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BOICOTTA ISRAELE - BOICOTTA NICHI VENDOLA

Publie le lunedì 2 maggio 2011 par Open-Publishing
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comunicato del "Comitato con la Palestina nel cuore", Roma

Il comunicato stampa della Press Regione-Agenzia giornalistica sulle dichiarazione
del Presidente della Regione Puglia Niki Vendola molto sinceramente non ci sgomenta,
perché perfettamente in linea sia con il personaggio, sia con il manifesto sionismo
della stragrande maggioranza del panorama politico italiano.

Con la scusa della cultura ebraica e del suo festival in terra di Puglia Niki
Vendola parla di questioni concrete come "rapporti economici, commerciali,
istituzionali", quelli che realmente stanno a cuore allo Stato di Israele, e non a
caso questo è avvenuto a margine di un incontro con l’Ambasciatore di quello stato,
e non certo con l’addetto culturale.

Vendola prosegue poi nel panegirico di Israele citando esempi calzanti non nel campo
culturale ma in quello dei rapporti economici, cita infatti la trasformazione di
"aree desertiche in luoghi produttivi e in giardini", dice che Israele è un "Paese
che si confronta col tema mondiale del governo del ciclo dell’acqua, dell’energia,
dei rifiuti con pratiche di avanguardia" ecc.

Facciamo un po’ di chiarezza intanto su queste affermazioni:
Israele ha trasformato il deserto in giardini grazie al furto sistematico e costante
dell’acqua del popolo palestinese, della Siria (alture del Golan) e del Libano (area
delle Fattorie di Shebaa), i palestinesi vivono al limite della disidratazione,
altro che governo del ciclo delle acque!, per quanto riguarda i rifiuti invece se
Vendola si riferisce al sistema di trattamento usato dalla ArrowBio che la giunta
Polverini vuole adottare nel Lazio e che si sta cercando di installare presso il
comune di Guidonia non c’è nulla di innovativo, questo sistema viene proposto ed
installato anche da ditte italiane, e sarebbe certamente trasparente conoscere i
costi delle rispettive proposte; per l’energia basti ricordare che il 40% del
fabbisogno del gas di Israele viene fornito dall’Egitto al 25% del costo di mercato,
ovvero rapinando il popolo egiziano di questa ricchezza, e non a caso recentemente
c’è stato un secondo attentato al gasdotto in questione.

Vendola non ricorda, non condanna, non deplora 60 anni di occupazione israeliana
delle terre palestinesi, Vendola non spende una parola sul muro dell’apartheid,
Vendola non chiede la liberazione degli 11.000 prigionieri palestinesi racchiusi
nelle prigioni israeliane, per la maggior parte senza processo ma con detenzione
amministrativa, Vendola non spende una parola sull’assedio inumano a cui è
sottoposta la Striscia di Gaza, no, nulla di tutto questo, Vendola fa il panegirico
di Israele e pensa agli affari!!!

Dulcis in fundo chiede di effettuare una visita ufficiale in Israele per far
giungere ad un punto di svolta le relazioni bilaterali.
Che tristezza, l’uomo che si propone come rinnovatore della sinistra che mendica un
incontro per accreditarsi quale amico dei sionisti!!!. Ha capito che in Italia non
si fa carriera senza l’appoggio e la sudditanza al sionismo, e da buon politicante
quale è sempre stato si accoda prontamente, cosa sono 60 anni di sofferenze e
miserie del popolo palestinese di fronte ad un luminoso futuro alla giuda della
sinistra italiana?

In Italia è in corso, con crescente successo, la campagna di Boicottaggio,
Disinvestimento e Sanzioni dell’economia israeliana, proponiamo di inserire Niki
Vendola ed il suo partito nella lista dei prodotti da boicottare, non facciamo più
sconti a chi ammanta di bella retorica la propria sudditanza al sionismo.

Comitato con la Palestina nel cuore - Roma.

Messaggi

  • «Il documento non è filtrato attraverso Wikileaks. Se l’è procurato direttamente The Guardian di Londra (28 novembre): è un cablogramma trasmesso pochi giorni prima dal ministero degli esteri israeliano alle proprie ambasciate in dieci paesi europei. Contiene l’ordine del ministro Avigdor Lieberman di identificare entro gennaio fino a 1000 persone perché agiscano da «amici di Israele». Dovranno essere «reclutati tra giornalisti, accademici, studenti e attivisti sia ebrei che cristiani». Essi saranno regolarmente istruiti da funzionari israeliani perché intervengano a favore di Israele con articoli, lettere e interventi in assemblee pubbliche. Dovranno non solo ricevere messaggi, ma promuoverli attivamente.
    Chiave di questa campagna saranno cinque capitali europee: Londra, Parigi, Berlino, Madrid e Roma. Qui «le ambasciate israeliane riceveranno fondi anche per reclutare professionisti: società specializzate in pubbliche relazioni e lobbisti». Avranno il compito di rafforzare l’azione degli «amici di Israele» diffondendo messaggi politici su argomenti come la posizione israeliana nei confronti dei palestinesi e la violazione dei diritti umani in Iran. Il ministero degli esteri suggerisce inoltre di organizzare mensilmente eventi pubblici di alto profilo a favore delle politiche israeliane e di invitare persone influenti a visitare Israele. Lo stesso Lieberman incontrerà il mese prossimo gli ambasciatori nei paesi europei per dare impulso a questa «offensiva di pubbliche relazioni».
    Intervistato dal Guardian a proposito di questo documento, un funzionario israeliano si è rifiutato di commentare. Ha però dichiarato: «Ovviamente cerchiamo sempre nuovi modi per migliorare le nostre comunicazioni, non c’è niente di strano in questo». Ha quindi precisato che c’è «particolare preoccupazione su come Israele è visto all’estero, in particolare in certi paesi dell’Europa occidentale».
    Perché proprio ora il governo israeliano lancia una nuova offensiva di propaganda nelle capitali europee, tra cui Roma? Si ricordi, pur essendo la propaganda merce di tutti i giorni (non solo per Israele), l’ultima grande campagna israeliana fu lanciata nel dicembre 2008 per presentare l’operazione «Piombo fuso» contro Gaza come un’azione difensiva. La nuova campagna ha come scopo principale convincere l’opinione pubblica italiana ed europea che non solo Israele, ma anche gli europei sono minacciati dall’Iran. Preparandola così ad accettare come inevitabile misura difensiva una nuova guerra in Medio Oriente. Ricordiamocene quando gli «amici di Israele», reclutati da Lieberman, inizieranno la loro offensiva sui giornali e nei talk show».