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Bertinotti dopo i dati della Guardia di finanza. "La politica fiscale una scelta di classe"

Publie le sabato 25 dicembre 2004 par Open-Publishing

Dazibao Economia-Budget Partito della Rifondazione Comunista Parigi


di Andrea Milluzzi

Nel giorno in cui la Guardia di finanza rende noti i preoccupanti dati sull’evasione fiscale, gli ultimi di una serie che fotografano in maniera eloquente la salute dell’economia italiana, alla sala della stampa estera in via dell’Umiltà, si discute di un’economia alternativa. L’occasione è la presentazione del libro di Andrea Ricci "Dopo il Liberismo - proposte per una politica economica di sinistra" (Fazi editore - 21,50 Euro), a cui hanno partecipato il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, il presidente della Sole 24 ore Spa, Innocenzo Cipolletta, e il giornalista del "Corriere della Sera" Paolo Franchi come moderatore, oltre allo stesso Ricci. Molti gli spunti tracciati dall’"opera prima" del giovane autore, responsabile del dipartimento economia di Rifondazione comunista e docente dell’Università di Urbino, a cominciare dalla linea madre del testo, illustrata da Ricci: «L’intento di questo libro è dimostrare il fallimento del liberismo, non con un ragionamento astratto, ma con i fatti.

Per le valutazioni ho utilizzato i criteri interni a quella politica, come ogni liberista onesto dovrebbe fare, a partire dalla crescita economica e dall’efficienza del mercato». L’esito dello scritto di Ricci non si esaurisce però nel decretare tale fallimento, ma si spinge fino a proporre «una politica economica di sinistra» che, come scrive Luciano Gallino nella prefazione «se apparisse azzardata perfino per talune sensibilità di sinistra, sarebbe la dimostrazione di quanto la nostra società e il mondo si siano spostati a destra».

Le analisi e le proposte di "Dopo il liberismo" hanno dato quindi vita al dibattito fra Bertinotti e Cipolletta, discordi anche sullo stato di salute dell’attuale sistema economico: «L’economia di mercato sta progredendo con le normali difficoltà allo stesso modo della democrazia: entrambi hanno un sacco di difetti, ma qualsiasi modello differente non ha mai prodotto effetti, né vedo adesso un’alternativa» ha detto l’ex direttore generale di Confindustria, provocando la risposta del segretario del Prc: «I dati analitici, compreso il Pil che è un indice rivelatore della mentalità liberista, sono inconfutabili e descrivono il declino di questo modello. Il blocco sociale e le politiche che ne sono alla base sono dentro una crisi irreparabile. E’ evidente quando i cittadini non riescono ad arrivare a fine mese con lo stipendio. E come si fa a non dare la colpa di tutto questo alle scelte economiche che sono state fatte?». Il libro di Ricci scandaglia prima la globalizzazione, poi l’Europa: «Globalizzazione è un termine che non mi piace, mentre aderisco in pieno alla definizione "internalizzazione della crescita" - ha spiegato Cipolletta - e per quanto riguarda l’Europa credo che ci siano ancora un sacco di confini che ci impediscono di crescere: il problema non è Maastricht, la cui alternativa potrebbe essere solo un governo centrale europeo che detti le linee, ma l’assenza di un mercato veramente libero»; opposta la visione di Bertinotti: «E’ un caso che le merci circolino più liberamente delle persone o invece è la prova del primato delle prime sulle seconde? E la democrazia si è espansa laddove c’è più mercato o si è espansa nonostante il mercato?» si chiede Bertinotti pensando ai movimenti sociali che si sono formati in questi anni; poi continua: «In Cina la crescita è dell’8-9% annuo e c’è uno stato autoritario forte, un popolo di lavoratori sottopagati e i sindacati praticamente non esistono: è irrilevante che si vada a produrre là? O la delocalizzazione è una tendenza, come farebbe pensare la direttiva europea Bolkestein? Tutto questo produce una crisi di civiltà».

Un ampio spazio è stato naturalmente dedicato all’Italia, su cui, specificatamente sui dati dell’evasione fiscale, Bertinotti si è espresso anche prima dell’inizio della presentazione: «I dati contenuti nel libro parlano di 220 miliardi di euro di reddito nel solo 2004 non sottoposti a prelievi fiscali, basta questo indicatore a spiegare la patologia italiana. Poi Berlusconi taglia le tasse agli stessi ceti che si arricchiscono: è una scelta di classe». Sui temi generali ha aperto le danze Cipolletta: «In Italia l’economia non è stata aggiustata, mentre a livello internazionale si va verso le specializzazioni e noi purtroppo siamo forti nei settori maturi, come quello della moda. Ma non dobbiamo andare contro corrente: dovremmo sviluppare quei settori in cui siamo competitivi. Quello italiano è un capitalismo familiare, ma gli imprenditori dovrebbero abbandonarlo per accettare anche i capitali di rischio. Magari aiutati da politiche fiscali e da un sistema finanziario forte»; «Se facciamo un bilancio delle privatizzazioni vediamo che Alitalia e Fiat, e sono solo due esempi, non si salvano senza intervento pubblico - ha ribattutto Fausto Bertinotti - che in Italia non c’è più una grande impresa, né un luogo per la ricerca, che la quota dei salari ha perso il 14,4% in pochi anni: come si fa a dire che il liberismo non ha fallito?». Chiuso il dibattito, non resta che leggere «Dopo il liberismo - proposte per una politica economica di sinistra». Di sinistra.

http://www.liberazione.it/giornale/041223/LB12D6D9.asp