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Venezuela: l’America latina guarda Chavez

Publie le domenica 15 agosto 2004 par Open-Publishing

Dazibao


di Gennaro Migliore

Caracas: «Vincere per goleada è l’unico modo per interrompere ogni speculazione
dentro - e soprattutto fuori - le frontiere e proseguire nel sogno di un Venezuela,
dell’intera America Latina, per tutti e non per le élites». Così scrive l’editorialista
di Question Tal Cual, anche se, in realtà, sono in molti a credere che, oggi,
14milioni di elettori venezuelani decideranno non solo del loro futuro, ma anche
di quello dell’intero subcontinente americano e oltre.

I contendenti del Presidente, i divisissimi rappresentanti della Coordinadora
democratica, hanno nomi semi-sconosciuti: Mendoza, Cova, Rhomer, ma lanciano
proclami tanto altisonanti quanto vuoti di contenuti. Al contrario, Hugo Chavez
Frias può vantare una serie impressionante di successi dopo i due tentativi para-fascisti
prodotti dalle opposizioni per destituirlo: prima il golpe fallito dell’aprile
2002 e, alla fine dello stesso anno, il paro petrolero durato tre mesi che ha
bruciato un quarto del Pil del Paese.

Eppure qui, perfino il drammatico aumento dei prezzi del petrolio non è stato percepito come un ulteriore arricchimento di pochi, visto che gli eccezionali surplus dell’industria petrolifera nazionalizzata sono stati reinvestite nelle «missioni» speciali, che stanno cambiando la faccia del Venezuela. Oltre 10mila medici cubani nei consultori barriali, programmi per combattere la fame e l’analfabetismo, lo storico riconoscimento delle comunità indigene hanno riscritto le regole della democrazia. Nel nome della partecipazione è cambiato il «sovrano»: prima comandava la borghesia latifondista e quella che sfruttava l’oro nero, oggi il popolo dei barrios e delle campagne. A dispetto di ogni pruderie di tanta parte della sinistra moderata, che ha sempre accusato Chavez di populismo ed autoritarismo e che, invece, potrebbe facilmente rendersi conto che è l’opposizione ad aver già dichiarato di non voler riconoscere il risultato elettorale. Un’opposizione che potrebbe fare l’ennesimo, disperato, ricorso alla violenza.

Eppure se vinceranno i No i grandi sconfitti saranno anche Bush e il neoliberismo. Non a caso, il Venezuela è stato protagonista della lotta contro l’Alca, della rottura dell’isolamento di Cuba, della promozione del Mercosur, del fallimento del Wto a Cancun, dell’opposizione alla guerra globale. Oggi, come hanno dichiarato tantissimi politici ed intellettuali, se fossimo venezuelani voteremmo No. Voteremmo per continuare questa straordinaria rivoluzione non violenta, fatta di democrazia partecipativa e di grandi passioni civili.

http://www.liberazione.it/giornale/040815/LB12D6C2.asp