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Tavola della Pace di Trieste: CHE COSA STIAMO FESTEGGIANDO?
Publie le mercoledì 8 settembre 2004 par Open-PublishingTavola della Pace di Trieste
c/o Comitato pace, convivenza e solidarietà - via Valdirivo 30
34100 Trieste - Tel. 338 1652364 - email: compax@inwind.it
Trieste, Comunicato stampa
CHE COSA STIAMO FESTEGGIANDO?
Tavolapacetrieste promuove per mercoledì 8 settembre in piazza S. Antonio alle 18.00,
una iniziativa di sensibilizzazione sulla incomprensibile festa, organizzata il giorno 9 dalla
Provincia, in onore dei militari della brigata "Pozzuolo" di ritorno dall’Iraq. Al di là delle
motivazioni della festa, la cui unica giustificazione sembra data dalla felicità dei parenti
per il ritorno dei volontari sani e salvi, ci si ritroverà mercoledì in piazza per ribadire la
ferma contrarietà alla guerra quale strumento di soluzione dei conflitti.
Ancora oggi la
guerra viene chiamata " missione umanitaria " ma le testimonianze non ufficiali raccolte
dai soldati italiani rimpatriati offrono un’immagine ben più cruda e violenta sul
comportamento dei soldati italiani. Sono previsti interventi di testimonianza e sventolìo
di bandiere arcobaleno, e verrà osservato un minuto di silenzio per le vittime di Beslan
in Ossezia.
Dalla mozione approvata dal Comune di S. Dorligo - Dolina nell’aprile scorso:
Le nostre Forze Armate sono in Iraq. Questa presenza non ha prodotto nessun risultato
concreto per la costruzione della pace e la lotta al terrorismo, ma ha assimilato il nostro
Paese alle forze responsabili del conflitto in corso.
La supposta funzione "umanitaria"
della missione militare è inesistente. Tutte le Organizzazioni non governative italiane
hanno deciso di rifiutare ogni collaborazione con le truppe e le autorità di occupazione.
La guerra prosegue tragicamente con il suo tributo di sangue e di lutti, che non hanno
risparmiato neanche noi italiani, militari e non, e in nome dei quali ribadiamo con forza
il nostro"mai più".
Ritirare il contingente militare non è atto di codardia o fuga davanti al terrorismo. Può
ridare la parola alla diplomazia, all’Onu, a quella "risoluzione dei conflitti con altri
mezzi" solennemente sancita dall’articolo 11 della nostra Costituzione. E’ un atto che
rompe il fronte della guerra infinita e preventiva, concepita come metodo di governo del
pianeta. Contro la barbarie, per contrastare la follia dei terroristi con la giustizia, con un
diverso ordine economico, basato sull’equa e solidale distribuzione delle risorse. E’ un
atto di pace che vuole costruire il futuro, estirpando guerra e terrorismo dalla storia.
Per la Tavola
Alessandro Capuzzo