Home > Venezuela: vittoria di Chavez nel referendum

Venezuela: vittoria di Chavez nel referendum

Publie le lunedì 16 agosto 2004 par Open-Publishing

Il presidente del Consiglio nazionale elettorale del Venezuela, Francisco Carrasquero, ha annunciato i risultati preliminari del referendum sulla revoca dell’incarico al presidente Hugo Chávez. Con il 94, 49 per cento dei voti scrutinati, il no (che consente a Chávez di restare al governo) ha ottenuto il 58,25 per cento dei voti; il sì il
41,74 per cento. La consultazione ha visto una partecipazione popolare senza precedenti e si è svolta in tranquillità e in piena regolarità. Secondo quanto riportato dagli osservatori internazionali, tra cui l’ex presidente colombiano César Gaviria (segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani) e Jimmy Carter, leader del Centro che porta il suo nome, "il referendum è il culmine di un processo di dialogo, dopo un anno di lavoro legale e pacifico da parte della Coordinadora Democratica e di una compagna elettorale vigorosa ma senza violenze”. Unico inconveniente il meccanismo elettronico che controllava le impronte digitali di tutti gli aventi diritto al voto, che ha ritardato molto le operazioni di voto, costringendo i venezuelani a code di molte centinaia di metri.

La vittoria dell’ex tenente colonnello dei paracadutisti ha rallentato la crescita dell’oro nero. Gli impianti estrattivi sono da giorni sotto stretta sorveglianza non solo degli agenti di polizia venezuelana, ma anche degli operatori delle borse mondiali. Nei giorni scorsi, parlando a centinaia di migliaia di sostenitori, il presidente Chavez ha detto senza mezzi termini: “immaginatevi che il Venezuela entri in una situazione di ingovernabilità; il barile di petrolio potrebbe schizzare a 50, 60 e perfino 100 dollari”. Gli Usa, ostili alla politica “socialisteggiante” di Chavez, importano quasi la metà del petrolio venezuelano. Leopoldo Puchi, segretario del Mas (Movimiento al socialismo) e leader della coalizione dell’opposizione “Coordinadora Democratica” che raccoglie 13 partiti d’opposizione, ha dichiarato che “Chavez ha approfittato dello straordinario aumento del prezzo del petrolio per portare avanti una serie di campagne propagandistiche”.

Recentemente il Venezuela è entrato a far parte del polo del Mercato del sur (Mercosur), area economica imperniata attorno alla nona economia del mondo -il Brasile- e di cui fanno parte l’Argentina, Uruguay e Paraguay, con Cile e Bolivia come membri associati. Lo scorso 20 luglio a Iguazu è stato inoltre firmato anche un accordo tra Argentina e Venezuela in materia energetica che prevede la costituzione di una compagnia petrolifera inter-statale (Petrosur) aperta agli altri paesi della regione, concepita come uno strumento di autonomia energetica rispetto alle multinazionali del nord. Secondo un analisi pubblicata su Selvas.org di Tito Pulsinelli, gli Stati Uniti stentano a fare una lettura corretta del nuovo panorama che si è delineato. Il Pentagono ribadisce le tradizionali “minacce emisferiche” rappresentate dal narcotraffico e dalla guerriglia, aggiungendovi il “populismo radicale” che sarebbe alimentato da “alcuni dirigenti” che in America Latina “sfruttano le frustrazioni causate dalla disuguaglianza sociale ed economica per rafforzare le loro posizioni radicali ed alimentare sentimenti anti-USA”. Un analisi che confonde secondo Pulsinelli la causa con l’effetto, in quanto i leader sono una semplice conseguenza dei nuovi movimenti popolari anti-liberisti che attraversano tutto il continente. [AT]

http://unimondo.oneworld.net/article/view/91907/1/