Home > 6 luglio, muore il Web italiano

Dalla settimana prossima l’Autorità delle comunicazioni avrà il diritto arbitrario di oscurare siti senza un processo. Una norma che non esiste in nessun Paese libero. Fortemente voluta da Berlusconi e da Mediaset
Il 6 luglio arriverà una delibera Agcom, sulla tutela del
copyright online, e sarà una forma di censura del web, in nome
degli interessi di Mediaset e delle lobby dell’audiovisivo, con il
beneplacito del centro destra. E’ questo l’allarme lanciato da un
gruppo di associazioni (Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo,
Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Studio Legale
Sarzana). Avevano già fatto una campagna contro i rischi di quella delibera,
ma speravano ancora di cambiare le cose. Speranze fallite venerdì,
dopo aver incontrato Corrado Calabrò, presidente Agcom (Autorità
garante delle comunicazioni). «Abbiamo appreso che non c’è spazio
per la mediazione e che Agcom intende approvare la delibera-censura
in fretta e furia», dice Luca Nicotra, segretario di Agorà
Digitale, associazione di area Radicale. Nel testo definitivo
dovrebbe insomma restare il principio di fondo, già presente
nell’attuale bozza della delibera: Agcom avrà il potere di
oscurare siti web accusati di facilitare la pirateria. Senza
passare da un regolare processo, ma solo a fronte di una
segnalazione da parte dei detentori di copyright.
Ma perché gridare alla censura? Come motivate
quest’allarme?
«La questione alla base è che il diritto d’autore sul web ha
tantissimi ambiti ed è possibile che l’industria del copyright
metta in piedi interi uffici dedicati a segnalare presunte
violazioni all’Autorità, come avvenuto in altri Paesi. L’Autorità
non avrà i mezzi per gestire le decine di migliaia di segnalazioni
che arriveranno. Sarà il Far west, ci saranno decisioni sommarie,
ai danni di siti anche innocenti. Siamo il primo Paese al mondo a
dare ad Agcom questo potere. Calabrò stesso ci ha detto che sa di
muoversi in un territorio di frontiera... ».
Però ci si potrà difendere opponendosi all’oscuramento
del sito.
«Secondo la delibera, potrà farlo il gestore del sito web, ma
non l’utente che carica il contenuto in questione. Sarà un salto
nel buio. Il nostro colloquio con Calabrò ci ha confermato che
l’Autorità non è preparata a questo».
Perché non lo è?
«Per esempio: abbiamo detto a Calabrò che i provider Internet
avranno grosse spese per rimuovere i contenuti dal web e lui ci ha
risposto che non lo sapeva, che non gliel’avevano detto. Non ci ha
mai risposto con numeri e criteri oggettivi alle nostre critiche».
Ma la censura avrà anche un colore
politico?
«Sì e questo rende la cosa ancora più grave. Siamo in un Paese
in cui la denuncia per diffamazione è facile ed efficace, per
mettere a tacere media. In un sistema politicizzato come il nostro,
questo nuovo potere che Agcom potrebbe aggravare il fenomeno. Dalla
denuncia per diffamazione all’oscuramento d’Autorità di un sito il
passo è breve».
Perché vi è sembrato che Calabrò avesse molta fretta di
completare la delibera?
«In precedenza Agcom ci aveva promesso, per tenerci buoni, tanti
incontri di mediazione e che il testo definitivo non sarebbe stato
subito esecutivo ma che sarebbe stato messo in consultazione.
Adesso invece ha deciso che già prima dell’estate, probabilmente
il 6 luglio, arriverà a una delibera fatta e compiuta».
Come ti spieghi questa fretta?
«Siamo in un contesto di grossa instabilità politica. In questo
momento il clima è ancora favorevole agli interessi di Mediaset,
ma Agcom teme che non sarà presto così e quindi vuole chiudere in
fretta la vicenda. E’ un altro effetto del conflitto di interesse
del presidente del Consiglio».
L’interesse delle lobby del copyright è evidente. Ma di
Mediaset? E’ solo quello di tutelare il proprio diritto d’autore
sul web (ha denunciato in passato Google per video su YouTube, del
resto)?
«Non solo. Lo scopo è forgiare il web in modo simile al mercato
che loro conoscono e depotenziandone la minaccia al loro business.
Hanno fatto così anche con la delibera sulle web tv».
Che farete se la delibera passa così
com’è?
«Faremo ricorso al Tar del Lazio. Se necessario a Bruxelles, ma
crediamo che il Tar bloccherà la delibera, che secondo molti
esperti è illegittima, poiché viola diritti fondamentali del
cittadino. Ma visto che ci sono forti interessi del Presidente del
Consiglio a far passare quelle norme, il governo potrebbe
intervenire direttamente con un decreto, in caso di blocco al
Tar».
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/6-luglio-muore-il-web-italiano/2154694