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Carla Verbano: una mamma degli anni di piombo. Intervista di GRANMA
par Aldo Galvagno
Publie le domenica 4 dicembre 2011 par Aldo Galvagno - Open-PublishingCarla Rina Verbano, 87 anni da Bologna. Moglie e
madre come tante che tutto avrebbe voluto nella
vita, fuorchè il destino che ha vissuto da quel
maledetto 22 febbraio di trentuno anni fa, in
quella gelida giornata del 1980.
Carla, non si sarebbe mai immaginata di vedersi
cambiare la sua vita, tre giorni prima del
ventunesimo compleanno di suo figlio Valerio,
del quale non aveva esatto sentore di come fosse
coinvolto in politica.
Era quasi l’ultimo periodo di quegli anni di
piombo, iniziati dopo l’autunno caldo e la
conseguenziale strategia della tensione messa in
atto da poteri occulti (ma non troppo) fatti di
logge massoniche, servizi deviati, alte sfere
degli apparati militari che avrebbero ben visto
instaurarsi in Italia, un regime tipo quello
greco (e successivamente cileno) che avrebbe
spazzato via ogni fastidio di sciopero, di
rivendicazione, di tutele sociali a favore di un
clima poliziesco e delatorio che avrebbe portato
un nuove ordine, un nuovo stato.
Le lotte di classe iniziate in fabbrica e poi
all’interno delle Università, delle scuole
medie, di ogni posto di lavoro, avevano maturato
coscienza politica in tanti italiani. E se
l’allora Partito Comunista Italiano, aveva
raggiunto oltre il 30% dell’elettorato votante,
era proprio grazie ad una coscienza che aveva
scoperchiato in parte, i mali della nazione. Ma,
a fianco della sinistra storica ed
istituzionale, c’erano parecchi movimenti
definiti extraparlamentari perchè non presenti
all’interno dello schieramento istituzionale.
Gruppi e gruppetti che componevano una miriade
di schegge all’interno di una galassia in
perenne movimento e che era la sinistra. Una
sinistra che definiva revisionisti quelli del
PCI e che fischiava il sindacalista Lama durante
un comizio a Roma. Una sinistra che si
sgretolava anche al’esterno, formando nuclei
militanti che sarebbero sfociati in fochi
rivoluzionari clandestini che avrebbero
intrapreso un altro cammino, meno condivisibile
ed irto di violenza, reputata male necessario
per eliminare uno stato borghese ingiusto e
schiavo dei padroni.
Valerio Verbano era un militante. Un attivista.
Un compagno. Frequentava Autonomia Operaia
quando non andava al Liceo Archimede, dove
studiava. Nel 1980 sono ormai oltre cinque anni
che aveva preso coscienza iniziandosi alla
politica proprio nel pieno delle lotte che
infuocarono l’Italia lasciando morti ragazzi che
credevano in un ideale.
Quel ragazzone così simpatico e senza paura,
amava lo sport che praticava sin da piccolo,
soprattutto le arti marziali che -nel tempo- lo
avevano dotato di un certo fisico che non poteva
aver paura di nulla. Politica nel Comitato di
lotta di Valmelaina (un quartiere ultra popolare
di Roma), la passione per lo sport praticato e
poi il calcio, con quella sua Roma che ancora
avrebbe dovuto vedere Falcao ed il secondo
scudetto.
Carla Rina Verbano quel giorno di febbraio era
in casa, insieme al marito. Quasi ora di pranzo,
in attesa di Valerio, quando sente suonare il
campanello della porta. Apre e tutto si
trasforma in un incubo senza fine che ancora la
scuote ancor oggi. Tre individui con i volti
coperti da passamontagna, entrano di forza
nell’appartamento ed immobilizzano ambedue i
genitori di Valerio. Dicono di stare tranquilli
che sono suoi amici e che vogliono solo parlare
con lui. A stonare, però, la violenza, i
passamontagna e le pistole con silenziatore che
impugnavano. Verso le 13 e 45 Valerio rientra,
inconsapevole di cosa troverà a casa. Quando
entra e si rende conto, Valerio reagisce. Lui
può farlo: è forte, coraggioso e conosce molto
bene il karate. Riesce a disarmare uno dei tre,
e lotta con gli altri. Poi, tenta la fuga ma la
stessa è fermata da uno sparo che lo fa
accasciare sul divano, colpito alla schiena
proprio come quando sparano i vigliacchi. Gli
aggressori fuggono. I genitori riescono a
liberarsi e chiamano il 113. Valerio, morirà
nell’autoambulanza che lo sta trasportando in
ospedale.
Chi era Valerio? Perchè una aggressione
addirittura dentro casa sua in una ora in cui
erano presenti anche i genitori? Questo è quanto
recita la pagina a lui dedicata su Wikipedia:
Valerio Verbano, seguendo una consuetudine
diffusa nella sinistra extraparlamentare, aveva
condotto indagini personali e redatto un
fascicolo, poi detto dossier NAR, nel quale
aveva raccolto molte informazioni e
documentazione fotografica sull’estremismo di
destra romano (NAR, Terza Posizione ed ambienti
affini), con molti nomi, foto, luoghi di
riunione, amicizie politiche e presunti legami
con gli apparati statali. Il 20 aprile del 1979
Valerio Verbano viene arrestato con l’accusa di
fabbricazione di materiale incendiario: la
perquisizione della sua casa porta al sequestro,
oltre che di un’arma da fuoco, anche del
materiale d’inchiesta, come poi viene indicato
anche nel verbale. Sempre nell’aprile del 1979,
i documenti che erano stati sequestrati dalla
polizia scompaiono dagli archivi; la scomparsa
viene poi denunciata anche dagli avvocati della
famiglia di Valerio il 26 febbraio 1980, che ne
conoscevano il contenuto e l’elenco del
materiale. Valerio viene condannato il 22
dicembre 1979. Il 22 febbraio 1980 Valerio
Verbano muore assassinato per mano degli stessi
terroristi di cui aveva seguito con attenzione
le gesta e le collusioni con la criminalità
organizzata romana, tra cui anche la Banda della
Magliana. La sparizione dei fascicoli redatti da
Valerio viene definitivamente accertata quando,
nell’ottobre del 1980, i genitori chiedono il
dissequestro dei materiali, tra i quali manca
appunto quello che viene definito dossier NAR.
Dell’esistenza di questo "dossier" era a
conoscenza anche un giudice che indagava
sull’eversione nera, Mario Amato. La
documentazione raccolta da Valerio, che era
sparita prima della sua morte dall’ufficio corpi
di reato, sarebbe ricomparsa tra le mani del
Giudice Mario Amato che muore per mano dei NAR
il 23 giugno 1980.
Alcuni pentiti dell’estrema destra rilasciano
dichiarazioni in merito all’omicidio Verbano.
Nel 1981 Laura Lauricella, compagna di Egidio
Giuliani, personaggio di spicco della destra
romana con numerosi agganci anche negli ambienti
di sinistra, nell’ambito dell’inchiesta sulla
strage di Bologna, racconta di un silenziatore
che Giuliani avrebbe dato all’assassino di
Verbano. Lo scambio sarebbe avvenuto al poligono
di Tor di Quinto a Roma, Giuliani avrebbe
costruito quel silenziatore e lo avrebbe dato a
Roberto Nistri, membro di Terza Posizione.
All’epoca dell’omicidio, però, Nistri era
detenuto da più di due mesi, essendo stato
arrestato il 14 dicembre 1979, mentre trasferiva
un arsenale. Nel 1982 Walter Sordi, ex Terza
Posizione ed ex NAR, subito pentitosi dopo
l’arresto, fa nuove rivelazioni sul delitto
Verbano riportando le confidenze di un altro
esponente dei NAR, Pasquale Belsito: "fu Belsito
a dirmi che a suo avviso gli autori
dell’omicidio Verbano erano da identificarsi nei
fratelli Claudio e Stefano Bracci e in Massimo
Carminati".
Angelo Izzo, autore nel 1975 del Massacro del
Circeo e nel 2005 del duplice omicidio di Maria
Carmela Linciano (49 anni) e Valentina Maiorano
(14 anni), noto pentito che rilascia
dichiarazioni su quasi tutti i fatti criminosi
dell’estremismo di destra tra la metà degli anni
settanta e i primi anni ottanta, riporta le
confidenze di Luigi Ciavardini: "Luigi
Ciavardini mi disse che l’omicidio era da far
risalire a militanti di Terza Posizione, mi
disse che il mandante era sicuramente Nanni De
Angelis. Per quanto riguarda gli esecutori mi
disse che sicuramente si trattava di componenti
del gruppo capeggiati da Fabrizio Zani; solo un
pasticcione come Zani poteva perdere la pistola
durante la colluttazione con Verbano". Tutte le
precedenti dichiarazioni non trovano riscontri
oggettivi e gli indiziati vengono tutti assolti,
l’omicidio risulta quindi impunito.
Nel febbraio del 2011 la Procura della
Repubblica di Roma ha dichiarato la riapertura
delle le indagini. Morale? Una verità seppellita
da connivenze, come molte altre delle quali si
attende solo il trascorrere del tempo per essere
dimenticata da tutti.
Ma la mamma di Valerio non può dimenticare e non
dimentica. Da quel febbraio 1980, vive solo per
sapere chi e perchè uccisero suo figlio.
Siporcuba, ha intervistato la signora Carla Rina
Verbano che, con dolcezza e determinazione, ha
risposto così alle nostre domande.
SXC: LEI E’ LA MAMMA DI VALERIO VERBANO,
ASSASSINATO DAI FASCISTI DURANTE GLI ANNI DI
PIOMBO. SECONDO LEI, E’ STATO FATTO TUTTO PER
SCOPRIRE I COLPEVOLI?
CARLA: Sono state svolte indagini molto
superficiali che non hanno portato a nessun
risultato,segno evidente che non è stato fatto
tutto il possibile.
SXC: COSA SI SAREBBE POTUTO FARE? E COME SPIEGA
GLI ERRORI COMMESSI DURANTE L’INDAGINE?
CARLA: Prima di tutto si poteva fare la prova
del DNA sui passamontagna che Valerio aveva
tolto a due degli assassini ma quando 3 anni fa
chiesi di farlo, mi fu risposto che erano stati
bruciati su ordine del Giudice D’Angelo perchè
occupavano spazio,ridicola scusa secondo me.
SXC: VALERIO: UN MILITANTE SENZA PAURA CHE
LOTTAVA IN UN PERIODO DIFFICILE. A QUEI TEMPI,
SI ERA RESA CONTO DEI PERICOLI CHE CORREVA SUO
FIGLIO?
CARLA: Mio marito ed io non conoscevamo
l’attività politica di nostro figlio,abbiamo
scoperto in parte dopo il suo arresto e poi
tutto dopo la sua morte.
SXC: QUALCUNO HA MESSO IN GIRO LA VOCE CHE
VALERIO AVEVA AVUTO DEI CONTRASTI ANCHE CON DEI
COMPAGNI. REALMENTE A QUEL TEMPO, NON ERA RARO
CHE SI LITIGASSE ALL’INTERNO DEI VARI GRUPPI
DELLA SINISTRA EXTRAPARLAMENTARE. COSA NE PENSA
DI QUESTA STORIA?
CARLA: Non so assolutamente niente dei contrasti
con i compagni. Ripeto che non ero al corrente
dei rapporti di Valerio prima di prenderne
coscienza.
SXC: PRIMA DELL’ASSASSINIO DI VALERIO, QUALI
ERANO LE SUE CONVINZIONI POLITICHE? E DOPO, COSA
CAMBIO’ IN LEI E SUO MARITO?
CARLA: Mio marito era iscritto al partito
comunista fin da giovane, io non mi interessavo
minimamente di politica. Ovvio che dopo quanto è
accaduto, ho iniziato minimamente ad occuparmene
in memoria di Valerio.
SXC: IMMEDIATAMENTE DOPO L’OMICIDIO, QUALI FORZE
POLITICHE HA AVUTO AL SUO FIANCO NELLA BATTAGLIA
PER OTTENERE GIUSTIZIA? CI SONO STATI MOMENTI DI
SOLIDARIETA’? E DA CHI?
CARLA: Dopo la morte di Valerio solo il sindaco
Petroselli ci invitò dopo pochi giorni dalla
morte a Piazza Sempione per parlare della
violenza assurda che c’era in quel periodo
parlò mio marito,poi in occasione della
ricorrenza delle fosse Ardeatine ci invitò e ci
venne a prendere per partecipare e presentarci
al presidente Pertini. Che delusione! quando il
sindaco si avvicinò a lui e gli disse : vorrei
presentarle i genitori Verbano, Pertini li diede
una manata sul braccio si voltò dall’altra parte
e se ne andò. Mio marito ammirava Pertini e gli
vidi scendere una lacrima per l’affronto subito.
Da quel momento ho odiato Pertini, guai a veder
soffrire mio marito che adoravo.
SXC: DOPO LA SCOMPARSA DI VALERIO DA CHI SI E’
SENTITA TRADITA?
CARLA: Nessuna istituzione è stata vicino a noi;
nessuno ci mandò uno psicologo o qualcuno per
vedere come stavamo: silenzio assoluto dal 1980
fino al 2005.
SXC: IN TUTTI QUESTI LUNGHI ANNI DI BATTAGLIE HA
CONOSCIUTO MOLTA GENTE. CI SONO PERSONE CHE,
PIU’ DELLE ALTRE, HANNO CONTRIBUITO A DARLE
FORZA PER CONTINUARE A LOTTARE PER LA GIUSTIZIA?
E VEDENDO IL TEMPO SCIVOLARE VIA E L’APPIATTIRSI
DEGLI IDEALI PER I QUALI HA VISSUTO E MORTO
VALERIO, QUALE SENSAZIONE VIVE NEL PRESENTE DOVE
SONO SCOMPARSI GLI IDEALI E LE SPERANZE?
CARLA: Una sera (mio marito morì nel 1988) mi
telefonò un giornalista dell’Ansa per sapere
cosa ne pensavo dei genitori dei fratelli
Mattei che volevano sapere chi aveva ucciso i
loro figli e risposi che erano nel pieno diritto
e che avrei voluto sapere anch’io chi aveva
ucciso Valerio. Da quel giorno cominciarono a
telefonarmi tantissime TV; la prima fu Porta a
Porta di Vespa che m’invitò per raccontare la
storia. Non sono mai andata in nessuno studio
televisivo. Loro mi mandavano a casa i
giornalisti per le interviste, e ancora al
giorno d’oggi, ne rilascio. L’ultima è stata a
Chi l’ha visto pochi giorni fa. A volte vado
nelle scuole e nei centri sociali dove posso,
per non far dimenticare mio figlio e la sua
uccisione avvenuta in modo vigliacco.
Valerio come i giovani di sinistra di quel
periodo avevano degli ideali, volevano la
libertà volevano cambiare il mondo, ma purtroppo
sono stati messi a tacere, e ora in che mondo ci
troviamo? pessimo! Ho conosciuto vari personaggi
politici e di moltissimi ho un bel ricordo come
dell’Assessore della Provincia Smeriglio, del
Presidente Zingaretti , di Walter Veltroni e poi
di alcuni giornalisti della TV specie di Tele
Roma 56 Francesco Albanese e di Claudia
giornalista di Chi l’ha visto. Vicino a me ho
avuto solo le compagne e i compagni di Valerio
che ancora oggi vengono a trovarmi tra cui la
sua ragazza di quel tempo (lei aveva 14 anni) e
che oggi è la mia più cara amica. Al giorno
d’oggi giovani con ideali come avevano i giovani
in quel periodo, non ci sono più, e tutto quello
che aveva fatto Valerio e altri come lui è
andato perso.
SXC: CREDE CHE SI SAPRA’ MAI LA VERITA’ SUGLI
ASSASSINI E SUL PERCHE’ UCCISERO VALERIO?
CARLA: Al momento c’è il magistrato Armeni e il
tenente colonnello dei Ros il capitano Catalano
che stanno indagando. Ed hanno trovato su un
paio di occhiali dimenticati dagli assassini,il
DNA e ora devono fare la comparazione con i DNA
che hanno. Spero in un buon risultato e che
possa finalmente conoscere il nome degli
assassini di mio figlio. Sono già molto anziana
ma non mi do per vinta e continuo la lotta per
la verità. Nnel 2010 ho scritto un libro che, a
detta di centinaia e centinaia di persone sia
molto bello. "SIA FOLGORANTE LA FINE"
edito da RIZZOLI e speriamo che sia veramente
folgorante.
SXC: CHI CONTINUERA’ LA LOTTA PER
LA GIUSTIZIA?
CARLA: Quando non ci sarò più saranno i compagni
a proseguire la mia battaglia.
Per non dimenticare Valerio Verbano e tutti i
compagni ammazzati sulla strada dell’ideale.
http://www.granma.cu/italiano/piu-informazione/3dic-carla.html