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IL VOTO IN AMERICA LATINA: 3 REQUISITI MINIMI DEI CANDIDATI AL PARLAMENTO ITALIANO

Publie le Lunes 13 de febrero de 2006 par Open-Publishing

IL VOTO IN AMERICA LATINA: 3 REQUISITI MINIMI DEI CANDIDATI AL PARLAMENTO ITALIANO
. IT - Emigrazione Notizie 2006

3 REQUISITI MINIMI dei CANDIDATI al PARLAMENTO ITALIANO
Tito Pulsinelli

La scelta dei candidati alla Camera dei deputati è stata fatta a Roma, senza consultare in nessun modo gli elettori. Qui non ci sono state primarie, sondaggi, nè altro.
Hanno designato dei notabili e li hanno imposti dall’alto, ma non c’è identificazione e compatibilità tra questi e la potenziale base elettorale degli emigrati di sinistra. Perchè?

(1) Non si tiene conto che il neoliberismo ha falcidiato i redditi e la sicurezza sociale, non solo delle maggioranze dei Paesi in cui viviano, ma ha assestato colpi duri anche tra le fila dell’emigrazione italiana.
Il neoliberismo ha fatto regredire le condizioni dei Paesi latinoamericani e non ha risparmiato nemmeno gli italiani e le loro famiglie, e questo non soltanto in Argentina.
Pertanto, far piovere dall’alto il nome di alcuni notabili -o imprenditori dalla dubbia fama- è una scelta equivoca, che paga il dazio al vecchio mito degli “italiani che hanno fatto fortuna”.
La realtà odierna, purtroppo, è un’altra.

(2) Se, poi, i notabili sono anche manifestamente ostili ai governi del nuovo corso imboccato dal Latinamerica e -chi più, chi meno- si sono distinti nell’osteggiare Lula, Kirchner, Chavez e Tabarè, o non riescono a celare il disprezzo verso Evo Morales, allora non ci sono le condizioni minime per votarli.

Il minimo richiesto a un futuro deputato che ci rappresenterà è che non sia ostile ai nuovi governi dei Paesi in cui viviano, soprattutto quando noi ci identifichiamo in gran parte delle loro politiche.

(3) L’identikit del deputato desiderabile impone che, sulle tematiche internazionali, sia chiaramente orientato verso il multipolarismo, cioè un orizzonte geo-politico in cui è garantita -tra gli altri- l’esistenza e il ruolo di un’Europa sempre più autonoma e indipendente, e del nascente blocco regionale sudamericano, oggi appena abbozzato con il Mercosur.

E’ sommamente equivoco, pertanto, il costante e deferente riferimento dei notabili ai “nostri alleati americani”, intesi come Stati Uniti d’America..

“Alleati” contro chi?
Contro il nascente blocco sudamericano? Contro il legittimo governo del Venezuela? Contro il Sud del mondo? Contro la fine degli Stati oligarchici del sub-continente?
E’ per noi improponibile pensare ancora agli Stati Uniti -che sono cosa diversa dal continente America- come « alleati », vista la loro notoria ostilità nei riguardi del Latinamerica che si orienta all’autonomia e al cambiamento. Bellicosità che non è di oggi, che non è una tra le tante tare di Bush, ma rimonta molto più lontano.
Chi si è dimenticato di quell’altro 11 settembre in cui venne stroncato Allende ? Assieme a lui, gli Stati Uniti pretesero archiviare la speranza, la democrazia e il riformismo.

C’è bisogno di rappresentanti che siano consapevoli dei disastri dello tsunami neoliberista in questo continente, e dell’importanza della barriera eretta dai nuovi governi della regione.
Il rigetto dell’unipolarismo dell’attuale classe dirigente USA è il punto di partenza per il contrasto alla guerra e perchè emerga un panorama multipolare, in cui il bloco sudamericano trovi nell’Unione Europea un interlocutore, un partner, non più un gemello siamese degli Stati Uniti.