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Tutti rinviati a giudizio i 19 indagati per il pestaggio all’interno del CPT REGINA PACIS.
Publie le sabato 24 gennaio 2004 par Open-PublishingTra loro, oltre al direttore Don Cesare, anche tutti i componenti del suo
staff, 10 carabinieri in servizio e i due medici di guardia.
Saranno approfondite a dibattimento le circostanze che seguirono il
tentativo di fuga di 17 magrebini dal centro di permanenza temporanea Regina
Pacis di San Foca preso da un variegato movimento d’opinione a simbolo di
una gestione delle politiche per gli immigrati duramente contestata. Oggetto
di un’inchiesta penale affidata al pm Carolina Elia per abuso di mezzi di
correzione, violenza privata, lesioni e falso a vario titolo a carico dello
stesso responsabile della struttura, Don Cesare Lo Deserto, quattro suoi
collaboratori tra cui il nipote, 11 Carabinieri di stanza a Bari ma
distaccati presso il centro e, alle ultime battute dell’indagine, di due
medici della Asl Le/1, per il solo reato di falso.
Accuse per cui, come invocato dalla Pubblica Accusa, dopo due udienze, il
gup Enzo Taurino, davanti al quale si era tenuto anche l’incidente
probatorio dedicato al confronto tra le parti offese e gli indagati, li ha
rinviati tutti a giudizio.
Saranno quindi, il 13 maggio prossimo, i giudici del secondo collegio penale
a verificare, nel contraddittorio delle parti, la veridicità del racconto
dei magrebini, che avrebbero subito punizioni corporali e violenze
psicologiche, come l’essere costretti a consumare carne di maiale, proibita
dalla religione musulmana. Ferite la cui causa dai due medici sarebbe stata
ricondotta, nei referti ora agli atti del procedimento, alla caduta durante
il tentativo di sfuggire all’espulsione.
Racconto contenuto nelle denuce presentate dagli immigrati ai Carabinieri di
Lecce. Ad assisterli, gli avvocati Marcello Petrelli e Maurizio Scardia, che
però non hanno formalizzato in questa sede la costituzione di parte civile.
Lo faranno in dibattimento. Dove la difesa dei 18 imputati, gli avvocati
Corleto, Pallara, Conte, Sisto, conta di poter fare emergere compiutamente
la propria verità su quanto accaduto nella struttura. Un’occasione, dunque.
Così la vive Don Cesare. "E’ una cosa normalissima", ha detto "Per noi è un’
opportunità, che aspettavamo. In dibattimento potremmo finalmente spiegare
le nostre ragioni e chiarire tutto, anche perché finora nessuno ci ha
ascoltati sull’accaduto. Attendiamo con serenità - ha aggiunto - e speriamo
che la questione si risolva con sollecitudine, così come finora abbiamo
risolto positivamente le altre".
autore: Redazione trnews