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Berlusconi ha fallito, non sarà riconfermato al comando di questo paese - e Ferrara si ricicla
Publie le domenica 28 agosto 2005 par Open-PublishingFra Giuliano da Rimini
Berlusconi ha fallito, non sarà riconfermato al comando di questo paese - e Ferrara si ricicla
di Lidia Ravera
«Fa impressione vedere un ateo grande e grosso confessare in pubblico di essere diventato credente», scrive Renato Farina su Libero, dopo aver assistito, nel corso dell’adunata di Comunione e Liberazione, al miracolo annunciato del Nuovo Corso di Giuliano Ferrara, la sua terza primavera, quella dedicata al sostegno di Dio, essendo il comunismo da lunga pezza ripudiato e Berlusconi, di recente entrato in zona rischio, da ripudiare, o almeno da accoppiare a qualche leader storico meglio radicato nei precordi dei votanti. Lo spettacolo deve essere stato davvero commovente: «tremila persone dentro e altre cinquemila fuori» dal Palazzetto dello Sport e «tutti lo volevano baciare». Posso capirli.
Anch’io, fossi stata lì, un po’ di feste gliele avrei fatte. Ferrara è un uomo magnifico, gioca con i princìpi, con le idee, con le filosofie quasi che la scena (modesta) della politica italiana fosse una gigantesca nursery, dove costruire e disfare cosmogonie, come un bambino iperattivo con i mattoncini del lego. Ha detto, dal palco, che, osservando la realtà, «si scorge un disegno», il credulo Farina è salito sul podio a orazione conclusa e ha azzardato una domanda in privato: «Se c’è un disegno è ragionevole dire che c’è un disegnatore?». «Sì», ha risposto a bassa voce, il neocredente Ferrara, «è ragionevole dire che Dio c’è». Non lo ha nominato nel suo intervento urbi et orbi per «una specie di supremo pudore» (Farina: ironico?), ma ne ha decretato, cortesemente, l’esistenza. E da questa rivelazione, ovviamente, ha fatto discendere che i matrimoni tra omosessuali scardinano la società, che l’embrione è una persona, che Ratzinger è meglio di Vattimo, che Umberto Eco non è granché e così via in uno stravagante catechismo da salotto non privo di fascino mondano.
Le masse cielline fremevano, con ardore pari al peso specifico del figliol prodigo. Un laico convertito vale più di un cattolico di lunga data, come Renato Farina, coerente e lineare.
Si moltiplicheranno adesioni ed emozioni. Ancora una volta tocca riconoscere che quella della superiore intelligenza di Giuliano Ferrara non è una leggenda metropolitana, messa in giro da chi tende a sovrastimare un corretto uso dei congiuntivi, bensì una realtà con cui fare i conti. Io non me ne intendo di segreti disegni e Altissimi Disegnatori, ma il modesto schizzo che sottende le neo-con/versioni risalta - ahimè - chiarissimo: politicamente, economicamente, sul piano della qualità della vita, il centrodestra ha fallito, ha tradito la fiducia di chi l’ha votato e ha confermato le prevenzioni di chi l’ha ostacolato. Concretamente, nella polverosa verità delle condizioni materiali, non ha una sola possibilità di essere riconfermato al comando di questo paese prossimo al naufragio.
Meglio assurgere al cielo, allora. Provare a vestire i panni dell’agnello, riempirsi le fauci di parole rassicuranti, mostrare l’anima per far dimenticare la faccia, ancorarsi ad antiche certezze per gestire positivamente il senso di insicurezza e precarietà che attanaglia i cittadini. La religione cattolica, con i suoi codici, i suoi anatemi, i suoi decaloghi, le sue tavole delle leggi è perfetta per lo scopo. Con poca spesa si passa per buoni, basta decidere che cattivi sono gli altri. Si può recitare la parte dei difensori della famiglia, dei diritti del nascituro fin da quando è soltanto un’intenzione, della società dalla degenerazione laica narcisista e relativista.
Se nessuno si azzarda a ricordare l’elogio della competizione liberal (vinca il più forte, non proprio un principio evangelico), se si tace dei tagli al welfare (chi non ce la fa, sono cavoli suoi), se non si riflette sulle sanatorie, le leggi ad personam, la passione miliardaria circonfusa di frodi, il paese-azienda che licenzia la solidarietà come un cascame dell’ozio assistito di tradizione comunista e tutti gli altri piccoli grandi peccatucci del centrodestra, se si tace sulla guerra (contro la quale il povero Giovanni Paolo Secondo si è sgolato ininterrottamente negli ultimi dieci anni del suo Pontificato) si può anche entrare, in un solenne strepito di campane, nella nutrita schiera dei fedeli. È ridiventata una mossa lungimirante, in questi tempi di generale smarrimento, professarsi cattolici osservanti, soldati di cristo, crociati.
George W. Bush è riuscito a farsi riconfermare presidente degli Stati Uniti restando, eroicamente, per mesi, in posa nel Presepe Universale, a cincischiare paroline dolci come Patria, Princìpi, Famiglia, Amore e Chiesa. A che cosa aspira Giuliano Ferrara, con questa svolta mistica? Chi l’ha folgorato sulla via di Rimini?
Sono domande indegne, lo so, domande che non rispettano i misteriosi borborigmi di un’anima, ma io vorrei sapere quanto rischiamo se, in mancanza di personale politico qualificato, Ferrara consiglia al suo Assistito di presentare alle Primarie il Padreterno.
L’UNITA’ 27-8




