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Una volta per tutte: Grillo non è il primo partito
par Checchino Antonini
Publie le mercoledì 3 aprile 2013 par Checchino Antonini - Open-Publishing
una vignetta di Alessio Spataro censurata da facebook
Forse lo sarà ma per ora non è così. Ripetere come un mantra una frottola non sempre la fa diventare una cosa vera
Il Movimento 5 stelle ha ripetuto nelle consultazioni con Napolitano di essere «il primo per numero di voti alle ultime elezioni».
Grillo e i grillini lo ripetono dal giorno successivo alle elezioni e sta diventando «senso comune» come l’"assoluzione" di Andreotti e il gol di Turone alla Juve, come certe parentele di Mubarak o le armi di distruzione di massa di Saddam. Banalmente, è una cosa non vera, una frottola.
Basta leggere i dati ufficiali del Viminale già dal 26 febbraio, all’indomani delle elezioni. Il primo partito per numeri di voti è il Pd, anche senza quelli di Sel con cui è in coalizione.
Alla Camera, secondo i dati del Ministero dell’Interno, c’è una differenza di 148.116 mila voti a favore del Pd. Una differenza grande come una città tipo Ferrara, appena un po’ più piccola di Brescia.

Più precisamente: M5S 8.689.458 (in Italia) + 95.041 (voti italiani estero) = 8.784.499 Pd 8.644.523 (in Italia) + 288.092 (voti italiani estero) = 8.932.615. Ecco anche i dati del Senato: M5s 7.285.850 + 89.562 = 7.375.412 Pd 8.400.161 + 274.732 = 8.674.893.
Il M5S non vuole tenere conto del voto degli italiani all’estero, nonostante Grillo ne abbia segnalato l’importanza, sul suo blog. Ma, soprattutto, non spende un fiato per denunciare una legge elettorale che è tutto fuorché "l’uno vale uno" dell’inno grillino. Forse perché l’"uno vale uno" vale come il "nessuno resti indietro" di berlusconiana memoria.
Stilisticamente, la ripetizione ossessiva di una notizia non vera avvicina vertiginosamente il facoltoso ex comico ligure proprio al suo bersaglio più frequente, proprietario del grosso del sistema mediatico italiano. Il catalogo delle bufale si allunga ma forse la bolla a cinque stelle è ancora lungi dal rischio di scoppiare. E se il Pd barattasse il dimezzamento dei costi della politica con la decurtazione del 50% delle bufale sparate dall’ex testimonial dello yogurt?