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Il futuro incerto del Prc

Publie le sabato 26 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

di Andrea Scarchilli e Frida Roy

Il bivio è tra il compromesso e la resa dei conti all’ultimo voto. Nel primo caso Nichi Vendola sarà segretario di Rifondazione comunista ma al governo del partito parteciperanno i rappresentanti di tutte e cinque le mozioni. Nel secondo, si andrà alla conta nel comitato politico nazionale, dove i vendoliani temono una convergenza tra la mozione uno e le altre minori, la tre e la quattro soprattutto.

Le condizioni di Ferrero e Grassi sono chiare e già messe in campo: un anno di lavoro serrato per rilanciare Rifondazione comunista congelando costituenti e federazioni varie, ricostituzione di un’opposizione sociale e politica al governo Berlusconi e simbolo e programma autonomi alle elezioni europee del prossimo anno. Significativa, in ogni caso, la frase finale dell’intervento di Grassi: "Caro Paolo e caro Nichi parlatevi" perché "se il Prc si divide in due cesserà di esistere". Queste le parole pronunciate dall’ex senatore dell’area Essere comunisti, oggi salito al rango di grande mediatore e considerato nelle ultime ore il vero ago della bilancia del congresso. Propri le ultime ore lo davano, secondo i rumors giornalistici, come disponibile a convergere su Vendola, di fatto fratturando la sua mozione. Una ipotesi che lui stesso ha oggi smentito: "Non ho fatto inciuci, non abbandono la mia mozione e i suoi contenuti", ha precisato Grassi. Il suo appello a trovare una sintesi nasce dalla coscienza che la spaccatura è un rischio concreto, a cui lui dice basta:"al congresso non ha vinto nessuno. Facciamo vincere il Prc (...) smettiamola con le divisioni".

Una prima impressione la si avrà a breve, con la riunione della plenaria per l’approvazione dello statuto. Se passerà la modifica che reintroduce la diarchia presidente - segretario, sarà il segnale che un posto è stato creato per un rappresentante della mozione uno.

Si è notato dagli interventi di Gennaro Migliore e Paolo Ferrero, tuttavia, che l’accordo non è del tutto impossibile. Il giovane che Fausto Bertinotti avrebbe voluto come suo successore ha sottolineato la necessità di un progetto politico chiaro per rimettere in piedi il partito che però, nella prospettiva della sua mozione, passa necessariamente per Vendola segretario. La messa a punto del progetto è quanto ha chiesto a più riprese, non omettendolo nemmeno nell’applauditissimo intervento odierno, da Ferrero. L’ex ministro ha risposto alle critiche di aver partecipato alla manifestazione di piazza Navona con l’esigenza di non lasciare la mobilitazione a Di Pietro e sottolineando l’errore di "fare gerarchie tra questione morale, civile e questione sociale", che invece dovrebbero andare di pari passo. No secco al "nuovo centrosinistra" messo in campo da Sinistra democratica come bocciatura dell’unità, perché "il massimo di unità della sinistra ha prodotto il risultato elettorale minimo".

Il patto che si sta cercando di definire conterrebbe a beneficio della mozione, oltre che il nome del segretario, anche qualche limatura nel documento finale. La critica che le altre quattro mozioni hanno fatto della linea stabilita a maggioranza nel congresso di Venezia di tre anni fa - quello che sostanzialmente optò per la partecipazione diretta al governo con Prodi e il progetto di un approdo del partito a una soggettività di sinistra più ampia - sarebbe più sfumata e si concentrerebbe soprattutto sul fallimento dei due anni passati a Palazzo Chigi. Sarebbe presente la presa d’atto dell’illusione di riuscire a cambiare il paese dal vertice del potere, facendo dall’alto tutto quello che, dal basso, non era possibile ottenere dal movimento. Quanto alla linea bertinottiana di progressivo scioglimento per costruire una nuova sinistra, ci si limiterebbe a fare fuoco sull’esperienza della sinistra arcobaleno come un tentativo monco. Nei fatti, tuttavia, l’arroccamento è deciso e le costituenti, di qualsiasi segno, sono rimandate a data da destinarsi: come dimostra l’ormai certa corsa solitaria del Prc alle prossime europee.

La prima occasione per verificare lo schieramento delle forze in campo è prevista stasera, in occasione dell’approvazione dello statuto. Secondo i più da lì potrebbe arrivare il primo segnale, con il ritorno all’antica diarchia presidente - segretario, con Vendola affiancato alla guida del partito da un rappresentante della prima mozione. Uno dei leader del documento uno, tuttavia, ha detto ad "Aprileonline" di ritenere l’ipotesi di difficile realizzazione, visto che comporterebbe la modifica radicale dello statuto del partito. Ma i giochi sono ancora aperti. Se ripartizione sarà, avverrà probabilmente sulle caselle che comporranno la futura segreteria e la conta che è stata evocata sul finire dei lavori di oggi ci sarà in ogni caso: nella migliore delle ipotesi, quella di un avvicinamento tra i due gruppi maggioritari, per stabilire il potere di contrattazione dei raggruppamenti. Va prevalendo, insomma, l’interpretazione del voto "spinta" da Ferrero e Grassi: hanno perso tutte le linee, perché nessuna ha ottenuto la maggioranza assoluta dei delegati. Perciò è imprescindibile una gestione unitaria del partito, con le coordinate individuate. Altrimenti, muro contro muro.

aprileonline