Home > 15 Ottobre. Il movimento prende le “contromisure”
15 Ottobre. Il movimento prende le “contromisure”
par Federico Rucco
Publie le venerdì 7 ottobre 2011 par Federico Rucco - Open-PublishingUna affollata assemblea all’università di Roma discute della manifestazione
nazionale del 15 ottobre e sul come “rimandare al mittente la lettera alla
Bce”. Così com’è la giornata del 15 non convince molti. Decisa una
mobilitazione per mercoledì 12 ottobre in occasione del convegno con Draghi
e Napoletano alla Banca d’Italia, in pratica un vertice del “governo unico
delle banche”.
La “mitica” aula I della facoltà di Lettere si riempie quasi con puntualità.
Più di trecento persone tra universitari, attivisti sociali e sindacali
riempie una delle più grandi aule della Sapienza per discutere della
manifestazione del 15 ottobre. La chiamata è venuta dalla rete Roma Bene
Comune che da mesi sta sperimentando nella capitale una modalità unitaria di
gestione del conflitto sociale.
L’intervento introduttivo è di una studentessa dei collettivi universitari
che parte dalle manifestazioni in corso a New York attuate del movimento
“Occupy Wall Street” per arrivare alla lettera della Bce e a quello che
definisce “l’inganno dell’Europa”. Il non pagamento del debito è al centro
della mobilitazione. “Se responsabilità nazionale, come invoca Napolitano,
significa rinunciare ai nostri diritti allora è meglio essere
irresponsabili” afferma raccogliendo l’applauso scrosciante dei presenti.
L’intervento arriva poi al nocciolo delle discussioni di questi giorni ed è
piuttosto esplicito:”Il 15 ottobre diventa una giornata centrale se è non
una sfilata ma una giornata radicale di conflitto”. Le divergenze emerse nei
giorni scorsi nella preparazione del 15 ottobre si materializzano così
nitidamente già in apertura di assemblea.
Ancora più netto è l’intervento di uno studente del collettivo di Scienze
Politiche “Parlare di conflitto il 15 ottobre non significa evocare gli
scontri in piazza ma parlare di una lotta che non abbia come obiettivo la
campagna elettorale”. L’intervento annuncia un appuntamento effettivamente
significativo: mercoledì 12 giugno alla Banca d’Italia ci sarà un convegno
con Draghi e Napolitano. Il primo autore della Lettera della Bce, il secondo
sostenitore della linea dei tagli e dei sacrifici in nome della stabilità
europea. Immediatamente si anima un conciliabolìo in sala. Si tratta di
decidere se trasformare questa occasione in una iniziativa non solo
propedeutica al 15 ottobre ma come mobilitazione che dia il segno giusto
alle proteste contro le misure antisociali del “governo unico delle banche”.
L’esponente dei Blocchi Precari Metropolitani sottolinea che il 15 ottobre è
una giornata di lotta europea, rivendica il “diritto ad essere arrabbiati”,
invita ad una mobilitazione permanente contro i provvedimenti antipopolari
dei governi, a far echeggiare l’idea e lo slogan che “Noi il 15 non ce ne
andiamo” e sostiene la proposta di una iniziativa di protesta alla Banca
d’Italia per il 12 ottobre.
Una studentessa del collettivo universitario delle Malefiche ricorda come le
misure del governo si accaniscono contro i servizi che servono alla donne
tagliando ad esempio i consultori o all’innalzamento dell’età pensionabile
delle donne.
Tocca poi ad Alessandro dei Cobas telecomunicazioni. Si capisce che deve in
qualche modo interloquire con una assemblea che sul 15 ottobre ha maturato
una valutazione molto diversa da quella sostenuta dai portavoce dei Cobas
nelle riunioni preparatorie all’Arci. “Il 15 deve essere una piazza che
garantisca l’agibilità per tutti. Occorre puntare alla coesione” sostiene
nel suo intervento. Un altro esponente dei Cobas della scuola intervenuto
successivamente riafferma invece la linea secondo cui la “forza del 15
ottobre deve essere soprattutto nei numeri” piuttosto che in una
conflittualità a suo avviso ancora minoritaria nel paese. “A Montecitorio
c’erano solo 500 compagni, dovrebbero essere invece 50.000” sostiene
nell’intervento, “basterebbe portarceli invece di andarsene a San Giovanni”
sibila il mio vicino.
Diversamente Luca Fagiano di Roma Bene Comune trascina l’entusiasmo
dell’assemblea evocando la forza dell’autorganizzazione e la coerenza nelle
pratiche del conflitto. Nel frattempo la proposta di una iniziativa per
mercoledì 12 ottobre al convegno con Draghi e Napoletano alla Banca d’Italia
si materializza in un comunicato dell’assemblea che dà appuntamento a tutte
e a tutti mercoledì alle 15.00 al Palazzo delle Esposizioni in via
Nazionale, la via che la Questura ha negato alla manifestazione del 15
ottobre proprio perché c’è la sede della Banca d’Italia. Giorgio Cremaschi,
dieci giorni fa era stato costretto a tenere la conferenza stampa per
presentare la campagna contro il debito sulle scale del palazzo delle
Esposizioni per una divieto analogo. L’iniziativa vorrebbe “restituire al
mittente”,cioè Draghi, la lettera inviata dalla Bce.
Giunge all’assemblea la notizia che un gruppo di lavoratori pubblici ha
occupato con un blitz la sede di rappresentanza dell’Unione Europea a Roma.
L’Usb ne rivendica la paternità nel quadro delle azioni di protesta contro
le misure antipopolari imposte dalle istituzioni europee.
Anche l’intervento di una studentessa di Atenei in Rivolta riprende
l’appuntamento del 12 ottobre alla Banca d’Italia. “Il 15 ottobre non ci
basta arrivare a Piazza San Giovanni” dice “Ci interessa occupare una piazza
e non andarsene da lì per nessuna ragione”.
L’assemblea si conclude dunque con un primo appuntamento di mobilitazione
fissato per il 12 ottobre e con un passaggio di discussione nazionale sabato
prossimo (8 ottobre) al cinema Volturno occupato al quale parteciperanno
molte delle soggettività e dei movimenti che si erano riuniti un mese fa, il
10 settembre, al deposito Atac occupato sul tema “conflitto e indipendenza”.
La manifestazione del 15 Ottobre comincerà molto prima del previsto e non
sembra volersi concludere la sera stessa del 15. Di fronte alla misure da
massacro sociale imposte dalla Bce il movimento di protesta pare indicare
delle vere e proprie antimisure, a cominciare dal non pagamento del debito.
"Occorre riconsegnare le parole ai fatti" chiosa Paolo Di Vetta mentre ci si
scioglie.
Giovedì 06 Ottobre 2011