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intimidazione contro Eughenia: denunciati per il presidio del 16 gennaio
Publie le venerdì 30 gennaio 2004 par Open-PublishingCome vi ho già raccontato nella mail che riporto nuovamente qui sotto,
il 16 gennaio la proprietà ha tentato di sfrattare i contadini della
cooperativa Eugenia presentandosi con l’ufficiale giudiziario e le forze
di polizia. I contadini, con i loro alleati di movimento (un grazie
particolare alla RdB) hanno resistito vanificando il tentativo.
Tentativo perseguito con particolare cattiveria e determinazione dalla
proprietà e da uno zelante Ufficiale Giudiziario che ha usato
comprensione solo nei confronti dei proprietari ostentando intransigenza
senza alcuna flessibilità nei confronti delle ragioni della cooperativa.
Lo sfratto è stato rimandato al 6 febbraio (anche se è stato
“giuridicamente eseguito”) soprattutto grazie all’atteggiamento delle
forze dell’ordine e dello stesso prefetto che hanno mostrato di non
voler forzare una prassi che normalmente prevede rinvii. La proprietà,
incattivita dal fallimento dello sfratto, ha sporto denuncia
sull’accaduto e la procura della repubblica ha notificato un avviso di
garanzia ad Antonio di Palma, presidente della coop., (forse anche ad
altri) per aver impedito il dovere dell’ufficiale giudiziario e per
assembramento (per averlo fatto in più di cinque persone)! Ma non erano
reati previsti dal codice fascista?
E’ una chiara intimidazione con l’obiettivo di scoraggiare la
mobilitazione del 6 febbraio per impedire nuovamente lo sfratto. Non ci
intimidiranno.
Nei prossimi giorni vi chiederemo ancora uno sforzo di solidarietà dando
conto delle iniziative di mobilitazione. Per intanto fate circolare la
denuncia e, se possibile come hanno già fatto Carta e Unimondo (che
ringraziamo), vi chiediamo di pubblicare la nota di seguito nei siti di
movimento oltre, se possibile, il link alle iniziative su Eugenia nella
pagina www.altragricoltura.org.
Un abbraccio
Gianni Fabbris
Cooperativa Eughenìa: le ragioni di una battaglia
di tutto il Foro Contadino Altragricoltura
Perché il 6 febbraio impediremo ancora una volta
lo sfratto dei contadini dalle terre di Castiglioncello Bandini
di Gianni Fabbris
Il 16 Gennaio scorso i soci della cooperativa Eugenia, insieme al Foro
Contadino Altragricoltura ed ai loro alleati di movimento, hanno
resistito per sei ore alle forze di polizia che, su ordine della
magistratura, cercavano di eseguire lo sfratto dalle terre difese col
lavoro per molti mesi ottenendo un primo rinvio di venti giorni. Siamo
arrivati, così, ad un passaggio decisivo di quella che deve diventare
una battaglia strategica per lo sforzo di ricostruzione in Italia del
nuovo movimento contadino per la Sovranità Alimentare.
Abbiamo promosso molte iniziative dai giorni del G8 a Genova (quando è
nato il FCA) ad oggi ed a molte mobilitazioni abbiamo partecipato ma la
battaglia per garantire la terra ai soci della cooperativa Eugenia a
Castiglioncello Bandini, assume per tutti noi un valore simbolico e
materiale di primaria importanza. Ci sono, in questa nostra resistenza
alle leggi del mercato che vorrebbero la morte delle aziende agricole
come oggettivo pegno di tutta la società alla modernità, tutte le
ragioni della nascita del Foro Contadino Altragricoltura e l’urgenza di
realizzare il nostro sforzo di costruzione del movimento organizzato di
Via Campesina in Italia.
La cooperativa Eugenia associa circa 15 soci (con le famiglie) con
l’obiettivo di rimettere in produzione circa 1000 ettari di terra in
un’area interna prima destinata all’abbandono. Quella terra hanno
cercato di comprarla, presentando un progetto che ha registrato grandi
riconoscimenti da innumerevoli soggetti diversi (tecnici, istituzionali,
ecc.) fino ad ottenere un importante finanziamento per oltre 350 milioni
di euro. Era, questo, un segnale importante: un intero Borgo poteva
tornare a vivere, le terre che la cooperativa stava lavorando con un
contratto d’affitto potevano essere messe in produzione in modo da
garantire il lavoro ai contadini, grazie anche ad investimenti adeguati.
Ma la proprietà, approfittando di alcuni cavilli burocratici, ha
cambiato idea ed ha alzato il prezzo chiedendo cifre fuori di qualsiasi
legame con il valore produttivo (oltre cento milioni di Euro). E’
iniziato un lungo braccio di ferro fra la Cooperativa e la proprietà che
dura da oltre due anni e che sta colpendo fortemente gli interessi della
cooperativa (in questo momento lavorano solo in cinque visto anche i
gravi problemi finanziari che lo scontro con la proprietà comporta).
Durante il Foro Sociale Europeo di Firenze il FCA è sceso in campo a
fianco dei contadini della Coop. Eugenia e, insieme ad una folta
delegazione internazionale di contadini presenti al Forum con Via
Campesina (Bovè, Gordillo e tanti altri), ha condotto una occupazione
simbolica con un primo obiettivo: riportare la storia di questi
contadini all’attenzione dell’opinione pubblica.
In effetti questo primo obiettivo è stato raggiunto: la vicenda della
cooperativa è diventata di interesse più generale uscendo dal cono
d’ombra in cui era ricacciata per assumere la dimensione di un caso
nazionale e internazionale. Altro obiettivo della vertenza era di
stimolare la solidarietà e il sostegno. Una campagna di solidarietà con
una raccolta di firme e di mails rivolta al prefetto di Grosseto, ha
raccolto migliaia di messaggi di adesione e solidarietà chiedendo,
concretamente, che non sia eseguito lo sgombero. Da quel momento si sono
succedute innumerevoli prese di posizione di istituzioni, forze
politiche (di maggioranza e opposizione), sindacali, associative si
sono schierate a fianco dei contadini della coop. Eugenia e della
vertenza del FCA. Persino il governo nazionale, di fronte ad una
interrogazione parlamentare, prendeva atto della qualità positiva del
progetto di valorizzazione delle terre presentato dalla coop. Eugenia.
Forse quello che più ci ha colpito è stata la solidarietà di altri
contadini che può essere simboleggiata dal dono di semi biologici alla
cooperativa in solidarietà e coinvolgimento in una battaglia sempre più
percepita come di tutti.
Il progetto, nel frattempo, si è andato puntualizzando. Mille ettari di
terra possono mettere al lavoro tante e tanti, sono la possibilità di
sperimentare la nostra idea di lavoro contadino, la rivendicazione che
le nostre campagne devono essere vissute da uomini e donne al lavoro
gratificati nel reddito secondo modelli agroecologici. Ha preso vita un
progetto di uso della terra secondo criteri agronomici contadini di
grande valore che punta alla valorizzazione delle specificità e
tipicità produttive, alla diversificazione legata al ciclo corto e ad un
uso sociale della terra. Un progetto valutato tanto positivamente da
aver trovato immediatamente l’adesione di istituti finanziari
importanti come la Fidi Toscana e Banca Etica o di altri produttori
pronti a sostenere finanziariamente e col lavoro il progetto. La Fidi
Toscana, dopo aver valutato con attenzione il progetto, è arrivata a
dichiararsi pronta ad investire a sostegno del lavoro contadino il
massimo delle risorse finanziarie che il suo statuto le permette. Ma il
progetto non è solo legato all’attività produttiva, primo diritto
contadino nella gestione della terra, propone una dimensione sociale di
valorizzazione del territorio: nascono, fra l’altro, le proposte di una
scuola contadina di carattere nazionale e internazionale e un centro
per la biodiversità.
Assemblee, conferenze e comunicati stampa, volantinaggi, interrogazioni
parlamentari hanno determinato una pressione costante che ha ottenuto un
altro importante risultato: la Regione Toscana, grazie ad una delibera
votata all’unanimità dal Consiglio, ha formalizzato un tavolo di
trattative con la proprietà con l’obiettivo di agevolare la soluzione
della vertenza.
Tutto questo finora non è bastato: una proprietà sorda e miope ha
continuato a perseguire il suo obiettivo di voler cacciare dalla terra i
contadini della cooperativa, persistendo in una azione legale in sede
giudiziaria che ha dell’incredibile. Il tribunale di Grosseto ha emesso
una sentenza che la dice lunga su quanto poco è considerato il diritto
contadino a lavorare la terra. Mentre ci sono in corso diversi
procedimenti giudiziari un tribunale ha sostenuto una tesi che può
essere così riassunta: “A prescindere da chi alla fine della causa avrà
ragione (se la proprietà o i contadini), viene considerato prevalente il
diritto di proprietà su quello del lavoro per cui la cooperativa è
condannata a lasciare la terra. Certo, se alla fine della causa il
processo darà ragione alla cooperativa, i proprietari dovranno ripagare
ai contadini i danni subiti”. SCANDALOSO!!!!! E gli animali (vacche,
pecore, maiali, ecc.) che fanno nel frattempo? E le persone che
dovrebbero fare? E se i proprietari nel frattempo dovessero vendere ad
altri frammentando la proprietà nel miglior esempio di speculazione
finanziaria?
Chi e con cosa dovrebbe risarcire la cooperativa? Quale è
il prezzo per dover lasciare una terra strappata dall’abbandono? Chi
dovrebbe risarcire gli abitanti del borgo che ora stanno tornando ad una
vita degna e che dovrebbero tornare nella marginalità? Forse legittima
(non ne siamo convinti), certo una sentenza SCANDALOSA MA FIGLIA DI
SCELTE POLITICHE E SOCIALI PER CUI IL LAVORO DELLA TERRA HA SCARSO
VALORE.
E’ chiaro, per noi, come questa battaglia sia più ampia e generale e
vada oltre la vicenda di un singolo gruppo di contadini. In Italia, come
nel resto d’Europa, l’accesso alla terra, il diritto a lavorarla torna
ad essere un problema sociale. Da una parte si abbandonano dal lavoro
grandi parti del territorio nazionale con la chiusura delle aziende
agricole (una ogni dieci minuti) dall’altra si nega a chi vorrebbe il
diritto a lavorarle in nome della speculazione finanziaria o
dell’estendersi dei processi di privatizzazione. Grande è, infatti, il
patrimonio di terre demaniali e persino di usi civici (forme diverse di
proprietà delle terre pubbliche e collettive) che gli Enti Locali e lo
stesso Governo Nazionale, decidono di privatizzare. E’ la logica
neoliberista di tagliare il finanziamento pubblico ai servizi ed agli
Enti locali, per poi permettere che il patrimonio pubblico (artistico,
abitativo, di terra) sia svenduto per fare cassa. Così sta accadendo in
tante parti del nostro Paese e pesino (anzi, particolarmente) in
Toscana, la regione in cui si trova la cooperativa e che “Ospita il
Forum Sociale Europeo e si vanta della collaborazione con Vandana
Shiva”. Per questo, fin dal primo momento abbiamo deciso di lavorare
alla dimensione globale del problema e di dare, al caso della coop.
Eugenia, un carattere simbolico.
Dentro la CAMPAGNA PER IL DIRITTO ALLA TERRA, con l’obiettivo di
generalizzare la rivendicazione del diritto a produrre ed a valorizzare
la terra come diritto fondamentale dei contadini e di tutti i cittadini
del territorio, abbiamo lavorato su obiettivi precisi. Sono nati il
COORDINAMENTO CONTADINO DI LOTTA PER IL DIRITTO ALLA TERRA che sta
raccogliendo in tutta Italia realtà diverse che vedono negato il loro
diritto a rimanere o ad accedere alla terra e il SOCCORSO CONTADINO per
assistere e sostenere le vertenze (con la partecipazione, insieme ai
contadini di avvocati, agronomi e tecnici). Nostri obiettivi concreti
sono quelli di permettere la socializzazione delle singole esperienze,
di coordinare le lotte, di lanciare campagne (come quella contro la
privatizzazione degli usi civici) di aprire vertenze territoriali,
regionali e nazionali. Al governo nazionale chiediamo un piano di
riordino della proprietà fondiaria che favorisca l’accesso alla terra e
misure urgenti per bloccare le procedure di sfratto e la fuoriuscita
dalla terra delle aziende contadine. Alle regioni chiediamo misure
chiare a sostegno del diritto alla terra e di interrompere la
privatizzazione del patrimonio di terre pubbliche.
Proprio in Toscana la nostra iniziativa di mobilitazione, nata attorno
alla cooperativa Eugenia sta producendo primi risultati: oltre la coop.
Eugenia, abbiamo portato ai tavoli di trattativa altre realtà chiedendo
che si interrompano le procedure di privatizzazione delle terre
pubbliche che occupano, fino ad arrivare alla proposta, avanzata
all’assessore regionale all’agricoltura, di aprire un tavolo di
confronto sulla questione del patrimonio di terre pubbliche regionali.
La giunta regionale ha dichiarato la propria disponibilità ad avviare il
confronto ed a valutare proposte alternative. Vedremo, per il momento
incassiamo questo risultato e verificheremo le volontà nell’incontro
pubblico che stiamo programmando presso il consiglio regionale a Firenze
nelle prossime settimane.
Ma non basta. E’ evidente che il problema è di una dimensione tale che
investe immediatamente le responsabilità dell’UE, delle sue scelte di
Politica Agricola che condannano alla chiusura le aziende europee e che
tende a disegnare un’agricoltura europea senza agricoltori. Così si
aggravano in tutta Europa i problemi di accesso alla terra come, sempre
più, sanno bene le organizzazioni europee di Via Campesina costrette a
fare i conti con un problema che sembrava cancellato e risolto dalla
modernità. Mentre si prepara a Valencia la conferenza internazionale per
la Riforma Agraria, stiamo preparando un seminario internazionale delle
organizzazioni europee di VC sull’accesso alla terra da tenere presso la
cooperativa Eugenia nel mese di Marzo, con l’obiettivo di lanciare una
campagna europea e di coordinare le mobilitazioni già in corso in
Italia, come in Spagna o Francia.
La lotta e la resistenza della coop. Eugenia, è un esempio per tutti
noi; di come, legando insieme le vertenze locali, con la dimensione
globale, costruendo alleanze e battendosi per il diritto contadino e
cittadino alla sovranità alimentare si può ricostruire l’unità contadina
e la forza che ci porta a vincere.
PER QUESTO IMPEDIREMO LO SFRATTO DEL 6 FEBBRAIO DELLA COOP. EUGHENIA :
PER VINCERE QUESTA VERTENZA E FARE PIU’ FORTI LE LOTTE E LE
RIVENDICAZIONI DI TUTTI I CONTADINI ITALIANI.
TUTTE E TUTTI A CASTIGLIONCELLO BANDINI IL 6 FEBBRAIO
(Antonio 3488561171 – coop. Eugenia 0564893475)