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Le primarie piacciono ai movimenti, divisi tra don Gallo e Bertinotti: «Un’occasione per partecipare». Il Leoncavallo sarà seggio elettorale. L’obiettivo è quello di influenzare il programma dell’Unione. A partire dai cpt
di ANGELO MASTRANDREA
Don Gallo o Bertinotti? O magari don Vitaliano? O chissà chi altro ancora? Un falso problema, meglio pensare a come incidere sul programma dell’Unione. Utilizzando le primarie per chiedere la chiusura dei cpt e la Tobin tax, la depenalizzazione delle droghe leggere e l’amnistia per i reati sociali. E allora ben vengano uno o anche più candidati della sinistra radicale. Le primarie del centrosinistra appassionano i movimenti al punto da ipotizzare una candidatura con il «passamontagna arcobaleno» e che perfino un centro sociale come il Leoncavallo di Milano organizzerà un seggio elettorale all’interno della propria sede.
Sarà che il precedente pugliese ha dato per la prima volta la sensazione che si possa vincere o quantomeno far pesare le proprie idee, sarà che le primarie possono rappresentare «una domanda di cambiamento» come sostengono alcuni, certo è che la scelta per via elettorale del candidato premier è vissuta da una parte dei movimenti come un momento di partecipazione. Ovviamente le possibilità di vittoria questa volta non sono le stesse, ma ciò che interessa davvero è riuscire a incidere sul programma dell’Unione.
Ci hanno provato i disobbedienti quando, un paio di mesi fa, hanno occupato per qualche ora la Fabbrica prodiana a Bologna, o partecipando all’iniziativa istituzionale di Nichi Vendola per il «superamento» dei centri di permanenza temporanea per immigrati. Ora gli stessi potrebbero riprovarci con don Gallo. La sua partecipazione è ancora tutta da decidere, che la scelta tra lui e Bertinotti metta in imbarazzo molti è evidenziato dal fatto che in pochi prendono apertamente posizione a favore dell’uno o dell’altro e da come le due candidature non vengano ritenute confliggenti fra loro. Al punto che all’interno del Prc nessuno si azzarda a dire una parola contro il prete genovese, «uno di noi», e semmai si stigmatizza il comportamento della Rete Lilliput, una fetta non secondaria di movimento no global e pacifista, che alla propria festa nazionale, dalla prossima settimana a Fidenza, tra i leader politici ha invitato solo Prodi e D’Alema.
Ma è sicuro che le primarie vengono vissute come una cosa seria per costringere l’Unione a parlare di ciò che intende fare una volta al governo e magari per incidere sulla realizzazione del programma. Dunque ben vengano, anche se «pensiamo che andrebbero fatte sul programma e sulle modalità con cui si prendono le decisioni», dice Marco Bersani di Attac, per il quale «quello dei candidati è un finto problema». Il vero obiettivo sono i contenuti. Quali? «Quelli espressi in questi anni dal movimento». Che in soldoni possono riassumersi in «fuoriuscire dalla guerra e dal liberismo» e più in concreto vuol dire chiusura dei cpt, quella Tobin tax di cui nessuno più parla ma per la quale sono state raccolte 200 mila firme, e lo stop alle privatizzazioni, ad esempio dei servizi idrici. Ma anche la depenalizzazione del consumo di droghe leggere e l’amnistia per i cosiddetti reati sociali, un provvedimento che riguarderebbe le migliaia di giovani sotto processo per le lotte contro la guerra e il governo Berlusconi.
Obiettivi in larga parte comuni a Bertinotti e al candidato dei disobbedienti don Gallo, così come in larga parte comune è la possibile «base elettorale». E allora? «La sua candidatura non va considerata una provocazione. Le primarie sono un meccanismo serio per spostare il più in là possibile i confini della sinistra all’interno della coalizione, anche se quello che ci interessa di più è il tavolo programmatico», dice Daniele Farina, portavoce del Leoncavallo, primo firmatario di un appello di antiproibizionisti a sostegno della candidatura di Bertinotti. Una cosa talmente seria che proprio lo storico centro sociale milanese sarà sede di un seggio elettorale in cui, alla consultazione ufficiale, se ne aggiungerà anche una ufficiosa in cui sarà data la possibilità di esprimersi agli immigrati «clandestini» e a tutti gli «invisibili» senza diritto di voto. Intanto il prete genovese sabato prossimo sarà nel centro sociale La talpa e l’orologio di Imperia insieme allo stesso Farina e a Graziella Mascia del Prc. Un incontro fra amici dal sapore di campagna elettorale.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/23-Agosto-2005/art23.html




