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7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI
Publie le sabato 3 aprile 2010 par Open-Publishing6 commenti
7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI

Appuntamento, dalle ore 17, in Piazza Mario Salvi a Primavalle - Roma
Il 7 Aprile 1976 il compagno Mario Salvi veniva ucciso a Roma , nei dintorni del Ministero di Giustizia, colpito alle spalle dall’agente penitenziario Velluto in via degli Specchi ( in quel luogo una lapide ne ricorda il sacrificio) , mentre manifestava il suo sdegno nei confronti della feroce giustizia che condannava l’anarchico Giovanni Marini, reo di essersi opposto alle ripetute aggressioni della canaglia fascista a Salerno colpendo a morte per legittima difesa lo squadrista Falvella
Il compagno Mario Salvi svolgeva con passione la militanza politica nel quartiere di Primavalle, partecipe del dibattito e delle esperienze dell’autonomia operaia romana e dei Comitati Autonomi Operai di via dei Volsci.
Son trascorsi 34 anni da quel omicidio di Stato , senza che Mario e la sua famiglia abbiano ottenuto giustizia e il risarcimento morale da tributare a chi ha sacrificato la sua giovane vita per i diritti e i bisogni negati, per una società di liberi e uguali.
IL 7 APRILE 2010 DALLE ORE 17 l’appuntamento è in p.za MARIO SALVI dove i/le compagni/e ricorderanno la sua opera nel quartiere di Primavalle.
Confederazione Cobas
Messaggi
1. 7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI , 3 aprile 2010, 21:47
Mario Salvi
Dal libro "In Ordine Pubblico" di autori vari - 2003 - curato da Paola Staccioli - Editore Associazione Walter Rossi
"In occasione dell’esame, da parte della Cassazione, del caso dell’anarchico Giovanni Marini, la sinistra rivoluzionaria organizza un presidio davanti alla sede della corte, il Palazzaccio di piazza Cavour a Roma. Condannato in appello a 9 anni di reclusione, Marini era accusato di aver reagito a un assalto fascista, disarmando il giovane missino Carlo Falvella del proprio coltello e ferendolo a morte durante la colluttazione. Il fatto era avvenuto nel luglio 1972 a Salerno, in un clima di forte tensione creato nella città dalle numerose azioni squadriste: aggressioni a militanti della sinistra, devastazioni di sedi politiche e incursioni nelle redazioni di giornali. Marini, che nel 1975 vinse il Premio Viareggio per la poesia con il volume E noi folli e giusti, prima dell’arresto era impegnato in una controinchiesta su un anomalo incidente stradale che nel 1970 aveva provocato la morte di cinque anarchici calabresi, nei pressi di Roma, dove si stavano recando per consegnare alcuni loro documenti, mai ritrovati, sulle stragi che iniziavano a insanguinare l’Italia. Il "caso Marini" assurse in quegli anni a simbolo dell’"antifascismo militante", producendo una mobilitazione molto sentita non solo nell’area anarchica e della sinistra rivoluzionaria, ma anche nel mondo della cultura.
Il 7 aprile 1976, dopo la conferma della condanna da parte della Cassazione, un gruppo di militanti dei Comitati Autonomi Operai decide di staccarsi dal presidio di piazza Cavour per effettuare un’azione contro il Ministero di Grazia e Giustizia. Vengono lanciate alcune bottiglie incendiarie, a puro scopo dimostrativo, verso il lato posteriore dell’edificio. L’agente di custodia Domenico Velluto, in servizio davanti al Ministero, si getta all’inseguimento dei giovani che fuggono. In via degli Specchi, ormai lontano dal luogo in cui erano state tirate le molotov, la guardia carceraria apre il fuoco uccidendo con un colpo alla nuca il giovane comunista Mario Salvi, 21 anni, militante del Comitato Proletario Zona Nord, struttura del quartiere di Primavalle legata all’Autonomia Operaia. Arrestato il 15 aprile su ordine del sostituto procuratore Gianfranco Viglietta con l’accusa di omicidio preterintenzionale, il secondino sarà scarcerato alla fine di agosto per motivi di salute e in virtù di un "sincero pentimento". L’8 luglio 1977 la Corte d’Assise lo assolverà per aver fatto uso legittimo delle armi. La sera stessa della sentenza, verso le 22, un giovane irrompe nella trattoria Sora Assunta, nei pressi di Campo de’ Fiori, dove Velluto stava festeggiando, e spara contro di lui alcuni colpi di pistola. Il secondino ne esce indenne, ma i proiettili feriscono a morte un suo amico. Su questo episodio sono ancora in corso indagini giudiziarie da parte della magistratura.
Giovanni Marini, profondamente segnato dalla dura detenzione, è stato stroncato da un infarto nel dicembre 2001, a 59 anni."
1. 7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI , 3 aprile 2010, 23:44
Sulla storia di Mario Salvi e sul contesto politico/sociale/territoriale :
http://www.arcipelago.org/Movimento%202004/mario_salvi.htm
2. 7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI , 4 aprile 2010, 12:07, di Collettivo Antagonista Primavalle
PRIMAVALLE RICORDA MARIO SALVI
Io so i nomi dei responsabili….. i nomi dei responsabili delle stragi … di quello che viene chiamato golpe e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere.…..delle persone serie e importanti che stanno dietro ….che, tra una messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica……………….a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista)…………… sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista………
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace
………..Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile...
Io so i nomi... / di Pier Paolo Pasolini
7 aprile 1976 - 7 aprile 2010
"..La generosità l’umiltà il senso di giustizia la rabbia contro i padroni.." Questo era Mario, ucciso dal piombo di stato il 7 aprile 1976. La sua voglia di libertà è la nostra!
Noi non dimentichiamo …. Come ogni anno saremo in piazza a ricordare il compagno Mario che sacrificò se stesso perché un giudice di questo stato dei padroni condannò le vittime e assolse i suoi servi….Mario morì come tanti in questo paese perché voleva imporre giustizia e verità, quelle che nessuno nelle istituzioni ha mai dato alla memoria delle centinaia di assassinati nelle piazze, in questo strisciante golpe che ha conquistato il potere…proprio come Pasolini diceva… P2, mafia, camorra e ‘ndrangheta, Opus Dei e consorterie di industriali reazionari, dalle varie bandiere dei vari centri destro o sinistro, questi sono oggi i nuovi padroni che ci danno licenziamenti, guerra tra poveri, precarietà e miseria.
MARIO VIVE NELLE NOSTRE LOTTE!
7 aprile 2010 ore 17 in piazza Mario Salvi già P.zza Clemente XI. metro A Battistini + bus 46, 46b, 997, 998, 983, 916
Collettivo Antagonista Primavalle
email: primavallantagonista@distruzione.org - Via Girolamo Casanate 2A - RM
3. 7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI , 6 aprile 2010, 00:21
IN MEMORIA DI MARIO SALVI (7 aprile 1976)
UCCISO DALLO STATO
Primavalle: questo quartiere è una città. Contando anche la zona di Torrevecchia, ormai saldata al quartiere, ci vivono 140.000 persone: quante ne vivono a Monza o a Pavia. Nella Primavalle vera e propria, su un’area di appena 190 ettari, abitano 80.000 persone: la popolazione di Varese. Ma questa città è anche un inferno: 4.200 persone per un chilometro quadrato: uno degli indici di densità demografica più allucinanti d’Italia.
Una strada fra due piazze, manciate di baracche, livide casermette dell’Istituto Case Popolari, qualche palazzina della speculazione edilizia, 32 lugubri lotti con in mezzo qualche superstite lingua di terra zellosa, una ragnatela di stradine sfossicate che non portano in nessun posto: è uno dei paesaggi più spettrali e disumani della cinta periferica romana (Collettivo Potere Operaio, Primavalle. Incendio a porte chiuse, Savelli, Roma 1974).
Ci guardiamo intorno, per avvistare gli staccatori prima che si inoltrino nei lotti [...]. Ecco [...] la macchina dell’ENEL: parcheggia proprio di fronte all’osteria di Peppe, c’è quello con i baffi che già conosciamo e uno nuovo, mai venuto a Primavalle. [...] in un attimo li raggiungiamo, quello con i baffi si aspettava di vederci ma ci fa capire che oggi ci saranno problemi. L’altro sembra quasi spaventato mentre recitiamo la formula di rito, Siamo il Comitato di lotta, paghiamo solo otto lire al chilovattore, come fanno i padroni. [...] A questo punto ci si divide, una compagna e un compagno vanno ad avvertire le donne facendo il giro per i lotti, e gli altri seguono gli staccatori che sfogliano l’ordine di servizio. Il primo nome è di una famiglia del lotto due e sono tanti in un appartamento minuscolo: da subito hanno aderito alla lotta. Apre la porta una ragazza minuta, un po’ spaventata, vede che ci siamo anche noi del Comitato, chiede che succede, mentre un frastuono di bambini fuoriesce dalla camere. Noi ci mettiamo in mezzo, formando un domestico picchetto davanti al contatore; quello con i baffi guarda il collega e fa subito cenno di rinunciare (Alessandro Pera, "Simba" in "In ordine pubblico", a cura di Paola Staccioli, Fahrenheit 451, Roma 2005).
È il 7 aprile del 1976. La notizia si diffonde tra i militanti di piazza Cavour e un piccolo gruppo decide di staccarsi dal presidio per compiere un’azione dimostrativa contro il Palazzaccio. Tra loro c’è anche Mario Salvi, detto "il Gufo". Chi lo ha conosciuto parla di lui senza eufemismi. Era il più bravo a diffondere la stampa militante ma anche a scucire le teste dei fascisti: un coraggioso. Non è strano se è il primo a correre verso un ingresso posteriore del Ministero. Nascosto sotto al giacchetto, il Gufo ha il pezzo: il suo compito è quello di coprire altri compagni armati di molotov. Le bocce vengono lanciate e al rumore del vetro infranto si unisce quello della fiammata, un suono secco come il colpo di una frusta.
Dopo aver morso bisogna fuggire: l’attentato aveva uno scopo puramente dimostrativo, il suo potenziale distruttivo si è già esaurito senza fare danni. I danni, quelli veri, ci pensa un esponente delle forze dell’ordine a farli. Il giustiziere di turno si chiama Domenico Velluto e il suo lavoro, essendo un agente di polizia penitenziaria, potrebbe o dovrebbe considerarsi concluso quando le ore che lo obbligano a condividere le sbarre con i condannati si esauriscono restituendolo al corso di una vita normale. Questo discorso, però, il secondino Velluto non lo prende nemmeno in considerazione. Chissà, forse nella sua immaginazione ci sono già encomi solenni, premi in denaro, scatti di carriera... Quello che serve a farlo correre all’inseguimento dei “sovversivi” e a braccarli per centinaia e centinaia di metri, fino a raggiungere un luogo che non c’entra più niente con il Ministero: via degli Specchi, nei pressi di Campo de’ Fiori (Cristiano Armati, "Cuori rossi", Newton Compton, 2008)
L’agente Domenico Velluto con la pistola in pugno ha percorso centinaia di metri lungo le strade che portano a Campo de’ Fiori, alla ricerca di una vittima a cui sparare a freddo con tutta calma. Infatti quando Velluto ha sparato, nessuno stava scappando: il nostro compagno è stato freddato mentre camminava (Volantino diffuso dai Comitati autonomi operai, 1976).
Mario conosceva tutti, dal primo ladrone all’ultimo coatto, e cercava di farci capire che lo scippatore a modo suo si ribella a una società che è di merda, e ci diceva che non erano tanto diversi da noi e che bisognava parlare con tutti e far capire quali erano le lotte giuste e come uscire fuori dall’oppressione (Testimonianza di Giampiero, raccolta in «Rivolta di classe» n. 3, 1976).
La lapide [dedicata a Mario Salvi] non si staccherà, ci saremo noi, i suoi amici, i ladroni, le donne del quartiere ad impedire a questurini e poliziotti una cosa del genere. Sarebbe una lotta grossa, triste solo per i padroni (testimonianza di Giampiero, raccolta in «Rivolta di classe» n. 3, 1976).
a cura di Cristiano Armati
http://armati.splinder.com/post/22512910/Mario+Salvi:+7+aprile+1976+-+7
4. 7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI , 23 aprile 2010, 21:32
Nel 1977 avevo 11 anni, e a distanza di anni ricordo ancora quel luglio 1977.
seduta per terra,nel salotto di casa,gioco con le barbie,e vedo mia cugina,allora ventenne,col viso gonfio dalle lacrime,le mani che tremano.. che sta sistemando un vestito nero.è il vestito che metterà al funerale del fidanzato,morto perchè si trovava ad un tavolo di ristorante.E che non era amico dell’agente di custodia,e non stavano festeggiando.Semplicemente mia zia non aveva voglia di cucinare,ed avevano deciso di uscire a mangiar fuori.
Di tutta questa storia rimangono 2 giovani vite spezzate,e tante altre spezzate nell’anima.
5. 7 A P R I L E 2010 Tributo a MARIO SALVI , 24 aprile 2010, 19:54
A scanso di qualsiasi equivoco, condivido pienamente l’ultimo commento nelle conclusioni.
Ricordo però benissimo che Mauro Amato, il commensale di Velluto rimasto ucciso per errore nel ristorante "Sora Assunta", era presente la mattina dello stesso giorno nell’aula del processo dove Velluto era stato assolto per l’uccisione di Mario Salvi, udienza alla quale assisteva, come militante dell’autonomia operaia ed anche come amico personale di Mario Salvi, anche il sottoscritto.
Che lo riconobbe poi il giorno dopo nelle foto pubblicate sui giornali.
Questo ovviamente non giustifica minimamente la morte di Mauro Amato, essere amici o semplici conoscenti di Velluto non era certo in sè una colpa, ma la sua presenza al ristorante non era comunque certo estranea a quella di Velluto, erano seduti allo stesso tavolo come tutte le cronache dell’epoca del resto riportarono, raccontando pure che a quel tavolo si stava festeggiando proprio l’assoluzione dello stesso Velluto.
Su quell’episodio, poi, ho sempre avuto motivo di pensare che non fu un azione politica nel senso stretto del termine nè un’iniziativa di gruppi armati ma una vendetta di alcuni dei tanti amici ( o più probabilmente uno solo, realisticamente fu un’iniziativa solitaria di una singola persona) che Mario aveva, anche indipendentemente dalla sua militanza politica, nella borgata di Primavalle.
Anche per questo, oltre che per la dinamica dellepisodio alquanto "anomala" rispetto ad altri episodi dell’epoca, nonostante i tanti "pentiti" del lottarmatismo romano che investiranno anche l’area antagonista di Primavalle e dintorni, nessuno ha mai avuto nulla da raccontare su quell’episodio.
Radisol