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Venezuela, alla vigilia del referendum parla Lucas Rincon, «L’opposizione è pronta a tutto»
Publie le sabato 14 agosto 2004 par Open-PublishingVenezuela, alla vigilia del referendum parla Lucas Rincon, ministro dell’interno
«L’opposizione è pronta a tutto»
di Angela Nocioni
Caracas nostra inviata«L’allerta è massima. Non escludo brutte sorprese». Dalle file dell’esercito? «I nostri soldati sono fedeli alla Repubblica e al suo presidente. Ma il clima è molto teso. L’opposizione è pronta a tutto. Non si tratta di un’opposizione democratica. Sono golpisti. Hanno organizzato e condotto un colpo di stato. Hanno sparato sulla folla. L’hanno già fatto. Questa è la loro ultima possibilità. Tutti i sondaggi li danno per sconfitti. Non è gente disposta a perdere. Temo che abbiano nel cassetto un piano B. Siamo sereni, ma vigili. Molto vigili.».
Non si può dire che ostenti tranquillità il ministro degli Interni venezuelano. Ex ministro della Difesa, ex generale dell’esercito, Luca Rincon è stato richiamato da Chavez al governo da pochi mesi. «Ci conosciamo da tanti anni. Dai tempi dell’accademia militare. Quando mi ha convocato per affidarmi il ministero degli Interni non avrei mai potuto rifiutare». Non tutti tra i chavisti hanno condiviso la scelta del presidente. E in queste ore in cui tutti diffidano di tutti, a Caracas non manca chi stringe le spalle quando si nomina il massimo responsabile dell’ordine pubblico sostenendo che fu proprio Rincon, la notte del golpe, a confermare che Chavez si fosse dimesso (in realtà era stato arrestato dai generali golpisti, ma in quelle ore la confusione era assoluta e nello stesso entourage presidenziale circolavano versioni differenti di quanto accaduto nel palazzo di Miraflores).
A quarantotto ore dal referendum che potrebbe revocare il mandato alla presidenza del tenente colonnello Hugo Chavez, con un Paese diviso in due dalla crisi politica più lunga della sua storia e un clima pesante da resa dei conti finale, spetta a lui scongiurare che mezzo Venezuela spari addosso all’altra metà del paese.
Ministro, nel caso di scontri di piazza quali reparti manderà in strada a Caracas?
La guardia nazionale e la polizia.
Come pensa di controllare la polizia metropolitana in mano al sindaco Alfredo Peña, nemico giurato di Chavez?
Ho appena dato disposizione che domenica la polizia metropolitana rimanga nelle caserme. Ha già dato dimostrazione in passato di cercare lo scontro ad ogni costo. Sarebbe irresponsabile permetterle di andare in strada. Un suicidio.
Le risultano manovre paramilitari in corso?
I paramilitari colombiani che abbiamo sorpreso in una finca fuori Caracas durante un addestramento clandestino, non erano soli. C’erano ufficiali con loro. Sono stati arrestati. Ma per qualcuno, evidentemente, stavano lavorando.
Teme tentativi di uccidere il presidente?
Ne sono stati sventati. Chi detesta questo governo crede che uccidere Chavez sia il modo più rapido per bloccare il processo rivoluzionario in corso. La mafia di Miami ha rapporti strettissimi con alcuni settori dell’opposizione. Conosciamo i suoi metodi.
Perché allora il presidente continua a concedersi bagni di folla?
Per le prossime ore abbiamo previsto un’esposizione molto minore.
Toni esasperati non mancano nemmeno da parte di settori del chavismo. L’opposizione denuncia preparativi paramilitari da parte dei circoli bolivariani. Può escluderlo?
I circoli bolivariani vengono descritti come animali rabbiosi dall’opposizione. E’ la sua propaganda. Quasi tutto ciò che circola a questo proposito è completamente falso.
E’ falso che nelle baraccopoli di Caracas ci si stia preparando a difendere ad ogni costo, anche con l’insurrezione armata, la permanenza di Chavez alla presidenza?
Vede, questo presidente è il primo nella storia intera del Paese ad essersi rivolto a chi vive nei ranchitos, nelle baracche. E’ il primo ad averli considerati cittadini. Se dopo il golpe Hugo Chavez è tornato al governo lo si deve all’insurrezione dei ranchos. Gli hanno salvato la vita. Lo considerano il loro presidente. Considerano questo governo il loro governo. E’ per questo che si dicono disposti a tutto per salvarlo. Ma non ci sarà bisogno di insorgere armati. Chavez vincerà. Lo dicono anche i sondaggi americani.
In caso contrario?
Se si riferisce a una insurrezione nelle baraccopoli, posso assicurare che con quella gente ci si parla. Ascoltano. Ma non sono loro a minacciare l’ordine pubblico a Caracas. E’ l’opposizione a volere il caos. Per poter dire che con Chavez al governo il Venezuela è ingovernabile.
La manifestazione antichavista di giovedì è stata un successo. Almeno un milione di persone nell’est di Caracas. Erano mesi che l’opposizione non riusciva a mobilitare tanta gente. Non teme di sottovalutarne la forza?
No. Noi siamo di più. Chi è stato in piazza domenica scorsa alla marcia chavista l’ha visto con i suoi occhi.
Com’è la situazione nel resto del paese?
A parte Caracas, mi preoccupa lo stato di Zulia. L’area al confine con la Colombia è la più a rischio. Ma siamo pronti. Garantiremo l’ordine pubblico e il regolare esercizio del diritto al voto. Il Venezuela è un paese democratico. Dovrà accorgersene anche l’opposizione.