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USA 2004/ KERRY ATTACCA: POLITICA BUSH IN IRAQ FALLIMENTO TOTALE
Publie le lunedì 20 settembre 2004 par Open-PublishingUSA 2004/ KERRY ATTACCA: POLITICA BUSH IN IRAQ FALLIMENTO TOTALE
20/09/2004 - 17:40
"Ho un piano in 4 punti per l’Iraq", "ritiro truppe dal 2005"
New York, 20 set. (Apcom) - "La guerra in Iraq e’ stata una pericolosa diversione dalla guerra contro il terrorismo". Lo ha detto questa mattina il candidato democratico alla Casa Bianca, John F. Kerry, nel corso di un discorso alla New York University in cui ha attaccato nuovamente il presidente degli Stati Uniti George W. Bush.
"La guerra in Iraq ci ha messo sulla strada sbagliata - ha detto Kerry - e la verita’ che la guerra in Iraq rimane un peso interamente accollato sulle spalle degli Stati Uniti. Pochi giorni fa abbiamo raggiunto la triste soglia dei 1000 soldati americani morti e il conto supera gia’ ora i 200 miliardi di dollari".
"Bush - ha incalzato Kerry - continua a dire che la marcia verso la democrazia in Iraq continua e che e’ soddisfatto dei successi ottenuti sino ad ora. Ma viene contraddetto dai suoi stessi servizi di intelligence che ammettono che l’Iraq rischia la gurra civile... La verita’ e’ che abbiamo sostituito una dittatura con il caos. Intere zone dell’Iraq sono off-limits e sono diventate terreno di coltura ideale per terroristi che sono ora liberi di attaccare i nostri soldati".
"La situazione per gli iracheni sta peggiorando" ha incalzato il candidato democratico. "Oggi a Baghdad sono rimasti senza elettricita’ per 14 ore, una cosa senza precedenti".
Un Kerry, aggressivo, determinato, chiaramente impostato sull’offensiva, ha affrontato le ragioni alla base della guerra. "Non ci sono dubbi che Saddam fosse un dittatore terribile che merita un posto speciale all’inferno - ha detto - ma questa non era una buona ragione per andare in guerra e per accettare la morte di soldati americani". E sulle altre grandi motivazioni addotte da Bush nel corso dei mesi, e cioe’ che l’Iraq disponeva di armi di distruzione di massa e che il regime di Saddam era collegato ad Al Qaida, "la risposta definitiva e’ venuta dalla commissione 11 settembre e dagli stessi ispettori americani: non c’erano armi e non c’era alcun legame con Al Qaida. Il problema e’ quando l’arroganza e l’orgoglio prendono il posto delle decisioni razionali: allora siamo veramente nei guai. E’ quello che e’ avvenuto trent’anni fa con il Vietnam ed e’ per questo che quando sono tornato negli Usa ho parlato contro la guerra. Ed e’ quello che sta avvenendo ora, e ancora una volta sono intenzionato a dire a verita’".
Non solo critiche però. Il senatore del Massachusetts ha concluso il suo lungo discorso articolando un piano di gestione della crisi irachena in 4 punti, perché "George Bush non ha strategia per l’Iraq: io sì". Questi i quattro punti:
– ottenere maggiore assistenza dagli altri Paesi (ovvero, tornare ad una politica basata su un maggior multilateralismo);
– garantire un miglior addestramento alle truppe regolari irachene;
– garantire benefici sociali ed economici alla popolazione irachena;
– assicurare il regolare svolgimento delle elezioni presidenziali nel corso del prossimo anno, come già previsto.
Non solo, Kerry lancia una promessa concreta. "Se saro’ eletto presidente, iniziero’ il ritiro delle truppe americane dall’Iraq a partire dalla prossima estate e il mio obiettivo e’ di riportare in patria l’ultimo dei nostri soldati entro quattro anni. Credo che sia un obiettivo raggiungibile ed e’ quello che intendo fare se saro’ eletto"