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UN SOGNO

Publie le venerdì 19 marzo 2004 par Open-Publishing

Di fronte alle tragedie causate dal disastroso intreccio delle guerre e dei terrorismi che stanno sconvolgendo il mondo sospingendolo in una spirale di violenza verso derive di odio e di barbarie, sentiamo di dire, riprendendo la immaginosa espressione di Martin Luter King, che abbiamo un sogno e che siamo portatori di una speranza a sostegno della quale non ci stancheremo mai di parlare, di manifestare, di lottare. Abbiamo il sogno che un giorno il Presidente degli Stati Uniti, un uomo diverso da quello che oggi occupa la Casa Bianca, anche a nome degli altri leaders del cosiddetto Occidente, convochi una grande conferenza stampa e dica al mondo: dobbiamo rivedere la nostra politica economica e la nostra “globalizzazione” correggendo rapidamente i gravi errori commessi per fare in modo che le immense moltitudini di poveri non siano più afflitte dalla fame, dallo sfruttamento, dalle malattie e dall’abbandono; ed abbiamo inoltre deciso di mettere al bando per sempre le guerre, tutte le guerre, perché con esse si uccidono innocenti, si provocano immani devastazioni, si aggravano i problemi, si alimenta il terrorismo e si accresce il tasso di sofferenza universale.

Abbiamo il sogno che in questa conferenza della speranza il Presidente americano assicuri il mondo che i governi dei Paesi ricchi cercheranno di globalizzare i diritti nel rispetto delle diverse culture e delle diverse convinzioni religiose, che l’occidente ridurrà drasticamente le spese militari e destinerà gli ingenti fondi finora impiegati per le operazioni belliche ad aiuti rivolti a favorire lo sviluppo dei paesi economicamente arretrati ed a combattere i mali che rendono disumana la vita delle loro popolazioni. Volando sempre sulle ali della fantasia ci piace poi pensare che il Presidente americano si impegni pubblicamente, sempre d’intesa con gli altri dirigenti occidentali, a dare prestigio, autorevolezza e forza alle Nazioni Unite dotando il Consiglio di sicurezza dei mezzi di intervento necessari per mantenere o ripristinare la pace ovunque sia messa in pericolo o brutalmente calpestata

Desideriamo ancora immaginare che le grandi potenze si impegnino a considerare davvero i precetti del diritto internazionale egualmente obbliganti per tutti i Paesi a prescindere dalla loro diversa forza economica e militare, a combattere il terrorismo col potenziamento qualitativo e quantitativo dei servizi investigativi ed a fronteggiarlo con adeguate operazioni di polizia interne ed internazionali sempre nel pieno rispetto dei principi della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo nonché delle garanzie e delle procedure previste dallo Statuto delle Nazioni Unite. E vogliamo infine figurarci che venga annunciato la comune intenzione dei governi occidentali di proporre ai competenti organi nazionali ed internazionali la concessione di una amnistia mondiale non certo in favore dei capi, degli organizzatori e degli autori degli efferati atti di terrorismo che stanno seminando morte e sgomento ma dei tanti umiliati ed offesi che, dopo aver ingrossato le file delle organizzazioni terroristiche, decidano di uscirne incoraggiati da un nuovo clima internazionale illuminato dalla speranza che sia possibile costruire un mondo diverso e più umano.

Ebbene, l’avveramento di un tale sogno non aprirebbe forse al mondo la prospettiva di un’era di pacificazione e di speranza? Non segnerebbe quel giorno l’inizio della sola “lotta al terrorismo” vera e vincente dopo i disastrosi fallimenti delle politiche fautrici degli scontri di civiltà e delle guerre preventive ed infinite? E da quel giorno non perderebbero progressivamente il loro sinistro fascino sui disperati della Terra ed il loro disumano vigore i terrorismi di qualsiasi risma, latitudine e cultura? E non verrebbero così condannati ad un rapido declino e ad una sicura sconfitta? Crediamo proprio che la risposta non possa essere che affermativa e crediamo pure che il faticoso cammino della civiltà è stato e dovrà continuare ad essere il frutto della progressiva affermazione del diritto sull’arbitrio, della ragione sulla forza, della solidarietà sull’egoismo e del reciproco rispetto (fra le persone e fra i popoli) sulla volontà di dominio. Chi ritiene invece di poter bloccare questo cammino, come pensano Bush in America e Blair e Berlusconi in Europa, va ineluttabilmente incontro – e lo spagnolo Aznar ne ha fatto amara esperienza – ad una inappellabile condanna da parte del tribunale della storia che spesso tarda ad emettere le sue sentenze ma finisce sempre per inchiodare sulle proprie responsabilità coloro che si rendono colpevoli dei crimini di “lesa umanità”.

Un “profeta” latinoamericano della liberazione e dei diritti umani ci ha consegnato questo sintetico ma significativo messaggio: “Solo quelli che sono capaci di incarnare l’utopia saranno adatti alla lotta decisiva, la lotta rivolta a recuperare l’umanità che abbiamo perduto”. Con questo cuore e con queste convinzioni molti di noi guardano, come ad un importante momento di testimonianza e di impegno, alla giornata contro la guerra che il 20 marzo vedrà in tutto il mondo la mobilitazione del popolo della pace e che da noi lo vedrà scendere in piazza a Roma per chiedere anche il ritiro dei militari italiani dall’Iraq.

Brindisi, 17 marzo 2004