Home > Berlusconi limita le intercettazioni? Colpisce giudici e giornalisti»
Berlusconi limita le intercettazioni? Colpisce giudici e giornalisti»
Publie le lunedì 22 agosto 2005 par Open-PublishingBerlusconi limita le intercettazioni? Colpisce giudici e giornalisti»
L’annunciato disegno di legge sulle intercettazioni rimane dai contorni indefiniti. Ma le anticipazioni date da Silvio Berlusconi e da altri esponenti della maggioranza di governo bastano a Oreste Flamminii Minuto, penalista ed esperto di reati a mezzo stampa, per osservare che si sta imboccando una strada sbagliata.
Come giudica, avvocato, l’idea del presidente del Consiglio di vietare le intercettazioni per tutte le indagini che non siano di mafia e terrorismo?
«Eufemisticamente si può definire bizzarra, ma in verità è gravissima.
Perché si deve prendere a pretesto qualunque occasione per delegittimare la magistratura e non farle svolgere il suo compito istituzionale?».
È questa la lettura che dà di quell’uscita?
«Nessuno che abbia un minimo di sale in zucca penserebbe in coscienza di limitare le intercettazioni a certi tipi di indagine».
Nelle intenzioni di Berlusconi, il provvedimento dovrebbe prevedere anche pene severe per chi pubblica le intercettazioni.
«Se si vuole veramente che l’informazione sia degna di questo nome, bisogna darle il potere di violare il segreto d’ufficio senza il rischio di incorrere in una pena».
Pensa che non vadano tutelati i segreti?
«Al contrario, ma li devono tutelare coloro che sono deputati a farlo, ovvero i pubblici ufficiali. Se una notizia arriva alla stampa senza che il giornalista abbia corrotto o istigato chi era deputato alla custodia, il giornalista non deve pagare dazio. Negli Stati Uniti i giornali non vengono puniti se pubblicano documenti segreti. Noi abbiamo l’articolo 684 del codice penale che parla di pubblicazione arbitraria di atti di procedimento penale. E chi viene colpito alla fine è sempre chi pubblica».
Quindi?
«Quindi, bisogna compiere passi in avanti, non indietro. E un passo in avanti, in Italia, ci sarebbe qualora vigesse lo stesso principio giuridico vigente in America, e cioè che la stampa è libera di pubblicare e non risponde della violazione di segreti se non in caso di istigazione».
È un passo che sembra lontano, anche a giudicare dalle parole dell’ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, che pensa a multe salatissime che facciano da deterrente per giornalisti ed editori.
«Da noi ci sono presupposti che vanno superati, come quello che la privacy sia un valore assoluto (e questo quando in nessun paese del mondo esistono così tanti periodici che hanno come finalità, attraverso la descrizione del gossip, la violazione della privacy). Ma facciamo conto che invece dell’istituzione informazione si tratti dell’istituzione difesa. Nessuno si sognerebbe mai di dire a un avvocato che non deve difendere una persona che sa essere colpevole. Il suo ruolo è quello di difendere, così come quello dell’informazione è di pubblicare. Non si può chiedere all’informazione di non pubblicare, così come non si può chiedere a un avvocato di non difendere. Siamo di fronte a doveri, oltre che a diritti. Altrimenti, se l’informazione non è libera, come si fa a esercitare il controllo sugli atti del potere?».
Come si può tutelare, senza il deterrente a cui fanno riferimento Berlusconi e Gasparri, il segreto?
«Intanto, ripeto, va tutelato da chi è affidatario del segreto. E va tutelato in una forma un po’ diversa da quella odierna. Oggi, il pubblico ufficiale risponde di rivelazione del segreto d’ufficio solo se la sua condotta è dolosa, cioè se il reato di rivelazione del segreto d’ufficio avviene con coscienza e volontà. Non risponde se la rivelazione avviene per un fatto colposo, per omessa custodia del segreto. Basterebbe prevedere la responsabilità colposa del pubblico ufficiale e cesserebbero d’incanto le rivelazioni degli atti coperti dal segreto».
Ne è sicuro?
«Certo, ma non lo si vuole fare, perché è più comodo colpire i giornalisti, chiunque pubblica, indipendentemente da come gli sia arrivata la notizia».




