Home > BANCAROTTA DI UN’IMPRESA FAMILIARE, ovvero: I turbamenti di Veronica
BANCAROTTA DI UN’IMPRESA FAMILIARE, ovvero: I turbamenti di Veronica
Publie le mercoledì 31 gennaio 2007 par Open-Publishing1 commento
Giustizia vuole che si lacrimi ben poco al seguito delle struggenti rimostranze di donna Veronica maltrattata dall’increscioso consorte. Taluni cittadini lo scelsero quale capo del Governo certamente assai meno di quanto lo abbia scelto lei come marito: eppure non ci hanno messo 27 anni per accorgersi dell’errore! Si ha l’impressione che donna Veronica sia sbottata per niente: qualche frase volgare, qualche slinguata viscida, qualche concupiscenza bavosa… E via, da un tipo del genere è quanto esattamente ci si aspetta, com’è che proprio la moglie se ne fa meraviglia? Ma veramente è di questo che si scandalizza donna Veronica? Non della compravendita del Parlamento? Non della messa in mora della democrazia? Chi si è scelto la parte di stuoino insanguinato di quel bullo pettoruto che è Bush, potrebbe mai rivelarsi individuo diverso o migliore del telepresentatore domenicale che tutti (eccetto donna Veronica) hanno imparato a conoscere? Avrà forse i suoi motivi di lagnanza, ma certamente non sono i nostri. La signora in questione ancora indulge al servo encomio del coniuge (“imprenditore prima e politico illustre poi”), al pari delle schiere di evasori fiscali e di falsificatori di bilanci che girano in tondo a osannarlo, e al pari pure (ahilei!) delle tre o quattro veline compiaciute delle galanterie di scarso gusto del nostro (“con te andrei ovunque”, “ti sposerei subito”, etc.). (Anzi: del vostro, del “suo”, donna Veronica) La statura morale e civile rasoterra di colui che rimane un’offesa vivente alla cultura, alla morale e alla storia, si riconferma in questo che è un episodio assolutamente minore di un’epopea sciagurata. L’offesa è l’Italia, donna Veronica, molto più di lei! Lei, votata a “portare serenità ed equilibrio in famiglia”, poco o nulla si è occupata della serenità delle famiglie che non hanno consigli di amministrazione in cui infilare i figli, né dell’equilibrio di chi non ha triplicato i propri averi in pochi anni. Lei che ha “affrontato con rispetto i contrasti e i momenti dolorosi che un lungo rapporto coniugale comporta”, non ha mai palesato rispetto verso quanti suo marito ha continuato a insultare (i “coglioni” che accettano di pagare le tasse, i comunisti che violentano i bambini, i poveri che sono poveri perché “non sono bravi” quanto i ricchi, etc.): il suo rispetto è solo per la sua gente, per se stessa! Lei è della stessa razza dell’uomo che ha sposato, donna Veronica, lo rivela il suo stesso linguaggio. La piangente missiva con cui tende a straziare il cuore alle massaie è intrisa in realtà di pianificazione aziendalista: “la serietà e la convinzione” con cui si è “accostata a un progetto familiare stabile”, il “ridimensionamento dei desideri personali” legato all’”accresciuta dimensione pubblica” di suo marito, l’esempio di “donna capace di tutelare la propria dignità nei rapporti con gli uomini” che intende offrire ai suoi figli, non riescono a commuovere che qualche yuppie del suburbio borsistico meneghino, il resto del mondo li reputa come la strategia di recesso di un socio da un’impresa con i conti ormai in rosso. Forse qui nuovamente si troverà un magistrato da corrompere, però stavolta non potrà che essere un giudice fallimentare. Ricorre nelle sue parole la parola amore, ma ha lo stesso suono della parola libertà quando a declinarla è il suo sposo: malauguratamente per la sua famiglia, le parole hanno l’intonazione di chi le pronuncia.
Messaggi
1. BANCAROTTA DI UN’IMPRESA FAMILIARE, ovvero: I turbamenti di Veronica, 2 febbraio 2007, 11:04
OK caro , d’accordo ; ma pare che la lettera della donna veronica e la risposta del trapiantato lampadato sian state scritte dagli avvocati ..... Ragazzi, siamo in piena telenovela , Dallas per i più anziani ; francamente spero di godermi un po’ dello spettacolo che farà il nostro guitto nazionale , spettacolo che ,vedendo quanto egli sia pirla, mi mette sempre di buon umore .
Buster Brown