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Un paese alla deriva Ma per Berlusconi va tutto bene

Publie le sabato 14 febbraio 2004 par Open-Publishing

L’Italia? E’ «in emergenza nazionale». Lo dicono gli ultimi dati Istat. Lo confermano le stime
Eurispes. Lancia l’allarme persino la Confindustria. L’unico per il quale il problema non esiste è il
nostro presidente del Consiglio. «I dati Istat sono scientifici - dice, replicando indirettamente
a Prodi che aveva parlato di "disagio" economico per i ceti medi e bassi - e in sintonia con i
segnali di ripresa dell’economia e con l’apprezzamento della commissione Europea».

Che il nostro premier viva nel paese dei balocchi? L’ultimo dato dell’istituto di statistica
fotografa un paese alla deriva. L’Istat precisa che si tratta di dati provvisori e che potranno essere
rivisti a marzo, quando verranno diffusi i conti economici nazionali, ma il declino industriale è
una realtà certificata.

Rispetto ai due trimestri precedenti la crescita è addirittura nulla, mentre rispetto al quarto
trimestre del 2002 il confronto registra un +0,1%. Se si confronta la crescita italiana con quella
dei nostri partner europei la situazione è più che critica, allarmante. In Francia il Pil è allo
0,5%, nel Regno Unito la crescita è dello 0,9%, solo la Germania registra un timidissimo +0,2%.
Senza tener conto degli Stati Uniti dove la crescita congiunturale del quarto trimestre registra un +
1,4%.

Da Napoli è Antonio D’Amato ad avvertire Palazzo Chigi. «Occorre svegliarsi - dichiara, rivolto ai
cronisti - lavorare seriamente e rimboccarsi le maniche». Il rischio è che «l’Italia diventi il
fanalino di coda» d’Europa. Le ricette degli industriali sono ben note. «Andare avanti con
determinazione sulla strada delle riforme competitive. Alcune le abbiamo fatte, altre si sono inceppate:
università, riforme fiscali, infrastrutture, liberalizzazione» e chi più ne ha più ne metta.

Ma il paese reale naufraga. «I dati sul Pil - commenta il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani
 confermano che il Paese non è cresciuto l’anno scorso, e che la produzione industriale è scesa.
Il che dimostra e spiega l’aprirsi di tanti casi di crisi industriale e produttiva con problemi
seri all’occupazione».

«Le nostre menzogne - aggiunge Fara - sono purtroppo condivise da milioni di italiani». «Il
Governo ha l’obbligo - afferma ancora il presidente Eurispes - di rispondere urgentemente alle
sollecitazioni di intervento provenienti da Sviluppo Italia e non dai soliti "agit-prop" comunisti
infiltrati nell’Eurispes in merito alla gravissima crisi del nostro apparato industriale». «L’Italia -
continua Fara - sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, segnata da un
progressivo declino industriale e da una generale perdita di competitività in diversi settori
dell’economia nazionale».

L’Italia, secondo il World Economic Forum, è scesa al 41° posto nella gerarchia della
competitività mondiale del 2003. «Come governo sono cose su cui dobbiamo riflettere» ammette Lunardi. «Ma sono
problemi che tratta Tremonti. Io devo pensare a far funzionare il mio ministero». La sensazione?

E’ che a Palazzo Chigi siano tutti vittime di un’allucinazione collettiva.

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