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Zapatero raddoppia: «La crisi? Colpa di Bush e Blair»

Publie le domenica 15 agosto 2004 par Open-Publishing

Dura presa di posizione dei socialisti spagnoli che accusano il partito della guerra: affossa l’economia

di R. E.

Gli Stati Uniti ed il Partito popolare dell’ex premier José Maria Aznar sono i principali responsabili dell’attuale rialzo del prezzo del petrolio e, in senso lato, della crisi che affligge le economie mondiali. L’accusa arriva dai socialisti spagnoli del Psoe del primo ministro José Luiz Rodriguez Zapatero, secondo i quali l’aver sostenuto la guerra in Iraq ha contribuito «all’inesorabile impoverimento» della Spagna. E’ quanto emerge dal rapporto "Analisi delle cause dell’aumento del prezzo del petrolio", elaborato dal gruppo parlamentare socialista. Una traduzione in termini scientifici delle accuse rivolte dal nuovo esecutivo iberico nei confronti del partito della guerra. Colpevole non solo di destabilizzare gli equilibri geopolitici mediorientali, ma anche di produrre devastazione sociale. Va da sé che le prime vittime della crisi sono gli abitanti dei paesi in via di sviluppo, gli stessi che la coalizione di guerra afferma di voler difendere.

«Il governo del Partito popolare ha promosso la guerra in Iraq ed oggi possiamo dire che questo conflitto ha fatto sì che si realizzassero le peggiori previsioni che noi e la maggioranza della popolazione spagnola avevamo prospettato», ha denunciato il segretario generale del Gruppo, Diego Lopez Garrido, uno dei fedelissimi del premier. «Questa guerra è stata un attacco alla legalità internazionale, ha causato e causa la perdita di vite umane ed ha effetti negativi sugli spagnoli e sull’economia della Spagna. Il conflitto è stata una delle peggiori scelte politiche del governo degli Stati Uniti ed è stata seguita con entusiasmo dall’allora presidente del governo spagnolo»,, ha concluso
Lopez, sottolineando come la situazione del mercato del greggio sia diventata «grave»: il prezzo al barile aumenta, sostiene Lopez, di un dollaro al giorno e causa dell’aumento, almeno per il 25-30 per cento, è il conflitto iracheno. D’altra parte nell’entourage del neo-premier spagnolo tutti sono convinti che se gli Stati Uniti e la Gran Bretagna non avessero dichiarato guerra all’Iraq, il prezzo del petrolio si aggirerebbe intorno ai 30 dollari al barile e non agli attuali 45. Una situazione che, oltre a deprimere l’economia planetaria, ha delle forti ripercussioni interne, con l’inevitabile aumento dell’inflazione ed il calo dei consumi anche per gli spagnoli.

http://www.liberazione.it/giornale/040815/LB12D6A9.asp