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Reclaim the banks!

Publie le sabato 26 marzo 2011 par Open-Publishing

Blitz di studenti sede di Intesa-San Paolo

Circa 25 studenti universitari sono stati protagonisti, a Torino, di un blitz all’interno della sede di banca Intesa-Sanpaolo nella centralissima piazza San Carlo. Due guardie giurate, in servizio davanti alla filiale, sono rimaste contuse. Secondo la ricostruzione del personale interno alla filiale, le guardie hanno cercato di opporsi all’ingresso dei manifestanti, ma sono state spintonate, riportando prognosi di pochi giorni. Una versione però contestata dagli stessi autori del blitz, che escludono ci siano state violenze.

Una volta all’interno, i manifestanti hanno distribuito volantini. Successivamente, sono stati fatti uscire dalla Digos e dai carabinieri e hanno effettuato un sit-in all’ingresso della filiale, con cartelli che si oppongono alle guerre "umanitarie", ai tagli all’istruzione e all’aumento delle tasse.

Poi i manifestanti, che hanno srotolato uno striscione con la scritta ’We are the crisis’, hanno lasciato piazza San Carlo e si sono diretti verso Palazzo Nuovo, sede dell’università. La manifestazione fa parte di un programma contro i simboli del capitalismo finanziario che coinvolgerà le principali città europee e anche la Tunisia.

Intesa-Sanpaolo - si appende ancora da fonti interne alla banca - denuncerà tutti coloro che hanno fatto ingresso nella filiale.

(25 marzo 2011)


Volantinaggio davanti a Unicredit C.Racconigi - Torino

Questa mattina un gruppetto di compagni ha effettuato un volantinaggio davanti alla filiale Unicredit di corso Racconigi 39 a Torino, per denunciare le responsabilità di questa e altre banche nell’armare e finanziare l’aggressione occidentale alla Libia (così come armano e finanziano Gheddafi);

l’iniziativa si inserisce in un percorso di lotta contro banche e multinazionali responsabili della crisi e della guerra

LIBIA: CONTRO LA NUOVA GUERRA DEL PETROLIO
BOICOTTA UNICREDIT E TUTTE LE BANCHE ARMATE!

Da sabato 19 marzo le potenze occidentali stanno bombardando le città, i porti e le infrastrutture della Libia, paese ricchissimo di risorse energetiche, con distruzioni e uccisioni di entità indefinita, anche per la disinformazione veicolata dai mass-media. Il pretesto per i bombardamenti è la creazione di una "no fly zone" che impedisca la repressione (finanziata anche questa da armi e soldi occidentali) da parte del regime di Gheddafi della rivolta popolare iniziata a metà febbraio.
Gran parte degli aerei da guerra, compresi i “nostri” Tornado, partono dall’Italia.

Ancora una volta, come è stato per le aggressioni a Serbia, Afganistan e Iraq, emerge la logica criminale del capitalismo che, alla ricerca incessante di territori e risorse da sfruttare, trova sfogo nell’iperproduzione bellica, nella distruzione e nei massacri, cui poi segue la ricostruzione.
Componenti di questo intreccio mortale di cui tutti siamo prigionieri sono le banche, le multinazionali del petrolio, delle armi e delle costruzioni, e i governi che tolgono risorse alla scuola, al lavoro utile, alla sanità per gettarle nella macchina divoratrice e sanguinaria della guerra.
In questi giorni in tutta Italia si sono susseguite mobilitazioni contro l’aggressione alla Libia, a sostegno delle rivolte e rivoluzioni in corso in Africa e nel Medioriente, e per una politica di accoglienza e di libertà nei confronti di tutti i migranti che, arrivando sulle nostre coste, vengono rinchiusi come bestie nei CIE e in altre strutture (altro lucroso businness infatti è quello della "gestione dell’emergenza"), oppure abbandonati a se stessi in quel lager a cielo aperto che è diventata Lampedusa.
Oltre ad aderire a queste mobilitazioni una forma di azione individuale che si può mettere in atto è il boicottaggio di quelle grandi banche, come Unicredit, Intesa - Sanpaolo e altri colossi finanziari, che sono responsabili di tutto questo scempio in quanto finanziano grandi imprese come FINMECCANICA per la produzione bellica, ENI per l’estrazione del petrolio, ENEL per i suoi folli progetti nucleari, IMPREGILO e i suoi interessi mafiosi alla costruzione del TAV solo per citarne alcune. Così facendo ci danneggiano due volte, per lo spreco delle risorse finanziarie e per la devastazione dell’ambiente, della salute, della vita stessa delle persone.

Liberiamoci delle banche armate e dei loro padroni, per un modello di società dove si produce per il benessere umano e non per il profitto!
Riunioni di aggiornamento e discussione ogni lunedi ore 18-20 presso
Circolo Internazionalista – via Baveno 23 – Torino


"O la Borsa o la Vita": People before profits - Persone prima dei profitti
Indymedia Lombardia , 24.03.2011 19:03

Euforia alla Borsa di Milano: salgono le azioni in tutta Europa, interessate soprattutto banche finanziarie. L’autorità della Borsa invece caccia un’azione di importante valore culturale, temendo un attacco che possa provocare l’instabilità dei mercati, soprattutto una rivolta dei debitori.

Eh si, perchè è proprio schiavizzando milioni di persone tramite il debito che i banchieri si garantiscono i loro enormi profitti. Questo il tema della lezione tenuta oggi alla Borsa di Milano dalla "debt generation", per inaugurare una tre giorni di mobilitazione che coinvolge tutta Europa. Da Londra a Milano, il Knowledge Liberation Front punta il dito contro il capitale finanziario vero padrone dell’economia globale: hanno salvato le banche con i soldi dei cittadini, hanno venduto interi paesi tramite il debito pubblico, si sono arricchiti cancellando il welfare, la cultura e l’istruzione pubblica; e costringendo tutti quanti ad indebitarsi, in una catena continua di prestiti d’onore, mutui e tassi d’interesse, multe, ipoteche.

La lezione però non è piaciuta ai prestigiatori di Piazza Affari, che prontamente si sono fatti coadiuvare dalle forze dell’ordine: prima di tutto hanno allontanato la stampa e le telecamere, e a seguire in malo modo i professori e gli studenti. Intanto i funzionari dichiaravano che la borsa è un luogo privato. Peccato però che tutti i loro enormi profitti siano garantiti dalla somma dei nostri miseri risparmi e dai debiti che contraiamo, e le loro ricchezze vengano prodotte dalle nostre intelligenze, dal nostro lavoro, dalla nostra cooperazione.

Se in tutta Europa i giovano occupano le banche è perchè vogliamo riprenderci il denaro che ci spetta, e le ricchezze che noi produciamo. In Italia più che altrove il potere economico coincide con quello politico e con quello mafioso. Per questo invitiamo tutti a scendere in piazza, domani come ogni giorno, e pretendere l’esilio del rais e la confisca di tutti i suoi beni, per restituirli a cultura, welfare e istruzione pubblica.

Questi i cartelli esposti nel corso dell’iniziativa:

 People before profit! o la borsa o la vita 29 per cento di disoccupazione giovanile

 Not my debt! debito pubblico, profitti privati! + di 1800 miliardi di debito pubblico... Continuano a tagliare il welfare e il debito continua a salire

 Debt generation? Join the new resistance! 4 milioni di precari tra collaboratori, partite Iva, dipendenti a termine

 Rais e banchieri: Que se vayan todos! X noi 30.000 di debito pubblico a testa - Patrimonio Berlusconi 9 miliardi di euro


Milano - Corteo collettivi, vernice contro le banche

MILANO - Una protesta contro l’intervento militare internazionale in Libia a cui contrappongono invece la «necessità di cacciare il rais Berlusconi, la Gelmini e tutta la cricca e opporsi alle speculazioni finanziarie di banchieri e politici»: per questo motivo circa 500 ragazzi dei collettivi studenteschi milanesi e del centro sociale Cantiere sono partiti in corteo, poco dopo le 9.30 di venerdì mattina, da largo Cairoli diretti, dopo un lungo percorso per le vie del centro, agli uffici della Finivest, a due passi dalla Stazione Cadorna. «Wake up, cacciare il rais è possibile» era scritto sullo striscione che apriva il corteo.

UOVA E VERNICE CONTRO LE BANCHE - Come era accaduto anche il 4 marzo scorso, la sede della banca Unicredit, in piazza Cordusio a Milano, è stata il bersaglio del lancio di alcune uova cariche di vernice rossa da parte di alcuni manifestanti. Stessa sorte per la filiale della Banca popolare di Lodi in via Orefici, le cui vetrine sono state anche ricoperte di volantini della manifestazione. «Ridateci i soldi, ladri e mafiosi», è stato scritto con la vernice rossa su una vetrata della filiale della Banca popolare di Milano in via Mazzini a Milano dai ragazzi dei collettivi. La banca, contro cui è stato scagliato anche un fumogeno, è stata poi tempestata di uova cariche di vernice. Gli attacchi a base di vernice hanno poi coinvolto anche l’Hotel dei Cavalieri in piazza Missori (accusato di ospitare manifestazioni delle formazioni politiche di estrema destra) e la filiale di Unicredit in corso Italia. Il corteo ha avuto come obiettivo praticamente tutte le filiali bancarie incrociate lungo il suo tragitto.


Le filiali Unicredit si trasformano in aula studio e mensa popolare

Tavolini, sedie e libri aperti: davanti a una filiale Unicredit di via Indipendenza blindatissima (come molte altre nel centro città), appare puntale alle 11.30 il secondo flash mob della tre giorni di azione transnazionale contro finanza e austerità. Traffico bloccato, autobus costretti a invertire faticosamente la marcia, mentre gli attivisti, alcune decine, srotolano uno striscione con lo slogan: «Reclaim the banks, reclaim the money vs. Austerity». Dal megafono: «siamo davanti ad Unicredit perche’ contribuisce ai processi di finanziarizzazione, accresce l’austerity e finanzia le guerre»

Mentre si avvicina l’ora di pranzo, dopo qualche decina di minuti, i dimostranti raccolgono sedie e tavolini e partono in corteo lungo via Indipendenza. All’incrocio con via Irnerio girano a destra, accelerano il passo, fin oa mettersi a correre e raggiungere la filiale Unicredit al civico 12 e iniziare ad allestire sotto il portico e nel vano di ingresso della banca tutto il necessario per offrire panini conditi con salumi e pomodori, e snack vari.

All’arrivo degli attivisti, la filiale ha subito chiuso gli ingressi costringendo all’interno i dipendenti e i malcapitati clienti che vi si trovavano, solo dopo lunghe rassicurazioni i bancari si sono convinti a riaprire le porte. Alcuni tra dipendenti e clienti hanno approfittato degli stuzzichini offerti dai ragazzi.

Un atteggiamento, quello dei responsabili della filiale, che i maninfestanti hanno bollato come «Incredibile».
«Il nostro obiettivo -aggiungono- non era bloccare l’ingresso per noi poteva entrare ed uscire chiunque, è stata una scelta tutta di Unicredit»

Durante entrambi i blitz è stato cospicua la presenza di agenti di polizia (sia in assetto antisommossa sia in borghese) sia di militari dei carabinieri (con tanto di blindato). Ciò nonostante tutto si è svolto in un’atmosfera serena e rilassata.Per tutti ora l’appuntamento è per la Take the future Parade di domani, appuntamento alle 17 in Piazza San Francesco

> Leggi il comunicato degli attivisti del KLF:

Take the future act II
Mensa popolare, già Unicredit!

Decine di studenti hanno sanzionato oggi più sedi di Unicredit presenti nel centro di Bologna. L’azione comunicativa rientrava all’interno della 3 giorni di mobilitazione europea che negli scorsi giorni ha toccato anche Bologna, prima con una “Reclaim the streets” in via Zamboni, poi con un altro flash mob ieri, e si concluderà domani con la “Take the future parade” che si muoverà in città in contemporanea con cortei in tutta Europa, includendo Londra e Parigi tra le località che scenderanno in piazza contro i tagli e l’austerity.

La filiale Unicredit davanti alla quale oggi era stato lanciato dal Knowledge Liberation Front un’iniziativa di stampo simile a quella messa in campo dagli attivisti inglesi qualche settimana fa è stata trovata completamente militarizzata dagli studenti e delle studentesse, che hanno deciso allora di effettuare comunicazione bloccando temporaneamente via Indipendenza mettendosi a leggere e scambiandosi libri per opporre alle barriere d’accesso all’università e ai meccanismi di indebitamento la libera circolazioni di saperi.

Il blocco degli studenti è proseguito circa un’ora, per poi muoversi e sorprendere le forze dell’ordine con una improvvisa corsa terminata davanti alla filiale Unicredit di via Irnerio, della quale è stato bloccato l’accesso ed affisso un cartello “Mensa popolare, già Unicredit” a simboleggiare la chiusura simbolica della banca e la sua trasformazione in un luogo attraversabile da studenti e precari non solo per il consueto prelievo/versamento ma per avere un momento di socialità.

Mentre si allestiva un pranzo gratuito per chiunque attraversasse via Irnerio, sono state ricordate alla città le responsabilità gravissime di Unicredit e della finanza internazionale nella creazione e gestione delle politiche di austerity, ma anche quelle direttamente collegate all’intervento militare occidentale in Libia mirato a tarpare le ali dei movimenti rivoluzionari arabi e a scongiurare le conseguenze che già stanno avendo sulla stabilità globale del sistema finanziario capitalistico, oltre a rilanciare l’appuntamento con la Parade di domani che partirà alle 17 da piazza San Francesco.