Gestita, dall’inizio alla fine, peggio.
E con riflessi tutti da decifrare per gli equilibri interni della maggioranza del Comune, oggi in
pieno marasma.

secolo xix

Roberto Onofrio