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Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli
Publie le martedì 5 ottobre 2010 par Open-Publishing12 commenti
Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli
di Michele Maggino *
La manifestazione di Cesena del 25 e 26 settembre 2010 promossa da Beppe Grillo e dal suo movimento è stata un grande successo. Qualcuno ha parlato di entrata diretta nell’arena politica da parte di Beppe Grillo. In realtà chi, come me, segue le mosse di Grillo da molto tempo, sa benissimo che il Movimento 5 Stelle è nato come movimento politico nel significato più autentico del termine, un movimento che vuole agire sulla realtà che ci circonda per modificarla. E il Movimento 5 Stelle non è certo nato il 25 settembre 2010.
In effetti devo dire che seguo Grillo da molto tempo: a parte gli inizi da comico (famosa la sua battuta sui socialisti in Cina che gli costò cara...), ho seguito i suoi spettacoli posteriori alla sua cacciata dalle televisioni, quegli spettacoli che apparivano ed erano veri momenti di rottura con il linguaggio e i temi che passavano (a passano tuttora...) nella “scatoletta incantafessi” (era così che mia nonna definiva la televisione già più di 30 anni fa).
Ho seguito Grillo da quando spaccava i computer sul palcoscenico fino a quando ha cominciato invece a magnificare le doti e le possibilità di internet.
La lettura dei suoi commenti sul suo sito rappresenta per me un obbligo quotidiano nonché un piacere. A chi, come me, da adolescente negli anni ’70 del secolo scorso, parlava e trattava argomenti come l’energia solare (qualcuno ricorda le prime spillette del “sole che ride”?) si apre il cuore a sentire parlare Grillo di ambientalismo vero, concreto. Tutto questo per dire che, se devo rivolgermi una critica preliminare, forse nel considerare il cosiddetto “fenomeno Grillo” io parto da un pre-giudizio positivo.
Ecco allora che nel suo post del 26 settembre 2010 (“Siamo vivi! Siamo vivi! Siamo vivi!”) leggo: «Il movimento coincide con le sue proposte, con le sue azioni, con il suo programma. Chi dice che facciamo proteste e non proposte è in malafede o un imbecille inconsapevole». Aria nuova! Linguaggio diretto, semplice! Finalmente!
Ora, io sono un modesto e umile maestro elementare (oggi si dice: docente di scuola primaria) e sono nel mondo della scuola, come insegnante, da quasi 30 anni. La scuola è stata ed è la mia vita (professionalmente parlando): credo di conoscere molto bene tutte le sue varie sfaccettature: dagli aspetti filosofico/pedagogici, alle problematiche didattico/metodologiche, ai temi di natura politico/amministrativa, alle piccole questioni di pratica quotidiana. Mi è allora sorta spontanea una curiosità: il Movimento 5 Stelle che cosa propone al riguardo? Su un tema così fondamentale (e ripeto fondamentale) per il futuro di una nazione, un movimento politico non può non avere le idee chiare; un movimento poi che vuole cambiare lo stato delle cose esistente deve per forza avanzare delle proposte concrete inserite in un quadro più generale lucido e di spessore.
Il programma del Movimento 5 Stelle c’è già: c’è un continuo richiamo da parte di Beppe Grillo a leggerlo e diffonderlo. È chiaro che non è un programma definitivo: è, immagino, una prima piattaforma e come tale lo considero, ovvero una prima solida base a cui eventualmente aggiungere altri elementi. E allora, andiamoci a leggere il programma del Movimento 5 Stelle relativo all’Istruzione (è proprio questo il termine usato come titolo nel testo del programma).
Per cominciare, vedo che è riassunto in 13 punti. Benissimo, mi dico. Massima sintesi, poche parole ma chiare: dopo i programmi mastodontici ed enciclopedici del Partito Democratico ci voleva un po’ di semplificazione! Quindi passo a leggere i contenuti e a questo punto tutto il mio slancio positivo subisce una brusca battuta d’arresto.
La partenza è sicuramente un po’ banale: “Abolizione della legge Gelmini”. D’accordo, sono d’accordo, ma non considero questo un punto fondante per costruire qualcosa di nuovo. Mmm, partenza con un orizzonte un po’ ristretto. Comunque, procediamo: “Diffusione obbligatoria di internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti”; “Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via internet in formato digitale”; “Insegnamento a distanza via internet”; “Accesso pubblico via internet alle lezioni universitarie”. Credo di aver capito: sintetizziamo questi quattro punti con una sola parola: Internet.
Andiamo avanti: “Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo”: in realtà si tratta di una proposta minima poiché l’inglese si insegna già obbligatoriamente come seconda lingua a partire dalle scuole primarie; si tratterebbe quindi di estenderlo solo alla scuola dell’infanzia (o forse all’asilo nido, non si capisce). Comunque, sintetizzo anche qui con una sola parola: Inglese.
Altro punto: “Integrazione Università/Aziende”. Ci sono: possiamo usare nuovamente una sola parola: Impresa.
A questo punto mi fermo un attimo: abbiamo già superato la metà del programma (7 punti su 13) ed ecco che mi assale un vago, spiacevole, fastidioso senso di déjà vu. Internet, Inglese, Impresa.
Sì, vi è tornato in mente anche a voi? Il programma/slogan di qualche anno fa di Forza Italia: le famose tre I!
Sono preso da un certo sconforto e scoramento … ma non demordo. Proseguo. Sicuramente, penso, il discorso si farà, come dire, più pregnante. Altro punto: “Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica”. Oh, finalmente! Grande! Però, in effetti, non mi sembra ci sia niente di nuovo: credo di aver letto qualcosa di simile in un testo poco conosciuto e poco diffuso di questi tempi, mi sembra si intitoli: “Costituzione della Repubblica Italiana”. Comunque è bene averlo ribadito.
Mi sono un po’ ripreso. Posso allora proseguire nella lettura del programma. “Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti”; “Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza)”; “Sviluppo strutture di accoglienza per gli studenti”. Anche qui, mi sembra che siano punti minoritari per chi vuole cambiare il mondo (o per lo meno la scuola): tra l’altro sono cose che in parte già si fanno.
Un ulteriore sconforto mi prende alla lettura del decimo punto: “Investimento nella ricerca universitaria”. È da quando ho il lume della ragione (o almeno così credo) che sento parlare i politici di tutte le “razze” (cosiddetta destra e cosiddetta sinistra, cosiddetta maggioranza e cosiddetta opposizione, al governo o no) di aumentare gli investimenti nella ricerca universitaria. Insomma: dov’è l’analisi sferzante, dove sono le proposte concrete, nuove, rivoluzionarie del Movimento 5 Stelle? Mi cascano le braccia! Ma devo reggermi forte, perché devo arrivare all’ultimo punto del programma, questa sì, finalmente, una proposta forte, di spessore, direi quasi letteralmente nevralgica, che può scalfire il sistema: “Abolizione del valore legale dei titoli di studio”.
Prima ancora, però, di cominciare ad analizzare la proposta (è positiva? è negativa?), mi assale nuovamente un senso di malessere, di fastidio, di … déjà vu (sì, le stesse sensazioni di prima). Ma chi avanzava, già in tempi non sospetti, questa proposta? Non ho una grande memoria, eppure anche stavolta un lampo mi illumina: “Piano di rinascita democratica”: sì, certo, proprio quello, il piano della Loggia Propaganda 2 di Licio Gelli! Vado a controllare: Sezione Programmi, Punto b1: “Abolizione della validità legale dei titoli di studio”.
Come un Barbapapà, rimango … di stucco: c’è forse un barbatrucco?
La base solida del programma del Movimento 5 Stelle che riguarda il rinnovamento di un settore vitale per la società, qual è quello della scuola, della formazione, dell’istruzione, è costituita da una serie di ovvietà, di proposte di piccolo cabotaggio, dalle famose tre I di Berlusconi e da un punto forte già avanzato dalla P2 di Gelli!!! Che delusione!
Certo, sul blog di Grillo ho letto qualcosa (qualcosina...) di più interessante, ma resta il fatto che il Movimento 5 Stelle (non chiamiamolo partito...) propone come base di programma per la scuola quello che abbiamo appena visto.
C’è pur sempre una via di uscita, una prospettiva che ci fa intravedere lo stesso Grillo (sempre da: “Siamo vivi! Siamo vivi! Siamo vivi!” del 26 settembre 2010): «Gli iscritti potranno creare una lista civica, proporre un candidato e in futuro modificare il programma in stile Wikipedia». Ci risiamo, penso, con questa idea un po’ fissa di internet! Modificare il programma in stile Wikipedia??? E che cosa ne verrà fuori? Siamo proprio sicuri che cambiare la realtà sia come cambiare una voce su un’enciclopedia via internet? Però, a ben pensarci, quasi quasi, perché no? Potrei sempre iscrivermi al Movimento 5 Stelle e cambiare il programma (in futuro, mi si dice), magari potrei aggiungere questo punto: «Riforma della scuola – Selezione meritocratica – borse di studio ai non abbienti – scuole di stato normale e politecnica sullo stile francese».
Ho appena semplicemente citato il punto b.12 della sezione “Medio e lungo termine” del “Piano di rinascita democratica” della P2, quello di prima. Mi viene quasi quasi da pensare che questa proposta della P2 sia più avanzata del programma del Movimento 5 Stelle. Ma questi sono davvero cattivi pensieri!
Sarà meglio che torni a correggere i compiti di matematica dei miei alunni!
* Megachip
Ripreso da: www. contropiano.org
Messaggi
1. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 5 ottobre 2010, 19:34
Perchè invece di criticare non provi davvero a contribuire davvero al programma del moVimento?saranno pure proposte base,ma comunque valide,sta a noi cittadini proporre e integrare il programma
1. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 5 ottobre 2010, 19:46, di R.Idolini
vedi, per contribuire ad un partito o movimento che sia... occorre riconoscersi in alcune quetini fondamentali che non possono essere ridotte a questo o quello; serve un minimo di visione del mondo comune; posso concordare col mio vicino di casa sul fare la raccolta differenziata, ad esempio, ma poi scoprire che lui vorrebbe rispedire i rom fuori dall’italia ed io questo fatto non lo posso mandare giù. Inoltre, non è che il fatto che tutti possano incidere su un programma me lo renda condivisibile: nella germania degli anni ’30 la maggioranza dei tedeschi era probabilmente antisemita, avrei dunque dovuto adeguarmi?! La partecipazione popolare è alla base della politica ma non è che una cosa solo perché è valutata "valida" dai più me la renda per forza di cose condivisibie. No?
2. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 5 ottobre 2010, 20:20, di nando
Sono d’accordo il M5s non è altro che populismo...
1. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 5 ottobre 2010, 20:49, di Mirko P.
La fissazione con interet è una schifezza.
Sono dell’84 e utilizzo internet ma eliminare i rapporti interpersonali, eliminare la socializzazione soprattutto dei bambini, eliminare la condivisioni di spazi comuni come la scuola o l’università è una cosa assurda.
Mi sembra di rivedere il video di presentazione della Casaleggio Associati. Cioè la società che cura il blog di Grillo, il meet-up e il blog dell’Idv (quella che aveva l’isola su second life).
Non so voi ma la cosa mi inquieta e mi inquieta tantissimo che ci siano tanti giovani che senza pensare con la propria testa seguono questo individuo.
Mirko P.
2. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 5 ottobre 2010, 23:02, di Enrico Biso
Si Mirko, la cosa può anche inquietare, e questo credo sia giusto, il problema però che abbiamo di fronte è che la sinistra ha bisogno di ritornare ad essere sinistra per essere valida alternativa.
Se invece quel che c’è oggi, è una pseudo-sinistra, allora possiamo inquietarci quanto vogliamo, ma i guru troveranno ampio spazio per diffondere messaggi che inequivocabilmente ricalcano il Berlusconismo.
Il punto per me centrale è il contrapporre ai guru un percorso dal basso per costruire una sinistra dei lavoratori, che con un discorso ed una pratica collettiva sappia offrire una uscita a sinistra dalla attuale crisi economica capitalista.
La completa indipendenza politica della sinistra dal pd confindustriale , può essere di stimolo ad un non piccolo settore di simpatizzanti della sinistra a ritornare a coinvolgersi nella militanza concreta, quella che è di supporto a lotte e conflitti, che è esente da pratiche fallimentari interclassiste.
Purtroppo il solo inquietarci non basta e serve offrire valide alternative a chi ricerca un altro modo di politica possibile.
E’ il classico gatto o cane che dirsivoglia, che cerca di mordersi la coda, più seguiamo i guru nel loro proporre ricette e più ci infogniamo.
Serve ben altro, non solo a livello politico, ma soprattutto a livello culturale, e se non sappiamo trovare il bandolo della matassa rischiamo di dover inseguire una volta il Grillo, un’altra il Vendola e la cosa ci rende succubi di politiche interclassiste sostenute con i voti di chi si oppone al sistema economico capitalista.
L’unità della sinistra di classe è non più rinviabile pena amare sorprese, che sinceramente sarebbe meglio evitarsi.
In sintesi estrema, dobbiamo essere inpietosi con noi stessi, ed ammettere che i guru hanno notevole spazio perchè ancor oggi non esiste una valida alternativa di percorso.
Difficile da ammettere, ma vero che più vero non si può.
Detto questo serve colmare il deficit e costruire la casa comune dei comunisti, degli anticapitalisti, dei libertari, pena altrimenti il rincorrere quel che sinceramente è spettacolo Orwelliano, niente di meno, nìiente di più, la fattoria degli animali è il presente che ci attanaglia.
Enrico Biso
3. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 5 ottobre 2010, 23:13, di Francisco
Sulla questione Grillo e M5s di sono alcuni punti oscuri da chiarire, è successo sicuramente qualcosa d’inaspettato negli ultimi due mesi.
Fermo restando che ciò che si evince dagli articoli pubblicati nei siti dei compagni non fa una piega, e cioè che con populismo e qualunquismo una volta al cospetto di scelte fondamentali per la comunità la virata a destra è assicurata con quel che ne consegue, rimane da capire cosa sarà di questa macchina ormai messa in piedi che comunque è costata investimenti non trascurabili. I capitali usciti mediaticamente dovranno necessariamente rientrare politicamente (con gli interessi), quindi inutile ribadire la natura e i progetti di simile movimento.
Ultimamente il M5s vive grande fibrillazione e preoccupazione e sicuramente denota una forte dose di nervosismo, specialmente attraverso il suo mezzo di propaganda, cioè il blog.
Sicuramente Grillo s’è impegnato negli ultimi due anni per un attacco quotidiano alla sinistra in genere, alla casta, ai sindacati (facendo sempre e comunque di tutt’erba un fascio) avendo un occhio di riguardo per la destra "dalla faccia pulita" (Fini, Montezemolo e ultimamente anche Profumo) e glissando sulla sinistra di base. In questo modo era arrivato quatto quatto ai giorni nostri, e scopriamo (oggi?) che da tempo cercava consensi nei movimenti antagonisti e tra i compagni comunisti e anarchici che si defilano da Rifondazione, PD e PdCItal.
Ora, i compagni hanno ben poco da rimpiangere della sinistra istituzionale, però che Grillo mirasse alla parte "libera e sul mercato" della sinistra antagonista non v’è più dubbio.
Il movimentismo crea queste sacche di terra di nessuno dove il primo che arriva e ha più forze "rischia" di fare man bassa di quel che rimane... rimane per modo di dire. Sappiamo benissimo quanta sinistra e quanti compagni confidino in una organizzazione o partito che ne rappresenti le istanze.
Sicuramente c’è ancora da lavorare per impedire subdole razzie, un po’ di storia dovremmo averla imparata, che diamine!
Il 16 ottobre c’è in gioco molto di più di quel che pensiamo, l’unione d’intenti non può fermarsi all’orticello individuale o a sacche di disagi localizzati e sostenuti da proclami populisti e destroidi. Sono in gioco i diritti fondamentali del mondo del lavoro e di conseguenza le pensioni, la casa, la necessaria dignità dei lavoratori tutti, per arrivare agli immigrati, la politica estera, il welfare... su questi principi non ci sono mediazioni fasulle che potrebbero nascondere trappole per il futuro: insieme si vince, ma solo se l’obiettivo è comune.
Per concludere... CI VUOLE IL PARTITO!!!
C’è ancora molto da aspettare per superare diversità e individualismi, che tali neanche sono?
4. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 6 ottobre 2010, 09:08, di Mirko P.
Pienamente d’accordo cone te Francisco.
Ci vuole un Partito. E’ l’unico modo tramite il quale un’operaio, uno studente, un senza lavoro, un precario, un’immigrato e tanto altro possano trovarsi insieme anche in luoghi geografici diversi.
Naturalmente ci vuole un partito di Vera Alternativa. Un partito che abbia una sua visione del mondo e del futuro a lungo termine (e che lavori per arrivarci) e che abbia delle ricette alternative (anticapitaliste e comuniste) per il medio e breve termine. Bisogna unire la lotta di tutti noi e l’unico modo è il partito. Se guardo che fine hanno fatto tanti ex-compagni no-global, new-global, terzomondisti e tanti altri mi viene da pensare.
Purtroppo devo dire che affidarsi a quelli che ci sono ora (almeno nella loro attuale forma e composizione) è davvero difficile. Costruire un partito nuovo dal basso (cosa che sento da tempo) è molto difficile. Allora da dove cominciare? (io proporrei da Fiom, Cobas e Usb ma da qui al partito la strada è lunghissima)
5. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 6 ottobre 2010, 10:00, di Francisco
E’ proprio quello che dico infatti, non a caso insisterei sul 16 ottobre proprio perché Fiom, Cobas e Usb possano fare da collante per gettare le basi per la ricostruzione di un nuovo partito. Le difficoltà non mancano e le conosciamo. Come puoi notare i media stanno oscurando l’evento, ma se saremo in molti anche i più riottosi, come la Federazione della Sinistra e altre componenti della CGIL dovranno piegarsi alla nuda realtà. L’importante è tornare a lottare insieme lavoratori e studenti, come una volta. Cosa ha creato il sistema in questi decenni se non questa separazione?
6. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 6 ottobre 2010, 18:50, di nando
Sono d’accordo con Francisco per l’unità delle lotte tra studenti e lavoratori...
7. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 6 ottobre 2010, 19:48, di nando
Carissimo compagno Enrico, come sempre la maggior parte delle volte sono d’accordo con te. Bisognerebbe costruire in fretta la casa comune dei comunisti, degli anticapitalisti,dei libertari, altrimenti sarà buio profondo... Anche perchè il momento che stiamo attraversando lo richiede. Lasciamo stare le solite idiozie dei leader carismatici... Sappiamo bene poi dove si va finire, gli esempi eclatanti non mancano.
Un caro saluto Nando
8. Beppe Grillo e la scuola...quasi quasi Gelli, 6 ottobre 2010, 20:26
GLI STUDENTI PER IL 15 OTTOBRE: UNIRE LE LOTTE TRA STUDENTI E LAVORATORI.
Il 15 ottobre saremo in piazza con i lavoratori della scuola, le organizzazioni sindacali e di movimento per un grande sciopero ed una grande manifestazione contro le politiche del governo. Uno spirito unitario, quello dell’appello lanciato dai COBAS, che abbiamo apprezzato particolarmente, perché ha il merito, in un periodo in cui troppo spesso il centro della scena è occupato da rivendicazioni e ragionamenti di “categoria”, di rilanciare con forza una parola d’ordine di unità, tra tutti i lavoratori, gli studenti e quanti pagano i costi della crisi.
Un momento politico, quello che stiamo vivendo, in cui l’attacco ai diritti dei lavoratori procede di pari passo al progetto di dismissione del settore pubblico ed in particolare della scuola e dell’università; le conquiste di anni di lotte sono spazzate in nome del profitto, il pubblico cede il passo al privato; la sicurezza e la dignità ad un presente di precarietà senza diritti e senza futuro.
Un attacco complessivo, che viene scatenato da vent’anni, indipendentemente dal colore dei governi, e che vede nella fase attuale il punto terminale di un lungo processo.
Ma tanto appare evidente questa realtà, quanto la necessità di invertire ora questa tendenza.
Di fronte ad un sistema che non è in grado di correggere le sue contraddizioni è bene che la nostra lotta sia un fattore scatenante della loro esplosione.
Per troppi anni, il movimento studentesco, ha perso di vista obiettivi reali per quali lottare.
Lunghe e articolate proposte di riforma, molte delle quali assolutamente condivisibili, ma totalmente inutili. Quale governo avrebbe dovuto ascoltare le nostre richieste? Quali condizioni militavano a nostro favore per ottenere risultati? E soprattutto, ed è questa la domanda che serpeggia tra tutti noi, perché non si ottengono mai risultati?
Le analisi dei movimenti che per tanto tempo hanno diretto e indirizzato le mobilitazioni, hanno perso di vista un particolare fondamentale: nell’attuale sistema economico-politico non c’è possibilità di riforma. Non esistono rapporti di forza tali da indurre chi governa a modificare linee guida dettate da interessi economici di lungo periodo e di vecchia data.
Un movimento, anche molto partecipato come l’Onda, non ha ottenuto nulla. E in questi vent’anni hanno avuto questa fine tante lotte prima e tante ancora ne dovranno venire, se questa tendenza non viene invertita. Tutto ciò ha prodotto un senso di scoramento che leggiamo negli occhi di quanti per anni, o anche solo per una volta, hanno lottato in nome di quelle parole e che oggi non credono più in nulla e non sono disposti a scendere di nuovo al nostro fianco.
Allora deve essere chiaro che noi non ci attendiamo NESSUNA RIFORMA , perché nell’attuale sistema nessuna riforma è possibile. Con questa parola intendiamo la migliore cultura di “riforma” quella che, seppure parzialmente, otteneva dei miglioramenti. Oggi il termine riforma ha acquisito tutt’altro significato. Le riforme sono legate solo al taglio dei fondi per ottenere bilanci in parità; nessuno pensa che dietro ogni “riforma” ci sono persone in carne ed ossa, lavoratori, famiglie e studenti. Ma allora cosa possiamo fare?
Possiamo e dobbiamo condurre in questa fase una politica di RESISTENZA ATTIVA, cioè di non adeguamento alla logica del meno peggio, oramai imperante anche a sinistra, tra studenti e lavoratori, che ci ha portato negli anni a difendere qualcosa che si avvicinava inesorabilmente al peggio. I lavoratori hanno accettato condizioni di lavoro massacranti, sacrificando la sicurezza e la libertà, pensioni sempre più misere, e di volta in volta si difendevano posizioni di sconfitta, prossime a nuove e maggiori capitolazioni.
Un movimento che si muove per la difesa di un’esistente sempre peggiore, per la paura di un futuro ancora peggiore, è destinato ad andare incontro ad una capitolazione su ogni fronte.
Così nella scuola, per troppi anni vuote parole (aula autogestita…) hanno mascherato la mancanza di un’analisi politica che mettesse in primo piano i processi reali in corso. Anno dopo anno accettavamo che sulla scuola pubblica venisse messa una vera e propria tassa; anno dopo anno, in nome dell’offerta formativa questa tassa aumentava e aumentava, fino a quando, realizzato un sistema misto pubblico e privato , i governi hanno iniziato a chiudere il rubinetto. E le famiglie mettevano mano al portafoglio, sempre di più; e le scuole iniziavano ad usare quei soldi non più per il corso di teatro o di fotografia, ma per il funzionamento didattico, per pagare i supplenti, per mantenere, in definitiva, la scuola in piedi. E i contributi aumentavano, in meno di dieci anni del 300%, ma nessuno si accorgeva di cosa stava succedendo. “Una pizza al mese in più” questo il tenore dell’aumento annuo, come prontamente dicevano nelle segreterie delle scuole.
Ma dietro quella pizza, apparentemente innocua e anche interessante (chi può criticare l’offerta formativa?) si nascondeva un progetto a medio, lungo termine, che oggi finalmente appare chiaro a tutti. Come la marmellata aiuta a far ingoiare la pillola amara, così l’apertura al territorio, una scuola più moderna e innovativa e altri fattori di questo tipo, hanno svolto la funzione di mascherare il progetto reale, e la somministrazione del medicinale è passata per ben altra via…!
LA DISMISSIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA PASSA ANCHE PER TE, attraverso un comportamento apparentemente encomiabile, come pagare il contributo. Allora forse è il caso di incominciare a dire che NOI IL CONTRIBUTO NON LO PAGHIAMO! Perché se questo strumento è il perno con il quale i governi hanno aperto una falla nella scuola pubblica, siamo ancora in tempo a richiuderla.
Ed ecco che già li vediamo i “signori benpensanti” che ci dicono: “Ma in questo modo fate il gioco di chi vuole la distruzione della scuola pubblica” o anche “così li aiuterete”.
È passata nella società questa cultura secondo cui di fatto bisogna accettare ciò che viene dato e cercare al massimo di ridurne gli effetti. Noi vogliamo scardinare questa logica perdente.
Nessuno si accorge di quello che succede proprio perché da brave formichine, noi ne attutiamo gli effetti e non solo: con questo comportamento si aiuta a diluire gli effetti di queste politiche nel tempo, con il risultato che mentre un cambiamento repentino genera resistenza e da vigore alle forze che vi si oppongono, un cambiamento lento, lieve, a piccoli passi, appare naturale ed inevitabile, nonché poco dannoso. Ma il risultato è proprio quello che vogliono i governi.
Attuare politiche sul lungo periodo senza che nessuno se ne accorga, senza generare resistenze, facendo passare tutto per naturale. In questo modo il giorno in cui si dichiarerà ufficialmente chiusa l’era della scuola pubblica, non ci resterà che prenderne atto, sapendo che le forze di resistenza sono state anestetizzate nel tempo.
La stessa cosa succede nella diversa ottica dei lavoratori, anche nella scuola. Accettare una classe smezzata nella propria, a dispetto di ogni legge e misura di sicurezza per gli studenti, maschera la riduzione degli organici. Se ci fossero i supplenti ed i soldi per pagarli, le classi non andrebbero smezzate, eppure quante volte succede? Accettare di fronte a continui tagli di organico di sobbarcarsi il lavoro che sarebbe spettato ad un nuovo assunto, ma che non ci sarà, perché i concorsi sono bloccati, se apparentemente può sembrare un modo non rigido per garantire comunque un servizio, a lungo andare va dritto nella direzione dello smantellamento del servizio pubblico, quale che esso sia. Non parliamo di quante volte con accordi calpestri i sindacati confederali hanno accettato logiche di questo tipo o simili…
Ma proprio sulla questione dell’edilizia vogliamo che sia segnato un nuovo punto di lotta e che esso sia legato indissolubilmente alle lotte dei lavoratori. La sicurezza sui posti di lavoro e sui luoghi di studio per la scuola, è connessa anch’essa alla questione del taglio degli organici.
Le classi a 30 studenti, prodotto dell’aumento del numero degli studenti a fronte della diminuzione delle classi, causa tagli o mancate assunzioni tra i docenti, sono la riprova di come studenti e lavoratori dovranno intavolare percorsi comuni di discussione e lotta a partire dalle scuole stesse.
Sull’edilizia i risultati ottenuti in questi anni sono scarsissimi e noi non abbiamo intenzione di replicare solamente i soliti cortei degli anni precedenti. È necessaria una campagna forte per mettere l’opinione pubblica al corrente di quanto avviene. Per farlo servono gesti forti. Noi proponiamo il BLOCCO DEGLI EDIFICI FUORI LEGGE, attraverso picchetti, lucchetti, perché si parli del numero impressionante di scuole che non rispettano le norme sulla sicurezza, grazie anche alle politiche di riduzione degli organici e delle classi.
Una grande battaglia culturale dovrà poi essere condotta sulla questione del “merito”. Dietro questa parola si sono nascoste le peggiori politiche di selezione di classe in questi anni. La politica del “rigore”, inaugurata da Fioroni e completata dalla Gelmini, ottenendo l’appoggio di centrodestra e centrosinistra, ha ottenuto il solo successo di incrementare il livello di selezione nelle scuole.
Il lato peggiore della faccenda è l’enfasi per il merito che si è diffusa largamente nella società.
Questa enfasi trova spiegazione nella richiesta di qualità che si ha specie nei confronti della politica; le persone, anche le migliori, ritengono che possa esistere un criterio effettivo di meritocrazia mediante cui accedere ad una serie di incarichi, spesso occupati oggettivamente in modo assolutamente immeritato.
Ma questo “merito” che si confonde con un’idea astratta di giustizia, non ha nulla a che fare con la situazione reale nella quale vengono inseriti i ragionamenti sul merito. Come si può parlare di merito e rigore quando uno studente che può permetterselo si compra un diploma in una scuola privata mentre uno studente che ha difficoltà a scuola, che sconta l’assenza di corsi di ripetizione adeguati, che paga centinaia di euro di ripetizioni, se non può permettersi tutto questo è costretto a lasciare scuola? I dati della nostra inchiesta sui libri e sui contributi scolastici dimostrano scientificamente che nella scelta di studenti e famiglie il fattore economico svolge un ruolo preponderante. Se i licei diminuiscono ed aumentano tecnici e professionali sarà mica perché i secondi hanno costi minori e soprattutto un’aspettativa di spesa inferiore, uscendo con la possibilità di andare subito a lavorare senza sostenere i costi dell’università?
SE QUESTO E’ IL MERITO ALLORA VOGLIAMO IL 6 POLITICO. L’abbiamo detto per provocazione, coscienti che una simile proposta è fuori dal contesto storico attuale.
Ma una provocazione che vuole risuonare come un richiamo a tutti ed in particolare ai professori, perché qualche bocciatura di troppo nelle scuole - magari incoraggiata da un preside che non vede l’ora di vedere il nome della sua scuola come una della più difficili della città - produce l’abbandono scolastico di uno studente, che sarà destinato ad un presente fatto di lavoro nero e sfruttamento e ad un futuro di insicurezza e precarietà, senza diritti e senza possibilità.
I dati parlano chiaro: uno studente su tre non raggiunge il diploma; il secondo dato più alto d’Europa.
Anche all’università la cultura del “merito” con i test d’ingresso ha trovato la sua diffusione ovunque, col risultato che l’Italia è all’ultimo posto tra i paesi europei per tasso di mobilità sociale.
Il figlio del medico fa il medico, il figlio del dipendente e della casalinga fa il precario.
Per questo abbiamo lanciato la provocazione dei manifesti affissi all’università UNO SU MILLE CE LA FA, E’ SEMPRE IL FIGLIO DI PAPA’ non per rimarcare sugli scandali di raccomandazioni ed esami facili, pur presenti, ma che rappresentano solo il dato degenerativo del sistema. Ma proprio perché per il prodotto delle politiche sulla scuola e sull’università solo chi ha alle spalle una famiglia in grado di permettersi una lunga e importante spesa economica può ambire ad alcuni tipi di professioni. Cosa c’entra questo con il merito?
La proposta di trasformare il criterio di assegnazione delle borse si studio dal reddito al merito, esprime perfettamente il perpetrarsi di questa politica. Per anni le borse di studio hanno rappresentato la possibilità di accedere ad un livello di istruzione e quindi ad un futuro migliore di quello che le condizioni sociali permettevano. Oggi si torna preoccupantemente indietro su questo terreno.
Un ultimo risultato della politica del “merito” è l’emersione di un livello intollerabile di individualismo e competizione, anche tra studenti, che sta lentamente spezzando quelli che erano i vincoli di solidarietà che almeno a questa età ci tenevano uniti. Si cerca di inculcare fin da giovani quella logica competitiva che ha spezzato i vincoli di solidarietà tra i lavoratori.
Così il nemico da combattere non è più che ci sta sopra, il padrone come si diceva una volta, ma il mio vicino, perché è da lui che mi devo guardare e possibilmente è lui che devo fregare per avere una promozione o un aumento di stipendio.
Per non parlare dell’immigrato che è quello che standomi appena sotto è sempre pronto a rubarmi il posto di lavoro. NOI VOGLIAMO SPEZZARE LE CATENE DELLA COMPETIZIONE E RIAFFERMARE UN VINCOLO DI SOLIDARIETA’ TRA PARI.
Per questo i primi a costruire un’alternativa saremo proprio noi studenti; ma non all’interno di quello che ci è messo a disposizione dal sistema, ma al di fuori, per iniziare a creare in piccolo quegli elementi di cambiamento per cui lottiamo.
Il blocco dei contributi provocherà certamente una grande attenzione sulla scuola e se tutti lo assumeranno come parola d’ordine provocherà effettivamente lo smascheramento delle politiche in atto. Ma noi dovremo caricarci anche dei risultati nel breve periodo, con scuole che non riusciranno a mandare avanti attività importanti come i corsi di recupero.
LANCIAMO UN APPELLO A INSEGNANTI, STUDENTI UNIVERSITRI E MEDI perché INSIEME SI COSTRUISCANO LUOGHI IN CUI A PREZZI POPOLARI SIANO DATE RIPETIZIONI AGLI STUDENTI CHE NE HANNO NECESSITA’ , aprire sedi a questi progetti, per iniziare a rinsaldare quel vincolo di SOLIDARIETA’ che senza accorgercene ci stanno togliendo. Da questo potrà partire un nuovo modo di intendere l’UNITA’, per una lotta che torni ad essere unitaria, combattuta fianco a fianco con il nostro più prossimo vicino, perché STUDENTI E LAVORATORI, tornino a combattere insieme UNITI.
Rivolgiamo quindi un appello a tutti i collettivi, le organizzazioni studentesche gli studenti medi ed universitari per la costruzione comune del 15 ottobre, avvio di un lungo percorso di mobilitazione nella scuola e non solo.
LA LOTTA E’ UNITARIA!
LA LOTTA E’ SENZA TREGUA!
Collettivo Senza Tregua
3. rom fuori dalle palle, 10 ottobre 2010, 02:34, di Antonio
"rom fuori dai coglioni"