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BNP Paribas e Deutsche Bank: ecco le “banche più armate” d’Italia

Publie le giovedì 7 luglio 2011 par Open-Publishing

BNP Paribas e Deutsche Bank: ecco le “banche più armate” d’Italia

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Giorgio Beretta
Venerdì, 29 Aprile 2011

Due gruppi esteri ampiamente presenti nel Belpaese sono le “banche più armate” d’Italia. BNP Paribas e Deutsche Bank si sono infatti spartite più della più della metà dei 3 miliardi di euro di operazioni autorizzate nel 2010 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per esportazioni di armamenti italiani. (Si veda la tabella ufficiale delle operazioni bancarie relative all’export di armamenti 2010 a fondo pagina tratta dall’intera Relazione della Presidenza del Consiglio e che Unimondo presenta in anteprima).
I valori dei due colossi europei sono pressoché simili: si tratta per BNP Paribas Succursale Italia di oltre 862 milioni di euro (pari al 28,3%) a cui vanno sommati i quasi 98 milioni di euro della BNL (il 3,2%) e per Deutsche Bank di poco meno di 836 milioni di euro (il 27,4%). Nell’anno in cui le autorizzazioni all’esportazione di armamenti hanno segnato una chiara flessione (le autorizzazioni sono infatti calate dagli oltre 4,9 miliardi di euro del 2009 ai poco più di 2,9 miliardi di euro del 2010), le due banche incrementano invece il proprio volume di affari rispetto al 2009: due anni fa il gruppo BNP Paribas-BNL aveva infatti assunto operazioni per 904 milioni di euro (pari al 23,8%) e Deutsche Bank, pur rilevando operazioni per oltre 900 milioni di euro, aveva ricoperto il 23,7%.
Al di là delle cifre, ciò che solleva più di un interrogativo è la quasi totale mancanza da parte delle due banche di specifiche direttive in materia di servizi all’industria militare e all’esportazione di armamenti. Mentre la quasi totalità degli istituti di credito italiani a seguito di puntuali domande di trasparenza sollevate da diverse campagne di pressione già da vari anni ha messo in atto precise direttive per definire e limitare la propria partecipazione, il finanziamento e l’offerta di servizi all’industria militare, BNP Paribas e Deutsche Bank paiono mostrare scarsa attenzione al tema.
BNP Paribas e BNL: una policy da chiarire presto
Se è vero, infatti, che la Banca Nazionale del Lavoro (BNL) incorporata nel febbraio 2006 nel gruppo BNP Paribas, già dal 2003 ha reso pubblica la decisione di “limitare le proprie attività relative alle operazioni di esportazione e importazione di materiale d’armamento unicamente a quelle verso Paesi dell’Unione Europea e della NATO nell’ambito delle rispettive politiche di difesa e sicurezza”, è altrettanto vero che non si rintraccia documento pubblico che riporti che tale direttiva sia applicata anche dalla BNP Paribas Succursale Italia. E’ quindi possibile, in linea di principio, che le operazioni non assumibili dalla BNL vengano passate alla succursale italiana della BNP Paribas: un fatto, questo, sul quale la banca dovrebbe fare chiarezza.
La necessità di questo chiarimento sta in un semplice dato di fatto: nel 2010 i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente sono stati i principali acquirenti di armamenti italiani e verso i paesi di quest’area sono state rilasciate autorizzazioni all’esportazione per un valore complessivo di oltre 1,4 miliardi di euro, cioè più del doppio di quelle rilasciate ai paesi europei (compresa la Turchia): è possibile quindi che una parte di queste consistenti operazioni sia stata assunta dalla BNP Paribas Succursale Italia. In parole semplici, ciò che la banca dovrebbe chiarire è se quanto afferma pubblicamente – e cioè che “il Gruppo BNP Paribas applica il principio dello ‘standard più elevato” (…) applicando in alcuni casi criteri ancora più stringenti di quanto previsto dalle legislazioni locali” (si veda: BNL, Bilancio della responsabilità sociale 2009, pp. 43-44) – venga di fatto applicato non solo alla BNL, ma anche alla Succursale italiana del BNP Paribas. Sapere con certezza che l’intero gruppo ha adottato in Italia la direttiva emessa già dal 2003 dalla BNL fugherebbe ogni dubbio di un eventuale “doppio standard” in uso nelle diverse banche del gruppo presenti e operanti in Italia.
Deutsche Bank e Natixis: a quando una direttiva sugli armamenti?
L’operatività della Deutsche Bank nei servizi in appoggio all’esportazione di armamenti italiani ha visto un crescendo costante negli ultimi cinque anni: la banca è infatti passata dai poco più di 78 milioni di euro di operazioni assunte nel 2006 ai quasi 519 milioni del 2009 ai gia citati 900 milioni del 2009 agli 836 milioni di euro dello scorso anno. A fonte di questo ininterrotto aumento, la banca non ha mai reso noto le proprie direttive in materia di servizi all’industria militare e le operazioni svolte per l’esportazione di armamenti.
Pur dichiarando sul proprio sito che “per Deutsche Bank la Responsabilità Sociale d’Impresa rappresenta un investimento nella società e nel suo futuro” e che “il rispetto dei diritti umani è parte integrante del nostro sistema di valori” l’applicazione di questi principi nel caso degli armamenti è ridotta ad una generica affermazione che recita: “We will not consider any involvement in transactions connected with specific types of weapons, in particular antipersonnel landmines, cluster bombs, or ABC weapons” (Non assumeremo alcun coinvolgimento in operazioni connesse con tipi specifici di armi, in particolare le mine antiuomo, bombe a grappolo, o armi ABC). Si tratta di sistemi di armamento già banditi dalle normative internazionali e italiane e che non riguardano il più ampio, ma non meno controverso, settore degli “armamenti convenzionali”. In sintesi, stante l’attuale posizione, la Deutsche Bank appare oggi uno dei gruppi più esposti ad offrire finanziamenti all’industria militare e servizi in appoggio al commercio di armamenti anche verso le zone di maggior tensione del pianeta come il Nord Africa e il Medio Oriente. L’assoluta mancanza nei suoi Rapporti della Responsabilità sociale (CSR Reports) di un dettagliato reporting delle operazioni assunte e svolte riguardo all’esportazione di armamenti italiani rende questo rischio ancor più evidente.
Discorso simile anche per Natixis che cinque anni fa ha fatto la propria comparsa nella lista governativa per operazioni relative all’esportazione di armamenti italiani: la banca francese è passata dai circa 700mila di euro del 2006 agli oltre 241 milioni di euro del 2008 ai quasi 283 milioni di euro del 2010. La banca lo scorso anno ha reso noto il primo “Sustainable Development Report” (in .pdf) nel quale annuncia che “nel marzo 2009, Natixis ha adottato una policy che esclude tutti i finanziamenti e gli investimenti in società coinvolte nella produzione, commercio e nello stoccaggio delle mine antiuomo e bombe a grappolo” (p. 18). Anche in questo caso si tratta di sistemi di armamento già banditi dalle normative internazionali e italiane e che non riguardano gli “armamenti convenzionali”. E’ urgente pertanto che Natixis espliciti una direttiva per quanto riguarda tutto il settore del finanziamento all’industria militare e i servizi concessi al commercio di armamenti e si impegni in un preciso reporting delle operazioni già assunte e svolte per l’esportazione di armamenti italiani.
Si tratta di rilievi che sostanzialmente vanno applicati anche alle altre banche estere che nel 2010 hanno ricevuto autorizzazioni per l’esportazione di sistemi militari italiani: nello specifico a Commerzbank (quasi 116 milioni di euro), Crédit Agricole CIB (104 milioni di euro), Société Générale (oltre 88 milioni di euro), Banca UBAE (quasi 66 milioni di euro), Banco Bilbao Vizcaya (oltre 20 milioni di euro), Europe Arab Bank (quasi 13 milioni di euro) e Barclays Bank Plc (oltre 10 milioni di euro), le quali pur a fronte di consistenti importi non riportano – a parte il Banco Bilbao Vizcaya – specifiche direttive riguardo ai finanziamenti e ai servizi per l’appoggio al commercio di armamenti.
Le banche italiane
Passando, infine, ad analizzare sinteticamente le operazioni delle principali banche italiane va innanzitutto notata l’ulteriore aumento del valore delle operazioni assunte da UniCredit che negli ultimi tre anni è passato da poco più di 122,9 milioni di euro a oltre 146 milioni di euro a 297 milioni di euro nel 2010 (pari al 9,8%): ho già documentato come la policy del principale gruppo bancario italiano sia andata modificando negli ultimi anni e come la recente dichiarazione sollevi più di qualche interrogativo.
Il Banco di Brescia invece ha drasticamente ridotto il volume di operazioni a 168 milioni di euro: dopo il record assoluto toccato lo scorso anno con oltre 1 miliardo e 228 milioni di euro era inevitabile una flessione anche a seguito della contrazione degli ordinativi da parte dei paesi occidentali ai quali, con una policy molto dettagliata, sostanzialmente l’istituto di credito del gruppo UBI Banca circoscrive la propria operatività nel settore degli armamenti.
Una buona notizia per gli attivisti è sicuramente il quasi azzeramento delle operazioni assunte dal gruppo IntesaSanpaolo: si tratta infatti di solo 5 operazioni del valore di poco più 952mila euro. Un fatto che si spiega con la policy nel settore armamenti (in .pdf) definita prontamente nel luglio 2007 – cioè a pochi mesi dalla nascita del gruppo – che stabilisce “la sospensione della partecipazione a operazioni finanziarie che riguardano il commercio e la produzione di armi e di sistemi d’arma, pur consentite dalla legge 185/90”: una direttiva che abbiamo già commentato su Unimondo. Andrebbero però attribuite al gruppo anche gli oltre 38 milioni di euro di operazioni assunte dalla Cassa di Risparmio della Spezia, banca di riferimento di diverse industrie militari locali tra cui Oto Melara: l’ingresso nel 2011 della Carispezia nel gruppo Cariparma FriulAdria, a sua volta controllato da Crédit Agricole, ha sicuramente tolto un grattacapo ai responsabili di settore del gruppo IntesaSanpaolo.
Manca l’allegato con il dettaglio delle singole operazioni bancarie
Manca anche quest’anno il voluminoso allegato con l’Elenco di dettaglio delle operazioni autorizzate alle banche dal quale, fino al 2007 si potevano apprendere non solo gli importi totali autorizzati agli istituti di credito, ma il dettaglio delle singole operazioni autorizzate e soprattutto i paesi destinatari delle operazioni bancarie: considerato che questa indebita sottrazione è stata il primo atto (non legislativo ma fattivo) dell’attuale Governo Berlusconi sarà difficile vederlo ripristinato nell’attuale legislatura.
Giorgio Beretta
giorgio.beretta psa unimondo.org
Qui sotto la tabella ufficiale delle operazioni bancarie relative all’export di armamenti per l’anno 2010 tratta dalla Relazione della Presidenza del Consiglio consegnata alla Camera nel marzo 2011 (in formato .pdf)
TabelleBanche2010.pdf 2,43 MB
PER APPROFONDIRE:
Chiara Bonaiuti e Giorgio Beretta (a cura di), Finanza e armamenti. Istituti di credito e industria militare tra mercato e responsabilità sociale, Edizioni Plus - Pisa University Press, Pisa 2010, pp. 304, € 19,00.
Giorgio Beretta, Banche: chi ha davvero disarmato?, nel dossier del gennaio 2011 di “Missione Oggi” (qui in .pdf) che riporta una sintetica valutazione delle diverse policy e tutti i valori delle operazioni svolte negli ultimi dieci anni dalle principali banche italiane.
Altre informazioni sui siti: www.banchearmate.it e su www.vizicapitali.org

articolo trovatto su unimondo.org

e anche :

BNL e armamenti

Dopo essere stata nel 2008 al primo posto tra le banche per operazioni relative all’esportazione di armamenti italiani per un valore di quasi 1.254 milioni di euro di importi autorizzati (tabella in .pdf), nel 2009 la BNL insieme con il BNP Paribas (succursale Italia) ha ottenuto autorizzazioni per oltre 904 milioni di euro (lista in .pdf) che collocano il gruppo ancora ai primi posti nella lista presente annualmente nella Relazione governativa.
La capogruppo Bnp Paribas ha dato sostegno finanziario a diverse imprese attive nella produzione di bombe cluster. Nel dettaglio, nell’ottobre 2010 ha partecipato all’erogazione di crediti agevolati per 1 miliardo di dollari ad Alliant Technosystems, con scadenza 5 anni, utilizzati per operazioni di rifinanziamento, incremento del capitale operativo e finanziamento di possibili spese ed acquisizioni. Attraverso la controllata Bank of West, il gruppo Bnp ha partecipato nell’ambito di un sindacato di 20 banche con una quota di 30 milioni di dollari.
Nel settembre 2009 la Textron ha emesso obbligazioni per 600 milioni di dollari in due tranche, una da 350 milioni con scadenza cinque anni e una da 250 milioni con scadenza dieci anni. Bnp Paribas contribuì nel collocamento di 37,5 milioni nell’ambito di un pool di 11 banche. La banca non fece mancare il suo sostegno nemmeno alla Locked Martin, che nel novembre 2009 emise obbligazioni per 1,5 miliardi di dollari in due tranche, la prima di 900 milioni a dieci anni e la seconda di 600 milioni a trent’anni: insieme ad altre 12 banche, Bnp contribuì per una quota di 62,5 milioni. Infine al 31 dicembre 2010 la società di gestione Shinhan Bnp Paribas Asset Management, posseduta al 50% dalla banca francese, compariva tra gli azionisti della Poongsan Corporation con lo 0,9% del capitale, pari a 10,7 milioni di dollari. (IKV Pax Christi e NetWerk Vlaanderen, “Worldwide Investments in Cluster Munitions: A Shared Responsibility”, maggio 2011, in pdf).
Riportiamo di seguito il comunicato stampa di 13 associazioni e in allegato il carteggio con la banca in tema di nucleare civile e armamenti.
Roma, 13.05.11 – Tredici organizzazioni della società civile hanno inviato una lettera ai vertici del Gruppo BNL e della Capogruppo BNP Paribas, in merito al finanziamento di impianti nucleari ad alto rischio e alle operazioni di sostegno alla produzione ed esportazione di armamenti (il testo della lettera e la risposta di Bnl qui sotto).
I chiarimenti forniti da BNL lasciano sostanzialmente inevase le loro richieste, rispetto alle quali i promotori chiedono di riaprire il dialogo.
Nello specifico, il Gruppo BNP Paribas risulta la banca più esposta a livello mondiale nel finanziamento della costruzione di centrali per l’energia nucleare civile (http://www.nuclearbanks.org/). Esso compare tra i probabili finanziatori del controverso reattore Angra 3 in Brasile e sta valutando l’erogazione di un prestito per la costruzione di due impianti nella regione di Jaitapur in India. In Brasile verranno utilizzate tecnologie obsolete e precedenti al disastro nucleare di Cernobyl, mentre in India gli impianti sorgeranno in una zona ad alto rischio sismico. Inoltre BNP Paribas sostiene finanziariamente la francese Areva, che da anni estrae uranio dalle miniere del Niger, con costi sociali e ambientali altissimi.
Sul fronte degli armamenti, BNP Paribas e BNL compaiono al primo posto tra le banche d’appoggio all’esportazione di materiale bellico dall’Italia, nell’ambito della Legge 185/90, con importi in continua crescita negli ultimi anni, come si desume dall’ultimo Rapporto della Presidenza del Consiglio relativo al 2010.
“All’indomani del disastro nucleare in Giappone, non possiamo accettare la continua proliferazione di centrali che mettono a rischio intere popolazioni, ha detto Roberto Cuda, del Cnsm e coordinatore del sito Vizicapitali.org. Il Gruppo BNP Paribas ha precise responsabilità nel finanziare questi progetti, contrari al buon senso e all’attenzione per la sostenibilità da sempre propagandata dal gruppo francese.
A BNL e alla Capogruppo BNP Paribas inoltre chiediamo maggiore trasparenza e una politica più stringente in tema di servizi all’esportazione di armamenti, soprattutto verso paesi in cui sono state riscontrate violazioni di diritti umani”.
Gli organismi promotori riconoscono l’importanza della risposta ricevuta da BNL alla loro lettera di chiarimenti e l’intenzione del gruppo bancario di interloquire con la società civile, e si augurano che questo confronto possa proseguire in modo proficuo. Per questo chiedono un incontro ai responsabili del Gruppo BNL, nel quale affrontare i nodi irrisolti.
I nostri rilievi alla risposta dell’Amministratore Delegato del Gruppo BNL Fabio Gallia
Armamenti
Non sono state fornite risposte in merito alle nostre richieste sui seguenti punti:
 Policy. La presenza di due policy – una per il Gruppo BNL e una per BNP Paribas, che coinvolge le filiali italiane – solleva più di un interrogativo. Infatti BNL afferma da tempo di “limitare le proprie attività relative alle operazioni di esportazione di armamento ai soli Paesi dell’Unione Europea e della NATO”, mentre la policy di BNP Paribas consente operazioni anche con altri paesi. Di fatto, quindi, gran parte delle operazioni per l’export di armamenti viene gestito dalle filiali italiane di BNP, che godono di minori restrizioni. E questo benché BNL affermi che “Il Gruppo BNP Paribas applica il principio dello ‘standard più elevato’ (…) applicando in alcuni casi criteri ancora più stringenti di quanto previsto nelle legislazioni locali” (BNL, Bilancio Sociale 2009).
 Pubblicazione delle singole operazioni appoggiate dai due istituti e dalle rispettive controllate.
 Rinuncia ad appoggiare operazioni di esportazione verso paesi dove sono state riscontrate serie violazioni dei diritti umani, secondo quanto specificato nella nostra lettera.
 Rinuncia a finanziare o appoggiare imprese impegnate in attività di cui al punto precedente e verso paesi in conflitto o inclusi nelle tipologie descritte nella nostra lettera.
 Assunzione di impegni precisi per ridurre operazioni di appoggio e finanziamento alla produzione ed esportazione di armamenti.
Nucleare civile
 Centrale Angra 3 (Brasile). BNP Paribas conferma la sua partecipazione al finanziamento del progetto e condiziona la prosecuzione dell’impegno al rispetto di quattro condizioni, tra cui una valutazione indipendente e il controllo da parte dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica.
Non vien esplicitata nessuna intenzione da parte della banca di tirarsi fuori dal progetto e non viene data nessuna risposta sulle tecnologie utilizzate, fuori norma in Europa.
 Progetto Jaitapur (India). BNP Paribas sostiene che ha svolto un semplice lavoro di consulenza, che non è obbligata a organizzare il finanziamento né a parteciparvi. Annuncia inoltre che il progetto sarà riesaminato alla luce degli avvenimenti giapponesi. I promotori ribadiscono i rischi connessi a tali impianti e chiedono ulteriori spiegazioni alla banca sul “riesame” annunciato, ferma restando le richiesta di formalizzare la decisione di uscire dal progetto.
 Sostegno ad Areva. Nessuna risposta da parte della banca.
Firmatari del comunicato
Andrea Baranes, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale
Roberto Cuda, Coordinamento Nord Sud del Mondo, coordinatore Vizicapitali.org
Marco Gallicani, Finansol.it
Alessandro Giannì, direttore campagne Greenpeace Italia
Franco Moretti, direttore di Nigrizia (Missionari Comboniani)
Yann Louvel, climate and energy campaign coordinator BankTrack
Eugenio Melandri, coordinatore nazionale Chiama L’Africa
Mario Menin, direttore di Missione Oggi (Missionari Saveriani)
Roberto Meregalli, Beati i Costruttori di Pace
Fabio Pipinato, direttore di Unimondo.org
Pietro Raitano, direttore di Altreconomia
Carlo Tombola, coordinatore consiglio scientifico Opal – Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere
Francesco Vignarca, coordinatore nazionale Rete Italia per il Disarmo
Alex Zanotelli, missionario comboniano e direttore di Mosaico di Pace (Pax Christi)
Lettera a BNL 31.01.2011
Risposta di BNL 14 aprile 2011
La BNL ha emanato già dal 2003 un “Codice Etico” (in .pdf) che sostanzialmente limita le operazioni d’appoggio all’esportazione di materiali militari ai soli paesi della NATO e dell’Unione Europea. Ma la controversa autorizzazione assunta nel 2008 all’incasso per conto dell’Agusta dei 55 elicotteri militari Mangusta venduti alla Turchia per un valore di oltre 1 miliardo di euro ha esposto la BNL a non poche critiche. Non è inoltre chiaro se tale Codice si applica anche alla succursale italiana della capogruppo BNP Paribas. (Fonte: Unimondo).
La banca compare tra i 24 istituti che hanno partecipato ad una nuova linea di credito per 2,4 miliardi a favore di Finmeccanica, principale produttore ed esportatore di armi italiano. Si tratta di un finanziamento a medio termine, che annulla e sostituisce le linee di credito bancarie in essere con caratteristiche equivalenti e di importo complessivo analogo, estendendo il periodo medio di disponibilità fino al settembre 2015. Le banche che hanno sottoscritto l’operazione – suddivise in base al ruolo ricoperto – sono:
 Mandated Lead Arrangers e Bookrunners: Banca Nazionale del Lavoro, Banco Santander, Bank of America, Bank of Tokyo-Mitsubishi, HSBC Bank plc, Intesa SanPaolo, Royal Bank of Scotland, Société Générale, Sumitomo, Unicredit Corporate Banking.
 Lead Arrangers: Banca Popolare di Milano, Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, Centrobanca (Gruppo Ubi), Commerzbank, Monte Paschi di Siena.
 Co-Arrangers: Banca Carige, Banca Popolare Emilia Romagna, Banco di Sardegna, Banco Popolare di Sondrio, Barclays, Citibank, Crédit Industriel et Commercial, Credito Bergamasco (Banco Popolare), Goldman Sachs, Jp Morgan Chase Bank.
Bnp Paribas ha svolto il ruolo di Coordinating e Documentation Bank, mentre UniCredit svolgerà il ruolo di Agent Bank. (Fonte: Comunicato Stampa Finmeccanica, 21.09.2010)
Bnp Paribas inoltre ha curato il collocamento di un prestito obbligazionario emesso da Finmeccanica pari a 250 milioni di euro, in qualità di Join bookrunner, insieme ad altre 4 banche (Comunicato Finmeccanica, 04/02/2009). Della stessa azienda e nello stesso ruolo ha curato un’emissione obbligazionaria pari a 600 milioni di euro, il 14 ottobre 2009 (Comunicato Finmeccanica, 14/10/2009).
Infine i fondi di Bnp Paribas Am Sgr, principale società di gestione del risparmio del Gruppo Bnp Paribas operante in Italia, hanno investito 5,87 milioni di euro in titoli Finmeccanica (dati al 30 giugno 2009).
Bnl ha in corso un finanziamento con la Cmc – Consorzio muratori e cementisti di Ravenna – impegnata nella progettazione e costruzione della nuova base militare Usa nell’area dell’ex aeroporto Dal Molin di Vicenza, nella progettazione ed esecuzione del cunicolo Tav Torino-Lione e nella progettazione e realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina (possiede il 13% di Eurolink Scpa, Contraente generale del progetto). La banca ha erogato due prestiti: uno nel 2005 con scadenza 2010 per 143mila euro, di cui a dine 2009 risultava ancora un’esposizione di 71mila euro, e uno 2005-2011 per 32 milioni, di cui 21 ancora attivi nel bilancio 2009 (Fonte: Bilancio Cmc 2008, 2009)
I fondi di Bnp Paribas Am Sgr, principale società di gestione del risparmio del Gruppo Bnp Paribas operante in Italia, hanno investito 17,531 milioni di euro in titoli Daimler, che produce componenti per bombe cluster e armi nucleari (dati al 30 giugno 2009).
I fondi di Bnp Paribas Am Sgr, principale società di gestione del risparmio del Gruppo Bnp Paribas operante in Italia, hanno investito 2,01 milioni di euro in titoli Siemens, che produce componenti per bombe cluster e armi nucleari (dati al 30 giugno 2009).
I fondi di Bnp Paribas Am Sgr, principale società di gestione del risparmio del Gruppo Bnp Paribas operante in Italia, hanno investito 782.000 euro in titoli Lockheed Martin, che produce bombe cluster, armi nucleari e mine antiuomo (dati al 30 giugno 2009).
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