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Un nuovo video mostra l’ostaggio inglese in gabbia
Publie le giovedì 30 settembre 2004 par Open-Publishing
di Toni Fontana
Rapito con con due colleghi americani decapitati dopo poche ore, Ken Bigley,
il tecnico britannico nelle mani degli aguzzini di Al Zaqawi, è apparso ieri
in un nuovo video. L’ostaggio dice che i suoi carcerieri non hanno intenzione
di ucciderlo e rinnova la supplica a Tony Blair ripetendo ancora una volta che
i sequestratori pretendono la liberazione di tutte le detenute irachene rinchiuse
nelle carceri amministrate dagli americani.
Il filmato, pur non contenendo immagini di violenza, rappresenta tuttavia un nuovo passo nell’escalation dell’orrore che Al Zarqawi ed i suoi assassini e registi stanno alimentando. L’ostaggio, che è probabilmente a conoscenza dell’uccisione dei suoi due colleghi, si vede rinchiuso in una stretta gabbia ed è rannicchiato sulle gambe; singhiozzando implora il premier affinchè accolga le richieste dei terroristi. Bigley indossa una tuta arancione simile a quella dei detenuti di Guantanamo ed eguale a quella che i condannati a morte per decapitazione vengono obbligati ad indossare prima dell’esecuzione.
Il nuovo filmato, che rende più odioso e inaccettabile il ricatto dei terroristi, è destinato ad alimentare ulteriori polemiche nel Regno Unito. Paul Bigley, fratello dell’ostaggio, ha nuovamente accusato ieri Blair di essere un «bugiardo che deve chiedere scusa» per le falsità dette prima e dopo la guerra in Iraq. Al tempo stesso le condizioni poste dai terroristi con la messinscena della gabbia ben difficilmente verranno esaudite. Secondo gli americani infatti nelle carceri della Coalizione vi sono solo due donne, Huda Salish Mahdi Ammash, detta «Lady Antrace» e Rihab Taha, detta «dottoressa germe».
Entrambe sono ritenute pericolose criminali per aver curato i programmi chimici e batteriologici di Saddam e nè Washington nè Londra intendono negoziare la loro scarcerazione con i terroristi e in special modo con Al Zarqawi. La vita di Bigley appare dunque appesa ad un filo anche se sono in corso contatti «riservati» per evitare la nuova esecuzione. Notizie contraddittorie anche per quanto riguarda i due ostaggi francesi catturati dall’Esercito islamico il 20 agosto.
Uno dei mediatori che si sono inseriti nella vicenda, Philippe Brett, ha fatto sapere, per bocca del suo assistente, Pierre Girard-Hautbout, che Chesnot e Malbrunot potrebbero essere liberati «entro la fine della settimana» ma che, per perfezionare l’accordo, gli americani debbono consentire l’apertura di un «corridoio di sicurezza» per permettere ai rapiti di raggiungere Baghdad.
Non è la prima volta che la liberazione dei due giornalisti appare a portata di mano e molti indizi spingono a non essere del tutto ottimisti. Il negoziatore Philippe Brett ha detto due giorni fa di aver potuto incontrare i due rapiti e di averli trovati in buone condizioni, ma i ministri del governo di Parigi hanno detto di non sapere nulla circa un accordo con i sequestratori. Questi ultimi si sono fatti vivi via Internet con una nota che contiene apprezzamenti per le posizioni espresse da Parigi sul futuro dell’Iraq. Il documento non contiene tuttavia alcun riferimento ai due ostaggi e ciò ha aumentato le preoccupazioni per la loro sorte.
La cronaca di ieri elenca numerosi episodi come l’uccisione di cinque guardie irachene avvenuta a Bassora o l’assassinio di un esponente dello Sciiri, il maggiore partito sciita, avvenuta a Baquba, a nord di Baghdad, ma la notizia più importante riguarda il futuro del paese. Con un linguaggio bellicoso il ministro della Difesa del governo ad interim, Hazim Al-Shalaan, ha annunciato che le forze irachene e quelle della Coalizione lanceranno nei prossimi giorni una massiccia offensiva per riconquistare le città controllate dalla guerriglia e dai terroristi. L’epicentro della «riconquista» saranno le città di Falluja, Ramadi e Samarra cioè i principali centri del triangolo sunnita. Questa ipotesi è già stata ventilata più volte dai comandi e dai ministri americani, ma ora viene annunciata da un esponente iracheno che aggiunge: «Vedrete cosa faremo. In ottobre riconquisteremo tutte le città». In tal modo il ministro ammette che il suo governo non controlla il paese che, se dice il vero, si deve preparare a nuove guerre, anche se quella iniziata lo scorso anno non è finita.
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