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BOLOGNA : ACTION e la lotta per la casa alla Festa di Liberazione

Publie le venerdì 2 settembre 2005 par Open-Publishing

di Valerio Monteventi

ACTION E IL DIRITTO ALLA CASA

SABATO 3 SETTEMBRE

ALLA FESTA PROVINCIALE DI LIBERAZIONE

Sabato 3 settembre alle ore 21, a poco più di 76 ore, dalle parole del
sindaco Cofferati alla Festa nazionale dell’Unità di Milano sulle
occupazioni ("A Bologna, come altrove, ci sono persone, in prevalenza
giovani, convinte che occupare una casa sia una forma di lotta politica, di
pressione verso l’Amministrazione comunale. Questo è intollerabile"), alla
Festa provinciale di Rifondazione Comunista (in Viale Togliatti) c’è un
appuntamento importante che vorrebbe affrontare il tema del "diritto
all’abitazione" dal punta di vista di una "nuova contrattazione sociale".

Per discutere di questa questione, molto importante per la nostra città,
oltre ai movimenti bolognesi di lotta per la casa (Passe-partout, Movimento
Autorganizzato Occupanti, Habit_azione), oltre al consigliere comunale
indipendente Valerio Monteventi, è stato invitato Guido Lutrario, uno dei
portavoce di ACTION (l’agenzia comunitaria dei diritti di Roma).

Il dibattito sarà coordinato da Alessandro Bernardi.

La giunta di Roma, il 23 maggio scorso, ha scritto e approvato una delibera
insieme ai movimenti e ai comitati di lotta per la casa.

A Bologna questo sembrerebbe impensabile e si auspicano invece sgomberi.
Perché a Roma sono intervenuti sull’emergenza abitativa in tanti modi
diversi e, a Bologna, si continua a pendere dalle labbra del primo
cittadino sulla questione della "legalità" e si è costretti ai tempi della
"sua" agenda politica?

Certo, forse Veltroni s’è dimostrato più sensibile di Cofferati, ma, per
usare le parole di Nunzio D’Erme (il consigliere comunale indipendente di
Action), a Roma si è ottenuto questo risultato anche perché esiste un
movimento forte e radicato.

Per queste ragioni, è importante comprendere il lavoro, politico e sociale,
che Action ha svolto per diritto alla casa è utile parlare delle lotte,
delle vertenze e delle occupazioni che l’Agenzia comunitaria dei diritti ha
portato avanti.

COS’E’ ACTION?

A Roma, come in tutte le più grandi città italiane ed europee, l’emergenza
abitativa ha assunto le forme di una vera e propria crisi sociale: affitti
alle stelle, progressiva privatizzazione del patrimonio pubblico e poi,
negli ultimi anni, anche la mannaia della cartolarizzazione, il tutto
condito dalla drastica riduzione del potere d’acquisto dei salari e degli
stipendi e dalla scarsità di investimenti e di politiche abitative
pubbliche. In questo scenario, il ruolo svolto da Action rappresenta il
segnale di una positiva controtendenza, che riesce a tenere assieme il
diritto alla casa e la sperimentazione di un nuovo spazio pubblico.

Con la sua iniziativa Action ha "messo al coperto" 500 persone, italiani e
stranieri, giovani coppie e single, occupando una decina di immobili
"costringendo" a trattare persino le associazioni di proprietari e
costruttori: se oggi, a Roma, si discute di canoni agevolati per l’accesso
agli appartamenti privati di recente costruzione, riservati alle famiglie
iscritte nelle liste dell’emergenza abitativa, lo si deve anche alle
battaglie di Action, condotte insieme ad altri Comitati di lotta per la
casa.

Per queste sue battaglie a favore dei più deboli Action è stata colpita
diverse volte dalla repressione. L’inchiesta più grave è stata quella per
associazione a delinquere, condotta dal PM Cipolla contro 5 suoi attivisti
nel 2005.

Questa è stata la risposta dell’Agenzia per i diritti: "Continueremo con le
nostre occupazioni. Se stare dalla parte della povera gente vuol dire
essere delinquenti, allora il dottor Cipolla ha ragione: siamo colpevoli".

COME SI E’ ARRIVATI A ROMA ALLA DELIBERA COMUNALE SULLA CASA

A settembre dell’anno scorso in Giunta comunale fu presentato uno schema di
delibera sull’emergenza abitativa a Roma. Una "bozza", che conteneva molte
meno cose - e anche alcune discutibili - di quelle approvate il 23 maggio
2005. Il testo ha cominciato a girare. In decine di assemblee promosse dai
movimenti per la casa, da Action, dai comitati di autogestione e dai
sindacati degli inquilini l’hanno discusso, emendato, ci hanno messo più
dettagli. Anche più vincoli (l’idea del rispetto del piano regolatore per
evitare che attraverso le maglie della delibera possa ripresentarsi la
speculazione edilizia, è nata proprio in questa consultazione di massa). E
così, in questa nuova, completa riformulazione, la delibera è stata poi
approvata definitivamente.

Queste sono le tappe che hanno portato alla presentazione della delibera.

La casa nel mirino dell’Onu

Il 17 febbraio 2005 una delegazione delle Nazioni Unite è stata in Italia
per verificare il rispetto da parte del nostro governo del diritto alla
casa, sancito dall’articolo 11 del Patto internazionale sui diritti
economici, sociali e culturali, sottoscritto dal nostro paese nel 1966, e
ratificato con la legge 881 del 25 ottobre 1977.

Per quattro giorni, la delegazione internazionale ha incontrato a Roma
amministratori locali, associazioni di inquilini, comitati di migranti e di
rifugiati politici, movimenti di lotta per la casa e reti di studenti e
precari.

Sotto osservazione erano le migliaia di sfratti, gli affitti inaccessibili,
la vendita del patrimonio degli enti, le discriminazioni nei confronti dei
cittadini migranti. Insomma, una vera e propria emergenza sociale.

In vista di questo appuntamento i movimenti di lotta per la casa avevano
preparato una serie di iniziative. La delegazione Onu ha fatto tappa in
diverse occupazioni di case e ha incontrato gli inquilini di complessi
edilizi sotto sfratto o in odore di cartolarizzazione. Nella delegazione
era presente anche Bernard Birsinger, il sindaco di Bobigny, banlieu
francese che si è dichiarata "libera dagli sfratti". Birsinger ha stretto
un gemellaggio con il presidente del municipio di Roma III°: un pezzo di
città, a ridosso della stazione Termini, colpito dalla speculazione
immobiliare.

"Il mancato riconoscimento del diritto alla casa porta con sé un insieme di
discriminazioni sociali - si legge in un comunicato del Coordinamento dei
comitati di lotta per la casa - Lo stesso Patto del 1966 prevede un ampio
spettro di diritti: salari adeguati, formazione e istruzione pubblica,
servizi sociali fondamentali. La situazione abitativa romana, come quella
nazionale, è grave. I movimenti stanno conducendo assieme un’importante
battaglia sulle politiche abitative, promuovendo una delibera comunale,
ancora in discussione in consiglio, che riconosce il diritto a un canone
solidale, nuovi investimenti di edilizia pubblica e una tariffa sociale a
tutela dei redditi più bassi. Alla delegazione dell’Onu - conclude il
Coordinamento - abbiamo ricordato che, in questi anni, sono state le nostre
lotte, dai picchetti anti-sfratto alle occupazioni, a ’salvaguardare’
concretamente un diritto riconosciuto dai trattati internazionali ma
violato dai singoli governi".

A conclusione della visita della Delegazione ONU - AGFE, il 19 febbraio
2005, viene stilata una dichiarazione congiunta, sottoscritta, per il
Comune di Roma, da Claudio Minnelli (Assessore alle Politiche Abitative) e
da Nicola Galloro (Delegato del Sindaco alle Emergenze Abitative) e per la
missione ONU - AGFE da Cesare Ottolini (Coordinatore International Alliance
of Inhabitants), Bernard Birsinger (Sindaco di Bobigny - Francia), Jachie
Leavitt (Commissione Huairou - USA).

Nel testo:

 Si è convenuto che occorrono interventi strutturali di ampio respiro
utili ad incrementare l’offerta di alloggi per quel segmento di domanda
povera che ha assoluto bisogno di un massiccio sostegno pubblico e, per
rendere disponibili alloggi in locazione per redditi medi e medio bassi.

 Si è riconosciuta la correttezza dell’indirizzo politico-amministrativo
dell’Amministrazione comunale che sta impegnando notevoli risorse proprie
per attuare una politica diversificata d’intervento rivolta ai diversi
segmenti della domanda ed in particolare per aumentare la disponibilità di
alloggi di edilizia da destinare all’affitto a condizioni di edilizia
sociale e ad affitto a canoni concordati/sociali/convenzionati.

 Si è preso atto che il consiglio comunale di Roma sta discutendo con un
metodo ampiamente partecipativo un importante provvedimento deliberativo di
indirizzo all’interno del quale si individuano gli elementi caratterizzanti
l’emergenza abitativa romana e gli atti amministrativi per affrontarla.

 Si è ribadita l’importanza del Patto Internazionale sui Diritti economici
sociali e culturali ratificato dall’Italia che, all’articolo 11, stabilisce
che "gli Stati riconoscono il diritto di ogni individuo ad un livello di
guida adeguato per sé e la sua famiglia, che includa alimentazione,
vestiario ed alloggio adeguati, nonché al miglioramento continuo delle
proprie condizioni di vita. Gli Stati parte prenderanno misure idonee ad
assicurare l’attuazione di questo diritto".

 Si è convenuto sulla necessità di promuovere un "piano d’azione sfratti
zero" basato sul diritto alla casa come diritto alla vita a livello locale,
nazionale ed europeo.

Il Tavolo sul diritto all’abitare

Il 12 e il 13 marzo 2005, promosso dalla rete del Nuovo Municipio di Roma,
si è tenuto il Tavolo sul diritto all’abitare. Ai lavori hanno partecipato
nuclei di "occupanti", comitati, urbanisti, rappresentanti istituzionali.
Nel corso dell’incontro si è convenuto che il modulo
dell’autocertificazione predisposto da ACTION, (che i ricercatori sociali
di ARES, presenti al tavolo, hanno reputato un ottimo ed agile strumento
informativo), dovrà appoggiarsi ai singoli Municipi in modo tale che
possano attivarsi nella costruzione delle liste municipali per trovare
nuove soluzioni che tengano conto di quest’inedita sperimentazione sociale.
Solo così si riuscirà a dare un volto e conoscere le singole forme del
disagio. Lavoro oggi imbalsamato dalla sola graduatoria ERP che privilegia
come titolo la sola anzianità di sfratto.

Si è riconosciuto concordemente come prioritario invertire la politica del
Comune in materia di dismissione del proprio patrimonio e di richiedere il
blocco degli sfratti in scadenza per il prossimo giugno. Al tavolo è stata,
inoltre, illustrata la proposta di ACTION sull’emergenza abitativa in
discussione con il gabinetto del Sindaco a seguito della delega ricevuta
dallo stesso Sindaco, che mira a dirottare sul recupero del patrimonio
edilizio l’attuale programma denominato "dichiarazione di disponibilità"
promosso dall’assessorato al patrimonio del Comune. Solo così il programma
abitativo, comprensivo dell’ERP (Edilizia Economica Popolare) potrà uscire
dall’emergenza e dagli interventi tampone ed, intercettando il nuovo piano,
puntare sul concetto "costruire nel costruito" senza nessun ulteriore
consumo del territorio.

Gli amministratori municipali presenti hanno, poi, assicurato di essere
disponibili a seguire il percorso dell’autocertificazione e proporre
iniziative progettuali di recupero nei singoli municipi individuando in
queste attività la sola possibilità di costruzione reale della domanda di
abitazione e la sua soluzione. Tutti gli interventi hanno intrecciato
questi temi con la proposta relativa al canone sociale ed individuato nel
municipio il luogo da costruire, attraverso questi strumenti di lotta ed
autorganizzazione, come nuovo orizzonte delle lotte globali.

L’Ordinanza antisfratti del Presidente del Municipio Roma X°

Il 31 marzo 2005, il Presidente del X° Municipio, Sandro Medici, di fronte
al termine della proroga degli sfratti previsto da un decreto legge del
governo, vista la situazione di grave emergenza sociale a cui si vanno
sommati i danni derivanti da un’interpretazione restrittiva della legge
sulla locazione e quelli prodotti dai processi di cartolarizzazione e
dismissione che investono larga parte del territorio del Municipio, visto
l’aumento esponenziale, negli ultimi due anni, degli sfratti per morosità,
emette un’ordinanza in cui "per motivi di ordine pubblico e di sicurezza
sanitaria" viene sospesa "l’esecuzione degli sfratti nel territorio del X°
Municipio, fino all’emissione di una nuova proroga degli sfratti stessi o
altro atto di pari efficacia".

Bloccato lo sgombero di un grande immobile occupato

Il 10 maggio 2005 viene bloccato lo sgombero di un grande palazzo occupato
da mesi da ACTION. Successivamente, il sindaco Veltroni, con mezza giunta,
ha incontrato i movimenti per la casa che chiedono un piano straordinario
per le 700 famiglie delle occupazioni a rischio sgombero, suggerendo in
particolare l’acquisto di alcuni immobili o il cambio di destinazione
d’uso. Il sindaco ha dichiarato che "la questione è nazionale", ovvero che
dovrebbe pensarci il governo, ma poi ha incontrato il prefetto Achille
Serra e insieme hanno discusso su come fermare gli sgomberi.

Il 23 maggio 2005 la delibera comunale

Dopo un lungo dibattito, il 23 maggio 2005, il consiglio comunale approva
una delibera che affronta il tema dell’emergenza casa a Roma. L’obiettivo
primario del provvedimento è quello di allargare il mercato degli affitti a
costi accessibili per le famiglie a basso reddito.

Nella delibera si prevede la possibilità da parte del Comune di acquistare
palazzi (qualche nome? I palazzi di Vaselli, della Bankitalia, ecc) da
affittare poi a canoni ridotti. Nell’atto comunale è previsto pure un
intervento per calmierare gli affitti. Si farà in questo modo: per i nuovi
insediamenti, per i nuovi complessi edilizi, il Comune tratterà
direttamente con i costruttori. In modo da riservarsi una quota di alloggi
da reimmettere nel mercato degli affitti.

A prezzi inferiori a quelli di mercato, a "canone concordato solidale".
E ancora. Il Campidoglio proverà ad accelerare la capacità di spesa - spesa
autonoma, si sta parlando di fondi comunali - per l’edilizia residenziale
pubblica. Senza che tutto questo possa diventare un grimaldello per
ridisegnare una "città di mattoni". Visto che tutti gli interventi - siano
del Comune o dei privati - dovranno avvenire nel pieno rispetto del piano
regolatore. L’hanno fatto. E hanno fatto di più: il Comune garantirà la
soluzione - temporanea - dell’"emergenza nell’emergenza". Garantirà, sempre
attraverso la trattativa coi privati, alcuni alloggi temporanei alle
famiglie sfrattate, a chi è cacciato da casa. E tutto questo (e molto
altro) è scritto. Nero su bianco: in una delibera, approvata nello scorso
mese di giugno dall’amministrazione. Così com’è scritto che d’ora in poi -
per garantire a tutti, anche a chi vive "gravi situazioni di disagio" - il
massimo di sicurezza, nessun ente comunale si potrà permettere di staccare
l’energia elettrica, l’acqua, i servizi a chi occupa le case. Per loro, in
via temporanea, pagherà il Comune.

A Roma l’hanno fatto. Anche se forse è ancora più importante il "come"
l’hanno fatto.

Quella di Roma, insomma, non è l’unica delibera che prova a mettere le mani
nel dramma casa. Ma nei testi normativi, quando si fa riferimento alle
categorie sociali interessate si gira sempre attorno alle coppie, alle
giovani coppie con figli. In qualche caso - in quei pochi casi di
amministrazioni più sensibili - il riferimento è esteso, alle coppie di
fatto. Qui, nella delibera capitolina, si fa invece davvero riferimento
alla vera composizione sociale di chi è in difficoltà. Sono citate quelle
categorie che le indagini Istat neanche menzionano: i migranti, i precari,
gli studenti, gli anziani soli, le ragazze madri, i rom.

Tutto questo a Roma l’hanno fatto. Partendo da una delle situazioni più
difficili. Sì, perché il dramma della casa nella capitale è fatto di cifre
enormi. In un anno sono state sfrattate duemila persone. Nel 20% dei casi
sono stati colpiti disabili e anziani, nel 5 % migranti. E incombono altri
9000 procedimenti di sfratto. Sono poi 21 mila le famiglie costrette alla
coabitazione. 27 mila nuclei familiari hanno fatto domanda nelle
graduatorie dell’edilizia pubblica.

Sono partiti da qui. E non si sono fermati. Perché la delibera, fra
l’altro, prevede anche nuovi strumenti di monitoraggio del fenomeno. Sono
partiti da qui per denunciare il fallimento - c’è scritto nella premessa
alla delibera - delle leggi nazionali, per denunciare l’impoverimento delle
famiglie romane. E sono andati avanti coi programmi di edilizia sociale,
con i 1900 appartamenti da affittare subito, con ulteriori programmi
straordinari. Coi progetti di costruzione di nuovi 550 alloggi, con
l’acquisizione di altri immobili, con l’idea di intervenire, come s’è
visto, nel mercato privato.

A Roma l’hanno fatto. Altrove no. Forse perché a Roma, si è avuta
l’intelligenza di evitare gli sgomberi delle case occupate.
Le occupazioni, il movimento di lotta, Action e questa delibera si sono
tenuti per mano. E ha vinto la città.

IL DIRITTO ALLA CASA ANCHE PER GLI "OCCUPANTI SENZA TITOLO"

Il 26 luglio 2005, la Camera dei Deputati approva una risoluzione,
presentata di Rifondazione Comunista e sottoscritta da parlamentari di
altri partiti, che stabilisce, attraverso una sanatoria, di estendere il
diritto agli alloggi degli Enti Pubblici soggetti a cartolarizzazione anche
agli "occupanti senza titolo".

La risoluzione, partendo dall’emergenza abitativa "che ha raggiunto, specie
nei centri urbani, livelli tali da rappresentare un pericolo per l’armonia
sociale, dato che in alcune grandi città la tensione tra senza-tetto e la
pubblica amministrazione ha raggiunto livelli preoccupanti, impegna il
governo a estendere i diritti di opzione, di prelazione di garanzia e di
prezzo anche agli occupanti delle unità immobiliari ad uso residenziale
degli Enti Previdenziali privi di titolo purché risultino in possesso dei
requisiti previsti per l’assegnazione di alloggi pubblici e provvedano al
pagamento dell’indennità di occupazione nella misura equivalente locazione
e al rimborso degli oneri accessori".

Questo importante atto è il risultato della tenacia con cui l’Unione
Inquilini, il Comitato Occupanti senza titolo e il movimento di lotta per
la casa (soprattutto a Roma) hanno portato avanti tante iniziative di
mobilitazione contro l’esclusione delle famiglie meno abbienti.
L’esito di questa vertenza sta a dimostrare che la lotta può produrre
effetti molto diversi da quelli della "guerra tra poveri" che qualcuno,
scientificamente, da diversi mesi sta portando avanti nella nostra città.

Se una delegazione dell’ONU ha visitato le case occupate a Roma, per
rendersi conto della grave emergenza sociale legata alla questione
abitativa, a Bologna gli occupanti di case non possono essere considerati
alla stregua degli "stati canaglia" del presidente americano Bush.