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PRC/ GRASSI RESTA CON FERRERO, MA INSISTE: INTESA UNITARIA

Publie le sabato 26 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

PRC/ GRASSI RESTA CON FERRERO, MA INSISTE: INTESA UNITARIA

Chianciano (Si), 25 lug. (Apcom) - Al secondo giorno di congresso nazionale, tra i bertinottiani di Rifondazione inizia a serpeggiare qualche dubbio sulla strategia, coltivata per settimane, di divisione degli oppositori. "Dobbiamo iniziare a fare i conti - si mormora in platea - con il fatto che la mozione 2 (quella guidata da Nichi Vendola, ndr) non ha raggiunto il 50 per cento. E che il tentativo di disarticolare la mozione 1, cioè di separare Grassi da Ferrero, potrebbe anche non riuscire". Di questo si è discusso ieri nella riunione della mozione 2, al cui interno si registrano, racconta chi era presente, "sensibilità diverse" tra chi vuole tenere duro sulla linea della costituente della sinistra, già messa tra parentesi da Vendola nel suo intervento al congresso, e chi si accontenterebbe di portare a casa il risultato di eleggere segretario il governatore della Puglia.

Gli uomini di Vendola hanno riservato anche oggi a Ferrero numerosi attacchi, soprattutto sulla contestata scelta di scendere in piazza con Di Pietro. "La nostra cultura ha sempre avversato il giustizialismo, che c’entra con la questione morale?", ha tuonato dal palco l’ex segretario Franco Giordano. L’abbraccio con un commosso Bertinotti, e il commento del leader storico del Prc, "il progetto di Giordano è il mio", hanno sancito il rilancio dell’area Vendola. Che alla mozione 1 ha fatto capire chiaramente che la linea invalicabile è il nome del segretario: la candidatura Vendola non è sostituibile da nessun nome di mediazione. E l’intesa possibile è ’a pacchetto’, non c’è una prima tappa sulla politica e una seconda sul leader del partito.

La riunione decisiva della mozione 1, prevista in tarda serata, potrebbe confermare il patto di unità d’azione fra Claudio Grassi, leader dell’area Essere comunisti, e l’ex ministro Paolo Ferrero. I due hanno parlato a lungo nel pomeriggio, e alla fine l’ex ministro è apparso ai suoi "ottimista". Ferrero anche oggi ha replicato a muso duro a Vendola, negando di avergli opposto un veto e ricordandogli che dovrebbe trarre le conseguenze dalla scelta di impostare i congressi come se fossero elezioni primarie: "Le primarie si vincono con il 51%...".

Ma Claudio Grassi, l’uomo decisivo, l’incrocio di ogni trattativa, sul pregiudiziale della elezione di Vendola alla segreteria, sottolinea la sua posizione di snodo del congresso, bacchettando sia i bertinottiani che i ferreriani: "E’ sbagliato - avverte - sia venirci a dire ’questo è il segretario’ sia dire ’lui non può fare il segretario’". A suo dire l’intesa va trovata a tutti i costi "altrimenti si sfascia Rifondazione", ma la convergenza è possibile a partire dalla presa d’atto che "la costituente è stata bocciata dal congresso". Poi indica un possibile compromesso: "Quando troviamo una intesa, poi il gruppo dirigente è complesso, ci sono altre figure oltre al segretario". Gestione unitaria, insomma, come quella che chiede a gran voce dal palco di Chianciano Alberto Burgio, deputato uscente e intellettuale di spicco dell’area Grassi, che critica la gestione degli anni di Bertinotti: "Dobbiamo porre fine - ammonisce - alla storia sciagurata di una gestione maggioritaria del partito".

Stasera si riunisce la commissione politica del congresso, quella che dovrebbe partorire il documento congressuale e sancire l’intesa fra le mozioni. Ma è una riunione interlocutoria,in attesa dei risultati dell’assemblea dei delegati della mozione 1. Alla quale stanotte spetta il compito di avanzare una proposta. Se l’intesa Ferrero-Grassi regge, dovrà essere una proposta capace di ricomporre le mozioni 1 e 2. Cioè, paradossalmente, di concludere la stagione congressuale di più drammatica lacerazione all’interno del Prc ricomponendo la maggioranza del partito esplosa dopo la catastrofe elettorale. Una maggioranza che, se davvero si concretizzasse, conterebbe su una maggioranza larghissima, vicina al 90 per cento. Ma porterebbe con sé, nel cuore della gestione di un partito da ricostruire, una drammatica scia di divisioni politiche e personali da ricomporre.