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Una marea rojinegra

Publie le mercoledì 21 luglio 2004 par Open-Publishing

Dazibao


di Giorgio Trucchi

Sono state centinaia di migliaia le persone che sono giunte alla Plaza de la
Fé (la "vecchia" Plaza de la Revoluciòn non é più agibile da quando, l’attuale
carcerato ed ex presidente Alemàn, ha pensato bene di continuare l’opera di soppressione
della memoria storica iniziata nel 1990 quando era sindaco di Managua, facendo
costruire un’inutile e patetica fontana cantante e la Casa Presidencial) da tutto
il paese con centinaia di bus, auto e anche le famose "biciclette di Masaya",
quest’ultime più di 600.

Una piazza stracolma come non mai e un fiume di gente che si accalcava anche
lungo la Avenida Bolivar e che non riusciva ad entrare. Gente arrampicata sui
lampioni, sugli alberi e anche sugli enormi cartelloni che annunciavano il XXV
anniversario. Per ricordarsi qualcosa di simile bisogna tornare indietro al 1990,
quando il FSLN chiudeva la sua campagna elettorale con la certezza di una vittoria,
che si é poi rivelata una pesante sconfitta che fa ancora male a tanta gente
presente ieri nella piazza.

La giornata é trascorsa più veloce del solito, complice il fatto di essere iniziata verso le 15, in un susseguirsi di personalità che hanno preso il microfono.
La poetessa e compagna di Daniel Ortega, Rosario Murillo, ha scandito i tempi degli interventi.

Quello di Mons. Eddy Montenegro ha benedetto la manifestazione e "quel momento storico rivoluzionario", in perfetta sintonia con il riavvicinamento del FSLN alla Chiesa Cattolica e a al cardinale Obando y Bravo che, durante una surreale messa nella Cattedrale, ha pregato per tutti i morti dei conflitti avvenuti in Nicaragua, per la riconciliazione e per la pace. Abbracci solo alcuni anni fa nemmeno immaginabili come quello tra Mons. Carballo e l’ex Direttore della Seguridad del Estado, Lenìn Cerna e tra quest’ultimo ed il Nunzio Apostolico.

Poi si sono susseguiti gli interventi del rappresentante del Partido Comunista Cubano, Osmani Cienfuegos, di Miriam Arguello della Convergencia (alleanza che corre insieme al FSLN alle prossime elezioni), Violeta Pacay Sandino, del Movimento Zapatista de Chiapas (particolarmente toccante il suo intervento) e sono state anche consegnate le onorificenze del XXV anniversario a molte personalità della sfera sandinista, tra cui il fondatore ed attuale deputato Tomàs Borge, il maestro Orlando Pineda, l’economista Orlando Nuñez e Pablo Aràuz, il famoso "lanciatore della molotov", immortalato dalla fotografa Susan Meiselas durante l’insurrezione di Estelì.

Daniel Ortega, inaspettatamente presente fin dall’inizio, ha preso la parola verso le 18, quando molta gente se ne era già andata per la stanchezza e le ombre della sera che stavano scendendo.

Una ora e cinquanta minuti di discorso in cui ha rivisitato la storia recente del paese, dal trionfo rivoluzionario, opera di un popolo stremato da quasi 50 anni di dittatura somozista, alla sconfitta elettorale che ha comunque permesso il primo esempio di consegna del potere in modo democratico, alla tragica situazione attuale del Nicaragua dopo 14 anni di neoliberismo, corruzione e consegna del paese in mano ai voleri degli Stati Uniti e degli Organismo Finanziari Internazionali.
"Il neoliberismo é stata una tragedia per l’America Latina e il Caribe. Si sono dimenticati dell’aspetto sociale. Dicono che bisogna ringraziare il FMI, il G8 e gli Stati Uniti per il condono del Debito Estero, ma non dobbiamo ringraziare nessuno, perché grazie alle politiche di questi paesi e organismi e la mancanza di interesse degli ultimi governi, centinaia di migliaia di nicaraguensi sono dovuti andare in esilio a cercare lavoro.

Non é un fatto ideologico, é un fatto di dignità. Hanno consegnato il paese senza condizioni. Promettono libero mercato, chiedono competitività ai produttori, ma li lasciano in balia dei sussidi che i paesi sviluppati danno ai loro agricoltori. Non abbiamo nulla per cui ringraziare. Servono programmi immediati e governi che finanzino la produzione, che non si arrendino davanti all’impero e che abbiano un senso di sovranità. E’ ora di finirla di chiedere l’elemosina in giro per il mondo".

Poche comunque le proposte, se non quella già conosciuta del taglio del 50% a tutti i salari dei funzionari pubblici e quella di un nuovo sistema organizzativo del potere politico, per togliere l’eccessivo potere al Presidente della Repubblica ed al Parlamento e decentrarlo verso Assemblee Popolari. Comunque una proposta molto vaga che, probabilmente, non poteva essere analizzata più a fondo in quel momento.

Il difficile come sempre viene il giorno dopo quando, dopo la sbornia di bandiere, canzoni, inni, consignas si ritorna alla vita di tutti i giorni, con le stesse problematiche, paure, poche prospettive future e la difficoltà nel ritessere un rapporto tra società, militante o no, ed il partito che ormai da parecchi anni si é sfilacciato e sembra ricucirsi solo durante gli anniversari di quell’incredibile gesta di 25 anni fa che ha coinvolto il mondo intero.

21.07.2004
Collettivo Bellaciao