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Tutta Terni risponde con lo sciopero generale

Publie le venerdì 6 febbraio 2004 par Open-Publishing

L’Italia del lavoro si ritrova a Terni

Venerdì tutta Terni risponde con lo sciopero generale alla Thyssen Krupp: chiusura di negozi,
enti pubblici, parcheggi a pagamento, scuole deserte per l’adesione che studenti e docenti hanno dato
ai lavoratori delle acciaierie in lotta in difesa del reparto magnetico, sono alcune delle
iniziative della giornata. In difesa dei 900 lavoratori del reparto, ma anche in difesa dell’intero
impianto degli acciai speciali, l’intera città e l’intera regione si stanno mobilitando. Il raduno
degli operai è previsto alle 10 dinanzi alla portineria centrale delle acciaierie in viale Brin, con
corteo che si muoverà sino a Piazza della Repubblica, dove alle 11,30 sono previsti interventi dei
leader sindacali umbri e delle istituzioni, oltre alla partecipazione di molti rappresentanti
politici nazionali. La città resterà bloccata dalle 9,30 alle 13.

Ieri ai presidi dei lavoratori è arrivato il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. «La
vertenza del magnetico non può avere altri sbocchi che quello di lasciare il sito ternano così
come è ora - ha detto - è la prima volta che si vuole chiudere uno stabilimento dove si fa una
produzione di qualità. È una scelta strana, spiegabile con altre logiche». Epifani ha quindi ribadito
che a pagare «non possono essere la città e i giovani, lavoratori per la maggior parte tra 26 e 35
anni, altamente qualificati. È un dramma sociale - ha aggiunto Epifani - che va scongiurato.
Bisogna convincere il gruppo tedesco a tornare indietro dalla sua decisione. Solo se resta a Terni una
produzione di qualità alta si può salvare in prospettiva tutto lo stabilimento visto che
l’industria dell’ acciaio, soprattutto in questa fase, è piena di concorrenti e quindi se diminuisci il
livello del prodotto ti esponi a difficoltà future». Il segretario della Cgil non nega che sia arduo
convincere la
Thyssen Krupp a rinunciare alla chiusura del magnetico. «Per questo - ha affermato - abbiamo
chiesto al governo e al Paese di farsi promotori di un’iniziativa politica forte. La multinazionale
tedesca ha avuto in questi anni aiuti e sostegni, europei e nazionali. Hanno contratto dei “debiti”
che devono onorare. Non possono prendere e andarsene».

Intanto il segretario dei Ds Piero Fassino ha scritto al cancelliere tedesco Gerhard Schroeder:
«Vorrei sottolineare alla Tua sensibilità quanto le decisioni della Thyssen colpiscano al cuore la
città di Terni - si legge nella missiva consegnata ieri all’ambasciatore tedesco di Roma - da più
di cento anni l’identità e la storia di Terni è caratterizzata da quel grande stabilimento
siderurgico, intorno a cui ruota l’economia e la vita della città e un suo ridimensionamento rappresenta
un danno economico e sociale rilevante per terni e l’intera Umbria. Sono queste le ragioni che mi
spingono a rivolgermi direttamente a Te perché tu possa valutare quali passi compiere verso il
gruppo Thyssen Krupp per scongiurare misure che getterebbero nell’angoscia centinaia di famiglie e
rappresenterebbero un danno rilevante per l’economia dell’intera città». È meno diplomatica la
presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti: «La Thyssen Krupp mostra dati falsi, ha coperto
le carte, e siamo
pronti a dimostrarlo, e ha tradito, fra l’altro, ogni impegno dice - i dati falsificati si
riferiscono agli impianti magnetici italiano, francese e tedesco ma non vorrei - avverte la Lorenzetti -
che ci fossero accordi per penalizzare il sito italiano rispetto a quello dei partner europei.
Questo noi lo abbiamo messo nero su bianco in un documento lasciato nei giorni scorsi al
sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta».

Il tavolo governativo per cercare una soluzione alla chiusura della Ast di Terni è stato convocato
dal ministro per le Attività produttive, Antonio Marzano, per martedì alle 11,30. «Dobbiamo
gestire, e gestiremo, questa crisi - dice ottimista il ministro del Welfare Roberto Maroni - come
abbiamo fatto in altre situazioni altrettanto gravi come la Fiat». Ma a Terni toccano ferro.

(l’unità)