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Carriere della sera - di Marco Travaglio
Publie le mercoledì 24 agosto 2005 par Open-Publishing1 commento
Carriere della sera
di Marco Travaglio
da L’Unità
Nel film «Mamma mia che impressione!» il giovane Alberto Sordi, «compagnuccio della parrocchietta», si sveglia svogliatamente a metà mattina, si leva la cuffia da notte, si stiracchia a lungo e poi, in pigiama, s’affaccia alla finestra per molestare con la sua vocetta stridula un anziano netturbino che ramazza la strada. «Scopi’, pulisci un po’ qua! Scopi’, spazza là!». La scena torna in mente leggendo sul «Corsera» il commento del vicedirettore Pierluigi Battista a proposito dell’intervento di Paolo Flores d’Arcais sul fiasco dell’appello per un candidato della società civile alle primarie. Battista definisce «lucido» l’articolo di Flores, ma solo perchè non l’ha capito. Flores teme che il berlusconismo non finisca con Berlusconi. Battista ne deduce l’esatto contrario: e cioè che Flores & C. temano la fine di Berlusconi perché, dopo, non sapranno «come riempire il desolante vuoto se il mostro che ha assorbito la totalità dei pensieri e dei sentimenti abbandona il campo e riporta la comunità sin qui in trincea alla grigia routine, alla mediocre ordinaria amministrazione che spegne ogni afflato e mortifica ogni passione». Insomma, il fronte antiberlusconiano sarebbe popolato di imbecilli in preda alla sindrome di Stoccolma terrorizzati dalla prospettiva di perdere «il Despota telecratico, il Grande Corruttore dell’anima pubblica, il tiranno liberticida che ha eroicizzato in questi anni chi gli si è opposto con ardore e senza compromessi».
E chi sarebbero questi orfani e vedovi del Cavaliere che, dopo aver fatto carriera a colpi di antiberlusconismo, non si danno pace per la dipartita prossima ventura del loro benefattore? Pigi Cerchiobattista ne stila un piccolo e provvisorio elenco: Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Gianni Vattimo, Lidia Ravera, Paul Ginsborg, Nanni Moretti e altri. Tutti scrittorucoli e registucoli da quattro soldi, che non erano nessuno prima di Berlusconi, non sarebbero nessuno senza di lui e non saranno nessuno dopo di lui. Ci godevano a fare i perseguitati, a gridare al «regime», pur di piazzare qualche copia delle loro ciofeche. E, ora che «l’uomo nero lascia la scena», dovranno «riabituarsi alla dura penombra degli studi e degli archivi». Oltre a decine di giornalisti e artisti licenziati o messi al bando per ordine di Berlusconi e dei suoi sgherri,Cerchiobattista dimentica gli antiberlusconiani del Corriere. Quell’oscuro cronista di provincia chiamato Indro Montanelli, che gridò per primo al «regime» nel ’94 e continuò, fra gli insulti e le minacce dei berlusconiani, fino alla morte nel 2001. Quel tale Enzo Biagi che parlò di «regime» apposta per farsi cacciare dalla Rai e guadagnarsi un po’ di fama in età da pensione (mentre il suo posto in tv veniva preso da un gigante del giornalismo, fino ad allora incompreso: Pigi Battista). Quel Ferruccio De Bortoli che si dimise dal Corriere per improbabili pressioni di Previti e fantomatiche denunce degli avvocati del premier, giusto per atteggiarsi a martire e far parlare un poco di sé. Quel Paolo Mieli che stava diventando presidente della Rai ma fu respinto sull’uscio perché i leghisti gli davano dell’ebreo. E quel Giovanni Sartori, quel Guido Rossi, quel Claudio Magris, gente senz’arte né parte che s’è fatta un nome attaccando Berlusconi sul Corriere senza neppure ringraziarlo (un po’ come quel giornaletto dell’Economist). Anche loro si rassegnino: ora che Silvio «abbandona il campo» ed «esce di scena», dovranno «abituarsi alla dura penombra degli studi e degli archivi».
Sarebbe interessante sapere in base a quali fonti Cerchiobattista sia così certo che nel 2006 Berlusconi «abbandona il campo» ed «esce di scena». Lo si diceva già nel ’96, e sappiamo come finì. Anche se, come al momento è probabile, dovesse perdere le elezioni, il Cavaliere rimarrebbe comunque in Parlamento come capo dell’opposizione a far la guardia al bidone dei suoi affari e dei suoi processi, visto che non si fida nemmeno dei suoi alleati. L’esperienza della scorsa legislatura insegna quale potere di condizionamento esercita, anche dall’opposizione, l’uomo più ricco d’Italia, con 20 miliardi di euro in tasca, tre tv private e mezza Rai, giornali, banche, assicurazioni, una quota di Telecom e una serie di scalate in corso. È quel che teme Flores, e noi con lui: non la fine prematura del berlusconismo, ma il perpetuarsi del berlusconismo anche dopo Berlusconi.
Ora, per carità, è difficile pretendere che gridi al regime un signore che ha passato questi quattro anni di regime a dar lezioni di bon ton a chi denunciava il regime, riuscendo a non scrivere mai un riga sul conflitto d’interessi e le leggi vergogna, ed è stato subito premiato dal regime con un programma in prima serata sul primo canale della Rai, mentre alla Rai infuriavano le epurazioni e i rastrellamenti di regime. Quel che forse gli si può chiedere, ora che il regime sembra tramontare, è di restarsene a dormire sonni tranquilli nel suo lettuccio morbido, con la retina per i capelli superstiti, i tappi di cera nelle orecchie e la foderina per non spettinarsi i baffi. Lasci in pace gli scopini, che in questi anni han fatto le pulizie anche per lui. E continui il suo letargo. Lo sveglierà con un bacio Stefano Ricucci non appena avrà completato la scalata all’Rcs in groppa al Biscione. E gli annuncerà il nuovo organigramma: Flavio Briatore al Corriere della Sera, Pigi Cerchiobattista al Carrierino der Quartierino.
http://www.articolo21.info/rassegna.php?id=2382





Messaggi
1. > Carriere della sera - di Marco Travaglio, 2 settembre 2005, 15:35
ragazzi siete grandi tifo x voi AUGURI