Home > Una catastrofe innaturale

Una catastrofe innaturale

Publie le domenica 29 febbraio 2004 par Open-Publishing

Tratto da «Internazionale» 16 gennaio 2004

I cambiamenti climatici potrebbero provocare entro il 2050 l’estinzione di un quarto delle piante
e degli animali del pianeta. Un nuovo studio lancia l’allarme.
Nei prossimi cinquant’anni i cambiamenti climatici porteranno all’estinzione un quarto degli
animali e delle piante terrestri: è quanto afferma il primo
studio globale sugli effetti del riscaldamento climatico sull’ambiente naturale. Le proporzioni
della catastrofe che incombe sul pianeta hanno sconvolto
gli stessi autori della ricerca.
Stando alle loro stime, oltre un milione di specie scompariranno entro il 2050.

Una prospettiva definita "spaventosa" dallo stesso Chris Thomas, docente di biologia della
conservazione all’università di Leeds, che ha coordinato questa
ricerca, svolta su quattro continenti e pubblicata la settimana scorsa dalla rivista Nature. Gran
parte delle perdite (oltre una specie su dieci) è ormai
irreversibile a causa dei gas già rilasciati nell’atmosfera che causano il riscaldamento globale.
Tuttavia, secondo i ricercatori, intervenendo ora per ridurre l’emissione di gas serra si potrebbe
evitare che molte altre specie subiscano la stessa morte.
Lo studio è la prima valutazione su larga scala degli effetti dei mutamenti climatici su sei
regioni biologicamente ricche del pianeta, per un totale pari
al 20 per cento delle terre emerse. Durato due anni, ha richiesto la più vasta collaborazione di
esperti a livello globale.

Come hanno evidenziato le ricerche svolte in Europa, Australia, America centrale e meridionale, le
specie che vivono nelle regioni montuose hanno maggiori
probabilità di soppravivenza dato che possono semplicemente salire di quota per stare più al
fresco. Quelle delle regioni pianeggianti come Brasile, Messico
e Australia, sono più vulnerabili in quanto dovrebbero spostarsi di migliaia di chilometri per
trovare condizioni adatte. Gli uccelli potrebbero in teoria
volare verso climi più ostili, ma gli alberi e gli habitat di cui hanno bisogno per sopravvivere
non li seguirebbero. Si prevede quindi che moriranno.
"I risultati sono di gran lunga peggiori di quanto pensassimo", dice il professor Thomas, "e anzi,
la nostra potrebbe essere addirittura una sottovalutazione".

Una delle scoperte più sbalorditive è la situazione di 24 specie di farfalle in Australia: tutte,
all’infuori di tre, spariranno da gran parte della loro
zona di distribuzione attuale e la metà si estinguerà del tutto.
Importanti aree protette in Sudafrica, come il parco nazionale Kruger, rischiano di perdere fino
al 60 per cento degli animali e delle piante. Nella regione
del Cerrado, in Brasile (detta anche "savana brasiliana"), che occupa un quinto del paese, rischia
di estinguersi quasi il 70 per cento delle 163 specie
di alberi studiate. Molte delle piante che crescono in questa savana si trovano solo qui.

I ricercatori sono arrivati alla conclusione che tra le 1.700 e le 2.100 di queste specie (cioè
tra il 39 per cento e il 48 per cento del totale) scompariranno.
In Europa, il continente meno colpito dal cambiamento del clima, i tassi di sopravvivenza previsti
sono migliori ma, secondo le stime più pessimistiche
delle variazioni climatiche, un quarto degli uccelli rischia di estinguersi, e la stessa fine farà
tra l’11 e il 17 per cento delle piante