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Una bomba per il perito balistico del G8

Publie le domenica 22 febbraio 2004 par Open-Publishing

L’ordigno rudimentale è stato scoperto a Parola di Fontanellato, nel
parmense, davanti all’abitazione di Paolo Romanini, che fu perito
nell’inchiesta sulla morte di Carlo Giuliani

PARMA - Un ordigno rudimentale è stato scoperto questa mattina a Parola
di Fontanellato, nel parmense, davanti all’ abitazione di Paolo
Romanini, che fu tra l’ altro perito balistico nell’ inchiesta
giudiziaria sulla morte di Carlo Giuliani nei giorni del G8 di Genova.
A dare l’allarme è stata la collaboratrice domestica, che ha notato un
involucro sospetto davanti al cancello di casa e ha avvertito Romanini,
che a sua volta ha chiamato i carabinieri di Fidenza, subito intervenuti
per i primi accertamenti. Si tratterebbe, a quanto si è appreso, di una
bottiglia di plastica tagliata contenente polvere, sulla cui natura sono
stati disposti accertamenti, e un accendino come innesco. Difficilmente
 secondo gli investigatori - l’ ordigno avrebbe potuto provocare danni,
tanto che, a quanto si è appreso, non si è reso necessario l’ intervento
degli artificieri. L’ ipotesi è che si possa essere trattato di un gesto
dimostrativo.

Romanini aveva già ricevuto minacce per lettera e in un’ occasione gli
fu fatto trovare un proiettile in una busta. Da mesi nei propri
spostamenti il perito è scortato dai carabinieri. Fu Paolo Romanini, uno
dei consulenti del pm Silvio Franz, titolare dell’ inchiesta sulla morte
di Carlo Giuliani, ad avere l’ intuizione, poi avallata da prove
concrete, che il proiettile che uccise il giovane no global era stato
deviato da un calcinaccio in volo.

La pallottola calibro 9 parabellum era stata sparata dal carabiniere di
leva Mario Placanica. La posizione del militare venne poi archiviata per
legittima difesa.

Ad alleggerire comunque la posizione processuale di Placanica fu proprio
questa ricostruzione perchè confermò che il militare aveva sparato in
aria e non contro il giovane no-global.
La notizia destò grande clamore e incredulità negli ambienti dei
no-global e nella famiglia Giuliani la quale confutò subito che ad
uccidere Carlo fosse stata una pallottola di rimbalzo.

Dai primi riscontri l’involucro conteneva tritolo, con una miccia e un
accendino, ma l’esplosione non sarebbe stata possibile per mancanza di
un detonatore. Al rudimentale ordigno era attaccato, con nastro adesivo,
anche un ritaglio di giornale con la scritta «E’ morto».

Paolo Romanini, 48 anni, direttore della rivista ’Tac-armì, da più di
vent’anni è chiamato dalle magistrature italiane per fare luce su vari
delitti. Si è occupato dell’omicidio Calabresi, del mostro di Firenze e
più recentemente della vicenda Marta Russo, dei delitti di Michele
Profeta e dell’uccisione, nel luglio 2001 a Genova, di Carlo Giuliani.
Per i risultati della perizia sul colpo sparato dal carabiniere Mario
Placanica aveva ricevuto una lettera di minaccia e un proiettile,
recapitatogli circa un anno fa nella cassetta delle lettere.
Romanini, che si è occupato anche di delitti al Sud legati alla
malavita, ha preferito non fare alcuna ipotesi parlando con i
giornalisti. «Preferisco credere che sia una carnevalata», ha detto al
telefono. «Sono sereno - ha aggiunto - finchè non si conoscerà con
esattezza quello che contiene il pacco non si può sapere se si tratta di
un gesto dimostrativo o meno. Quando questa mattina mi hanno avvisato
sono sceso, poi ho chiamato subito i carabinieri».

Per le minacce ricevute in precedenza, Romanini era sotto scorta da nove
mesi. Sorveglianza che è stata intensificata dopo il ritrovamento
dell’ordigno. Dell’indagine si occupa il Reparto operativo dei
carabinieri di Parma.

http://www.gdmland.it/gnotizia.asp?ID_NOTIZIA=116917