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Tanto per abbaiare

Publie le domenica 8 febbraio 2004 par Open-Publishing

Ancora senza computer. Dovrei comprare un Apple nuovo, ma mi trovo
momentaneamente a corto di fondi. E va bene: vuol dire che comprero’
direttamente *la* Apple, che e’ piu’ facile. Dice che con una
quindicina di miliardi di euri me la danno. Io cento euri ce li ho
gia’, per cui mi resta solo da trovare i rimanenti quattordici miliardi
novecentonovantanove milioni novecentonovantamila e novecento. Qui
sotto al bar Sport ci sono tre pensionati che sicuramente vorranno
partecipare all’affare. Poi c’e’ la maestra Bisazzi, che aspetta la
liquidazione da un anno e che da qualche parte se la dovra’ pure
investire. Poi c’e’ Padalino dell’emporio giu’ in piazza, il ragionier
Merenda, Tannini che e’ capofficina alla Metallurgica, il Fantozzi,
Cipputi... Insomma, i soldi ci sono. Convincerli a tirarli fuori? Una
cosa da niente. Per prima cosa, mi faccio una bella carta intestata:
Financing Agency O. & O., Investing Management And Gaboling, Capitale
Sociale Cdt 150 milioni interamente versati (Cdt vuol dire "Conchiglie
di Tonga", ma questo lo scriviamo in piccolo). Poi ritaglio una bella
foto del sultano di Brunei (l’uomo piu’ ricco del mondo, lo sapevate?)
da Gente Viaggi, la incollo su un foglio di carta e sul foglio scrivo a
macchina: "Sultanato di Brunei - Certificato di credito - Dollari 15
Miliardi - Pagabili a vista al portatore".

Poi ci vuole la firma del
sultano naturalmente - ecco la firma e infine, per ogni buon conto,
mettiamo anche un bel "Visto il Governatore della Banca di Brunei,
firmato Carli". Bello, eh? Questo glielo sbattiamo in faccia al primo
che chiede se siamo adeguatamente coperti. C’e’ altro? Non mi sembra.
Ora dobbiamo semplicemente comprarci una bella cravatta da manager,
studiarci un’espressione finanziariamente autorevole allo specchio e
andare in giro a raccogliere i denari. Giovedi’ ci quotiamo in borsa,
venerdi’ acquisiamo la Apple, sabato apriamo un bel conticino alle
Cayman (non si sa mai) e lunedi’ siamo gia’ cavalieri del lavoro.
Per quanto possa sembrare buffo, le cose sono andate esattamente cosi’.
Io mi auguro vivamente che in questo momento in Italia siano all’opera
organizzazioni segrete e abilissime che, corrompendo banche e politici,
perseguano un cinico piano di destabilizzazione dell’economia
nazionale. Si sono comprati il ministro dell’economia, il governatore
della Banca d’Italia, i direttori dei giornali, tutte le principali
banche e anche gran parte dei commercialisti. Sono geni del male,
machiavelli della finanza al cui confronto Sindona o Marcinkus, o
persino Geronzi, sono dei dilettanti.

Invece, disgraziatamente, non e’
cosi’. Le persone perbene, nel sistema italiano, sono moltissime e i
lestofanti organizzati relativamente pochi. Quei pochi tuttavia sono
gli unici ad avere un quoziente intellettivo superiore a ottanta. Tutti
gli altri sono fra il Q.I. 25 e il Q.I. 80, e quando non sono occupati
a fare grande politica, gran giornalismo e grande finanza sono di
solito a Forcella a comprare videoregistratori.
Un signore ha preso lo scanner, ha scannerato un titolo di credito Bank
Of America, ci ha aggiunto mezza dozzina di zeri, ha acceso la
stampante ed e’ immediatamente diventato Mr Tanzi. Il ministro
dell’economia era impegnato a giocare col pongo. La Banca d’Italia,
quando ha saputo la storia, ha ammonito severamente le vecchiette: "Eh,
dovete stare attente a quel che comprate, c’e’ tanti imbroglioni in
giro". Poi ha aperto la scatola del videoregistratore che s’era appena
comprato per uso personale e dentro c’erano trenta milioni di carta
Tanzi. "Colpa vostra - dice il governo - che vi fermate alla prima
bancarella che trovate". "Poffarbacco - fa l’opposizione - Vuoi vedere
che forse non tutti gli imprenditori sono onesti?".

Scoop dei
giornalisti: gli italiani sono piu’ poveri di prima e qua e la’ se ne
segnala addirittura qualcuno con le pezze al culo. Chi l’avrebbe mai
detto.

Catena di San Libero n. 216