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Tutti nel loro piccolo si incazzano

Publie le martedì 17 febbraio 2004 par Open-Publishing

Facciamo un gioco di società, anzi il gioco della società. So già che mi dimenticherò qualcuno e
mi scuso in anticipo, ma ci provo lo stesso. Vado dunque ad elencare tutti gli italiani incazzati
come cobra che ringraziano di cuore il buongoverno (e la buonopposizione) di questo paese. Sono
incazzati i tranvieri, i tassisti, i lavoratori dei trasporti pubblici in generale. Sono incazzati
alla grandissima quelli dell’Alitalia, ma anche i ferrovieri, mi risulta, non sono del tutto sereni.

I controllori di volo sono incazzatelli assai. Sono incazzati persino i pompieri, che di solito
stanno buoni-buoni tanto che i bimbi da piccoli sognano di fare il pompiere (se volete fargli
cambiare idea, fategli vedere una busta paga pompiera). A scuola sono leggermente furibondi insegnanti,
mamme, papà, bambini, quei bambini che - come facevano i nazisti - usiamo noialtri di sinistra per
fare propaganda alle nostre idee. Non so i bidelli, croce e delizia della nostra gioventù fumogena
nei cessi del liceo, ma consiglio di incazzarsi anche a loro. Gli studenti son già incazzati,
diciamo così, di default, ma lo saranno sempre più e rischieranno la galera per una canna.

Sono
incazzati nella sanità i primari, i portantini, gli infermieri, i paramedici. Anche i pazienti
cominciano ad essere un po’ meno pazienti. Gli anestesisti sono parecchio incazzati, i medici generici
pure. Nonostante abbiano persino letto dei libri (lazzaroni! Invece di guardare la tivù!), e siano
persino un po’ colti, sono incazzati i docenti universitari, i ricercatori di cui ci si ricorda solo
quando vanno a ricercare all’estero, e tutti i lavoratori dell’università. Sono incazzati i
magistrati - molto incazzati - perché se il mestiere di uno è applicare la legge non è bello sentirsi
dire ogni due minuti che è eversivo, un po’ stronzo, «antropologicamente diverso» e financo
«comunista».

Per motivi forse più terra-terra ma non meno importanti sono incazzati tutti quelli che lavorano
nella giustizia, che non hanno le matite e le fotocopiatrici, somigliando in questo a tutti gli
altri incazzati del paese, dalla scuola in giù. Sono incazzati gli operai delle acciaierie di Terni e
pure quelli delle acciaierie di Genova: sono dei signori molto distinti grandi come armadi e
abituati alla fonderia, per cui sarà un po’ più difficile menarli coi manganelli tonfa come i boyscout
o i pacifisti di Genova. Sono incazzati tutti quelli che solo qualche mese fa erano incazzati di
essere co.co.co e adesso si devono ri-incazzare, dopo aver studiato ben bene quale tipo di
lavoratori precari sono diventati (forse serve un master in precariato).

Sono incazzati i famosi ceti medi
perché devono tirare la cinghia: questa è l’incazzatura più popolare e trendy, la grande stampa
non parla d’altro con tabelle, interviste volanti, grafici, pareri e lamentele. Dei ceti men che
medi, colpo di scena, non si parla mai, ma non dovrebbe sfuggirvi la semplice equazione che se un
ceto medio non arriva alla fine del mese, un ceto basso non arriva nemmeno alla metà. Deduco che
saranno incazzati anche loro. Sono in ogni caso incazzati i pensionati, questo va da sé. Sono
incazzati i giornalisti e quelli che lavorano nei media, perché vedono restringersi gli spazi di libertà.
Sono incazzati tutti tranne quelli che sono disposti a giurare, dire e scrivere (mentendo) che
tutti quelli elencati qui sopra non sono per nulla incazzati. Ce ne sono migliaia di altri,
aggiungete a piacere.

Ma esercitate, anche un po’ di teoria degli insiemi. Un tranviere, per dire, può
essere incazzato in quanto tranviere, in quanto padre di bambino in età scolare, in quanto (ex)
cetomedio, sommando in sé cinque o sei o pure dieci solenni incazzature contemporanee (immaginate se poi
ha un altro figlio ex co.co.co e magari, toh, la moglie maestra). Potete immaginare come tutti
questi italiani qui, bi o tri o quatri-incazzati, si incazzano vedendo un pupazzo miliardario che va
in tivù a dire che tutti sono più ricchi e più felici. Lascio naturalmente ai lettori e ai fini
analisti politici del manifesto ogni riflessione, analisi o previsione di come e dove questa
incazzatura nazionale possa portare, nella speranza, naturalmente, che volteggiando per l’aere ricada
alla fine sulla capoccia liftata - o su quella delicatamente riformista - di chi li ha fatti così
tanto incazzare.

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